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TORONTO 2019 Special Presentations

Recensione: Ordinary Love

di 

- Lo sguardo gentile della coppia di registi Lisa Barros D'Sa e Glenn Leyburn su un amore che va oltre la malattia risulta alla fine un po' esile

Recensione: Ordinary Love
Liam Neeson e Lesley Manville in Ordinary Love

Un tema ricorrente in molte delle opere proiettate nell’ultima edizione del Toronto International Film Festival, il cancro, è al centro di Ordinary Love [+leggi anche:
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scheda film
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, film dei due registi Lisa Barros D'Sa e Glenn Leyburn la cui prima si è tenuta nell’ambito della sezione Special Presentations della 44ma edizione della rassegna canadese. Attraverso il prisma della malattia, il film svela delicatamente in che modo una storia d’amore piuttosto ordinaria possa nascondere radici molto più profonde e robuste di quanto possa apparire.

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L’inglese Lesley Manville interpreta Joan, una donna estremamente piacevole, paziente e sincera che non potrebbe essere più distante dal personaggio fiero e malvagio che ha recentemente impersonificato ne Il filo nascosto, di Paul Thomas Anderson. La sua relazione con l’imponente marito Tom (Liam Neeson) scorre serena come da copione: la loro convivenza è ben rodata, si divertono ancora, e la loro vita avanza tranquilla senza particolari scossoni.

Ma la natura idilliaca del loro rapporto sembra suggerire che qualcosa di tremendo stia per infrangere questa pace. E così è. A pochi minuti dall’inizio, Joan si accorge di avere un nodulo al seno. La tranquillità con cui i due affrontano la diagnosi incombente lascia intuire tutti gli ostacoli che la coppia ha dovuto affrontare negli anni: il film non manca di fare riferimento alla morte improvvisa della loro figlia minore, qualche anno prima, e, seguendo Joan e Tom attraverso il lungo cammino della terapia, Ordinary Love fa il ritratto di una resilienza silenziosa che suscita tenerezza e riesce ad essere di ispirazione. Quando Joan inizia la chemioterapia, la telecamera non si sottrae dal mostrare la perdita dei capelli o gli altri devastanti effetti dei trattamenti, come ad esempio il modo in cui il dolore la trasformi in un essere impaziente e irascibile.

Nel frattempo, Tom rimane al fianco della moglie senza dubitare un secondo del suo amore per lei. L’esperienza non riesce a mettere i bastoni tra le ruote al loro rapporto, come già visto in numerosi altri film, e anziché disinteresse e rancore, Tom non fa che riversare su Joan tutte le sue cure e attenzioni.

La fotografia elegante, fatta di colori caldi e ricche trame, sottolinea la natura delicata e gentile di questo rapporto insieme alla colonna sonora, e ogni piccolo litigio si staglia dolorosamente sull’insieme generalmente armonioso. Senza però arrivare mai a minacciare di spezzarlo, e per quanto Ordinary Love illustri a meraviglia i pregi dell’affrontare la vita giorno per giorno, la sua mancanza di tensione drammatica finisce col conferirgli un certo sentimentalismo. Le sue buone intenzioni vengono irrimediabilmente guastate nel momento in cui ricorre fin troppo facilmente al cliché narrativo secondo il quale un esito fatale non colpisce i due protagonisti, ci mancherebbe, bensì altri personaggi che vivono solo ai margini della loro esistenza. Il fatto che si tratti di una coppia gay ha tutta l’aria di essere uno stratagemma che porti lo spettatore a simpatizzare per Joan e Tom, così moderni e progressisti, ma a ben guardare non è che l’ennesimo caso in cui la tragica morte di un omosessuale viene sfruttata a beneficio di una storia etero.

Ordinary Love è una produzione del Regno Unito realizzata da Brian J. Falconer per Out of Orbit, David Holmes per Canderblinks Films e Piers Tempest per Tempo Productions, con il sostegno di Northern Ireland Screen. Bankside Films si occupa delle vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese da Michela Roasio)

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