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VENEZIA 2019 Fuori concorso

Recensione: Citizen Rosi

di 

- VENEZIA 2019: Didi Gnocchi e Carolina Rosi si sono uniti per creare un documentario personale, appassionato, a volte denso, ma sfaccettato su un eccezionale regista italiano

Recensione: Citizen Rosi
Francesco e Carolina Rosi in Citizen Rosi

I fantastici anni del cinema italiano del dopoguerra furono esplosivi, e catapultarono nel mondo talenti quali Rossellini, De Sica, Visconti e Fellini. Poco più tardi, attorno al 1960, emerse una vivace ondata di giovani registi, molti di loro attivamente coinvolti nel discorso politico di un Paese che si stava profondamente trasformando. Tra questi i più eminenti furono Paolo e Vittorio Taviani, Ermanno Olmi e Francesco Rosi, a cui è dedicato questo documentario intimo e sfaccettato. Diretto dalla famosa giornalista storica Didi Gnocchi assieme a Carolina Rosi, figlia del regista, Citizen Rosi [+leggi anche:
trailer
intervista: Carolina Rosi e Didi Gnocchi
scheda film
]
ha aperto il fuori concorso all’edizione di quest’anno della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

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Non si tratta del classico documentario celebrativo di un artista che viene ricoperto di teneri elogi da vari opinionisti. Prima di tutto, sarebbe goffamente inadatto alla robusta colonna d’integrità che il soggetto principale dà l’impressione di essere (“Andiamo avanti! era il suo motto, “la sua idea di come gestire la vita privata e il lavoro”, dice la voce fuori campo di Carolina). In secondo luogo, come decidono insieme padre e figlia, questo è un documentario dal punto di vista del contributo cinematografico di Rosi, volto a raccontare le vicende della recente storia italiana: cinque decadi in tutto. In ultimo, il film riguarda parzialmente anche la propria genesi, mostrando Carolina e Francesco a guardare insieme le sue opere mentre selezionano scene, decidono quali persone dovrebbero commentare quale film, discutono, sorridono e, a volte, si trovano d’accordo. Una videocamera è posizionata dal divano a catturare questo adorabile rappresentazione di un tempo di vera qualità tra papà e figlia – dolce e sincero.

Poi Francesco scompare nel 2015, e Carolina assume il ruolo di Cicerone solitario, onorando la missione con passione e dignità. A titoli come Salvatore Giuliano, Lucky Luciano, Cadaveri eccellenti, Le mani sulla città, Il caso Mattei e Cristo si è fermato a Eboli viene data moderata, se non adeguata, attenzione in qualità di grandi classici che molti sono senza dubbio. Dall’altro lato, sono soggetti a un esame minuzioso da diverse prospettive civili e politiche. Di conseguenza le persone intervistate sono, anziché celebrità del cinema, svariati rappresentanti della legge, del giornalismo e del mondo accademico, che posizionano i film in un contesto storico d’attualità. Con una durata di poco più di due ore, queste disquisizioni hanno una portata densa e, a volte, soverchiante. Citizen Rosi (il film e il regista) si aspetta osservatori acuti, e quelli disposti alla sfida vi troveranno una fonte ricca d’informazioni.

Mentre si visita o rivisita l’eccezionale cinema della generazione di Rosi, ci si ricorda sistematicamente della significativa sensazione d’ambiguità che i film stimolavano e provocavano nello spettatore, una qualità quasi introvabile nell’attuale offerta, a tinte più nette. Questi film venivano proiettati nei cinema normali, a livello domestico e internazionale, e riuscivano ad attrarre un pubblico consistente al di fuori della comunità d’autore. Dev’essere stato un periodo veramente incredibile, sia per realizzare film che per andarli a vedere.

Citizen Rosi è stato prodotto da 3D Produzioni e Andiamo Avanti Productions. Le vendite internazionali sono affidate a Istituto Luce Cinecittà.

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(Tradotto dall'inglese da Gilda Dina)

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