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NIFFF 2019

Recensione: Les Fauves

di 

- Il secondo lungometraggio del francese Vincent Mariette mette in scena un universo misterioso e allucinato dove l’incertezza e l’ambiguità dominano sovrane

Recensione: Les Fauves
Lily-Rose Depp e Laurent Lafitte in Les Fauves

Nominato al Lumière 2015 per la miglior opera prima con Tristesse Club [+leggi anche:
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, il regista francese Vincent Mariette si addentra per il suo secondo lungometraggio Les Fauves [+leggi anche:
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nella mente di una ragazza che decisa ad infrangere le regole. Selezionato al Neuchâtel International Fantastic Film Festival (NIFFF) nella sezione Films of The Third Kind, Les Fauves si presenta come un “coming of age” in salsa horror dalle atmosfere ambigue e allucinate.

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Popolato da personaggi decisamente fuori dai cliché di genere, il secondo lavoro di Mariette abbatte le frontiere di quello che chiamiamo comunemente “cinema fantastico”. Dove finisce la realtà e comincia la finzione, il mistero, l’ignoto? Cosa differenzia ma forse più sorprendentemente accomuna realtà e finzione? Les Fauves si addentra in questa zona grigia nella quale la ragione lascia il posto ai desideri, alla sensualità del momento presente.

È estate in un campeggio della Dordogna. Alcuni giovani scompaiono misteriosamente e i pettegolezzi non tardano a farsi sentire. Secondo numerosi testimoni, una pantera avrebbe sorpreso e attaccato le ignare coppiette, come un’ombra nera costantemente in agguato. Un sentimento di pericolo aleggia sul campeggio dove Laura (Lily-Rose Depp), 17 anni, sta passando le vacanze con la sua famiglia. A differenza di tutti gli altri, Laura non è spaventata dal misterioso felino, al contrario ne è inaspettatamente attratta. L’incontro con Paul (Laurent Lafitte), uno scrittore di romanzi thriller al contempo affascinante e inquietante la destabilizza spingendola verso territori ancora sconosciuti. Una relazione ambigua si crea tra Paul e Laura, due personaggi in apparenza diversi ma accomunati dalla stessa passione per il mistero. La monotona routine del campeggio viene nuovamente rotta quando uno dei pretendenti di Laura scompare senza lasciare traccia. Incaricata di risolvere l’enigma è una poliziotta dal fascino lynchiano (Camille Cottin) che non ha certo intenzione di lasciarsi manipolare.

Les Fauves non può e non deve essere visto come un classico film di genere. Poco importa la verosimiglianza dei fatti narrati, l’intento di Vincent Mariette è quello di mettere in scena l’ambiguità delle prime volte, la voglia di trasgredire le regole seguendo i propri desideri. I personaggi di Les Fauves ricordano quelli dei romanzi di Laura Kasischke (in particolare Boy Heaven) nei quali l’apparente candore della loro giovane età nasconde in realtà un universo più complesso, ambiguo e profondo. Laura incarna attraverso il suo viso impassibile (una “morta vivente” come descritta da Paul) questo mistero, la zona d’ombra che separa l’apparenza dall’essere. La protagonista di Les Fauves si interroga su quello che vuole realmente, poco importa il giudizio degli altri o il peso di una società che la vorrebbe innocente e spensierata. La dizione degli attori, a tratti fredda e monotona, si sposa alla perfezione con le atmosfere volutamente innaturali che accompagnano la narrazione.

Les Fauves è un film promettente, diverso, che ricorda l’eleganza volutamente asettica di L’Heure de la sortie [+leggi anche:
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intervista: Sébastien Marnier
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di Sébastien Marnier. Un UFO venuto da una galassia lontana che speriamo continui a brillare.

Les Fauves è prodotto da Kazak Productions e venduto all’internazionale da Elle Driver.

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