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LUSSEMBURGO 2019

Recensione: California Dreaming

di 

- Questo nuovo documentario conferma la fascinazione di Fabrizio Maltese per le distese desertiche

Recensione: California Dreaming

Il 9° Luxembourg City Film Festival ha riservato un posto d’onore alle produzioni locali. La sezione "Made in/with Luxembourg" è stata particolarmente impreziosita dal terzo documentario di Fabrizio Maltese, California Dreaming [+leggi anche:
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Prima c'è stato Twenty-Five Palms (2015), sul Palm Springs International Film Festival. Poi 50 Days in the Desert [+leggi anche:
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(2016), sulle orme del cineasta belga Joachim Lafosse durante le riprese di Les Chevaliers blancs [+leggi anche:
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in Marocco. E ora California Dreaming, che conferma la fascinazione di Fabrizio Maltese per il deserto. Tutto risale al 2016: è il padre del cineasta che, dopo aver visto un documentario della Rai, gli parla per primo di California City. Quello che Maltese scopre poi sul posto lo ammalia e comincia immediatamente a filmare.

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Piantata nel cuore del deserto del Mojave, California City è la terza città più grande della California (53.000 ettari). È difficile rendersi conto di quanto sia vasto il posto. Soprattutto perché l'agglomerato non esiste davvero. In ogni caso, non come lo immaginava l'idealista Nat Mendelsohn, imprenditore immobiliare e sociologo, quando acquistò terreni nel 1958 e tracciò grandi strade attraverso le distese sabbiose. Ma l'uomo d'affari non è riuscito ad attrarre investitori.

Fabrizio Maltese cerca di abbracciare questi luoghi infiniti e crepuscolari segnati da lotti mai abitati. Riprese aeree percorrono lo spazio fino a immaginare cosa sarebbe potuto diventare se tutto fosse andato come previsto. Integrate poeticamente con il racconto, brevi ricostruzioni animate ricompongono la città tentacolare secondo i piani originali – parchi, strade e case progettate da Mendelsohn; abbastanza da far arrossire Hollywood.

Oggi popolata da 14.000 anime, California City è un’anti-Palm Springs colpita dalle crisi successive e dimenticata dal mondo. La precarietà dei suoi abitanti incarna l’altra faccia del famoso "Sogno americano". Jean-Paul Leblanc, un immigrato del Quebec che arrivò cinquanta anni fa, dice: "Non c'è nessun sogno americano se non conosci le persone". Questo testimone ripreso per diversi mesi è la grande scoperta di Maltese. Con la sindaca della città, la proprietaria omosessuale di un ristorante thailandese in cerca di giorni migliori, e pochi altri, condividono le loro difficoltà.

Per rimuovere le barriere, tutto è filmato con un iPhone 8. Fabrizio Maltese utilizza alcuni effetti di stile (split screen, accelerazioni) e lascia apparire volentieri la sua silhouette nel riflesso degli occhiali da sole dei suoi personaggi. Le attrezzature di ripresa entrano di soppiatto nell’inquadratura durante le scene (molto commoventi) in cui gli abitanti di California City vengono intervistati sotto una tenda che funge da studio fotografico, con il vero paesaggio desertico come sfondo.

Questi giochi di messa in scena punteggiano la storia con parsimonia. Sono dei veri e propri picchi di energia, come l'inserimento delle testimonianze degli adolescenti che sognano il futuro. O ancora, questi adulti attaccati alla loro città e che vogliono a tutti i costi migliorare la vita della comunità. Niente è perduto. Questo è il postulato di California Dreaming e il suo vero soggetto: un sogno americano che rimane, nonostante tutto, una forza trainante. Ci piace immaginare quindi che le planimetrie della città di Mendelsohn un giorno prenderanno veramente corpo.

California Dream è prodotto da Samsa Films, Joli Rideau Media e Mélusine Productions, con il sostegno del Film Fund Luxembourg.

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(Tradotto dal francese)

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