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IFFR 2019 Concorso Big Screen

Recensione: Bangla

di 

- La commedia romantica di Phaim Bhuiyan è carina ma non riesce a liberarsi di una certa goffaggine adolescenziale

Recensione: Bangla
Phaim Bhuiyan in Bangla

Presentata all’International Film Festival Rotterdam (23 gennaio-3 febbraio), nel concorso Big Screen, la commedia romantica di Phaim Bhuiyan Bangla [+leggi anche:
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è già stata descritta come "la versione italiana di The Big Sick", ed è facile capire il perché. Ma poiché la storia del ventenne Phaim – interpretato dallo stesso regista e con una sceneggiatura basata sulle sue esperienze di italiano di seconda generazione di origine bengalese, che qui si innamora alla follia di una schietta ragazza italiana – è piuttosto innocua, il paragone con il film scritto da Emily V. Gordon e Kumail Nanjiani, nominato all'Oscar e chiaramente superiore, è tutto a suo sfavore.

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Ciò è dovuto principalmente al fatto che, sebbene sia un film abbastanza scorrevole, la mancanza di esperienza del suo regista esordiente è evidente, e in qualche modo anche rispecchiata nei suoi imbarazzanti incontri sullo schermo con la ragazza cool Asia (Carlotta Antonelli, stranamente somigliante ad Asia Argento). La costante voce fuori campo suona molto familiare, così come il momento in cui Phaim rompe la quarta parete – anche il fatto che la recitazione latiti non aiuta, con la sola impavida Antonelli ad uscirne relativamente bene. Fortunatamente, descrivendo se stesso come "una via di mezzo, come un cappuccino – 50% bangla, 50% Italia e 100% Torpigna", riferendosi al quartiere più multietnico di Roma, Bhuiyan professa un vero amore per il luogo che lui (e il suo personaggio) chiama casa. Quest'area, come viene descritta nel film, in realtà sembra quasi troppo perfetta – e perfettamente illuminata – per essere reale, con vecchietti di pelle bianca che guardano il mondo che conoscevano lentamente scomparire davanti ai loro miopi occhi e uno spacciatore perennemente silenzioso ("È seduto qui da quando è stata fondata Roma", è la sua descrizione) improvvisamente elevato al ruolo di guida spirituale.

Sono queste piccole e spiritose osservazioni a suonare le più veritiere, a differenza del dilemma centrale di Phaim se ascoltare i suoi genitori tradizionalisti, o dimenticare per sempre la sua religione e fare l'amore con la sua ragazza. E mentre c'è un commento, qua e là, sul modo in cui le persone come lui vengono ancora trattate (ottiene la cittadinanza italiana a 18 anni nonostante sia nato in Italia), la formula di ferro della romcom prende il sopravvento e tira dritto. Detto ciò, a volte Bhuiyan mostra un delizioso senso dell'umorismo, come dimostra lo scambio tra due persone confuse, ma chiaramente innamorate: "Sei pazza". "E tu ti masturbi." Come disse Joe E. Brown, nessuno è perfetto. E neanche Bangla.

Bangla è prodotto da Domenico Procacci, di Fandango, e Annamaria Morelli, di Timvision. E’ coprodotto da Laura Paolucci. La distribuzione e le vendite internazionali sono curate da Fandango.

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(Tradotto dall'inglese)

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