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IFFR 2019 Concorso Tiger

Recensione: Take Me Somewhere Nice

di 

- Il debutto di Ena Sendijarević è uno sguardo fresco e interessante sulle battaglie chiave tra Oriente e Occidente, e di come possano coesistere identità culturali ibride

Recensione: Take Me Somewhere Nice
Lazar Dragojević e Sara Luna Zorić in Take Me Somewhere Nice

Ena Sendijarević, regista e sceneggiatrice di origine bosniaca residente ad Amsterdam, ha diretto una serie di cortometraggi di successo, tra cui Import lanciato alla Quinzaine di Cannes e candidato all’Oscar per il miglior cortometraggio 2017. Take Me Somewhere Nice [+leggi anche:
trailer
intervista: Ena Sendijarević
scheda film
]
è il suo primo lungometraggio e ha avuto la sua prima mondiale nel concorso Tiger del 48° International Film Festival Rotterdam (23 gennaio-3 febbraio).

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Nata e cresciuta nei Paesi Bassi, Alma (Sara Luna Zorić) è sull'orlo dell'età adulta quando lascia la casa di sua madre per visitare la Bosnia, in cerca del padre che non ha mai conosciuto. Lì, Alma si unirà al suo apatico e "patriottico" cugino Emir (Ernad Prnjavorac) e al suo affascinante migliore amico, Denis (Lazar Dragojević). Mentre la ragazza tenta di adattarsi di colpo a una realtà a cui non è abituata, intraprende un viaggio avventuroso da Sarajevo a Mostar. Durante questo road trip di autoesplorazione nel cuore della Bosnia, Alma cercherà di comprendere e scoprire le sue radici e la sua stessa identità.

Con Take Me Somewhere Nice, Sendijarević adotta un approccio nuovo e interessante per affrontare una delle questioni chiave che stanno turbando un'intera generazione, una generazione alla quale appartiene anche lei. Partendo dalla formazione della sua eroina, decide di enfatizzare la sua identità "bipolare". Alma si trova in una strana situazione, poiché ha due esistenze parallele: è un'immigrata in Occidente e un "passaporto europeo ambulante" in Oriente; è gelida e fragile, irascibile e testarda; è una ragazza ingenua che ha bisogno di suo padre e una donna che scopre la sua sessualità; è una bambina indifesa e un’adulta senza paura. Alma perde e guadagna un po’ di equilibrio ad ogni passo. Più abbandona la sicurezza di essere un'adolescente olandese media, più si avvicina a trasformarsi, agli occhi di tutti, in un simbolo del "sogno jugoslavo" del dopoguerra, perfettamente incapsulato nel "barbecue della domenica in un giardino qualsiasi dell'Europa occidentale".

Sendijarević, che ha anche scritto la sceneggiatura, trasforma un delicato dramma esistenziale personale e semi-autobiografico in una storia universale. Partendo da un crudo road movie, e mantenendo sempre questo elemento al centro, diventa un viaggio simbolico di autocoscienza attraverso i campi selvaggi dei Balcani moderni. Grazie ai suoi tre carismatici attori esordienti, che creano una connessione dinamica, mette in scena la sua personale Alice nel paese delle meraviglie, condendo il tutto con un generoso pizzico di pathos jugoslavo, umorismo secco, agrodolce malinconia nostalgica e inaspettato romanticismo.

Allo stesso tempo, Take Me Somewhere Nice non si discosta dalla sua specifica ambientazione geografica, e senza affrontare direttamente l'angoscia del dopoguerra nella regione, presenta gli evidenti traumi che ancora la perseguitano oggi. Chiaramente influenzato dal Verfremdungseffekt di Brecht (effetto di straniamento), Sendijarević costruisce un mondo parallelo quasi bizzarro e alienato che vediamo come attraverso un prisma, che riflette anche l'assurdo squallore della realtà bosniaca. Inquadrato in Academy ratio da Emo Weemhoff e saturo di colori pastello fiabeschi, la sua estetica visiva iper stilizzata rimanda anche al realismo magico, o almeno alla magia necessaria che un paese e una generazione disperata aspettano da 25 anni per sentirsi liberi e più evoluti.

Take Me Somewhere Nice è una coproduzione olandese-bosniaca di Iris Otten e Layla Meijman (Pupkin), Amra Bakšić Čamo (SCCA/pro.ba) e VPRO. La società greca Heretic Outreach cura le vendite mondiali.

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(Tradotto dall'inglese)

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