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FILM / RECENSIONI

Recensione: Non ci resta che il crimine

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- Nella sua sesta regia, Massimiliano Bruno sperimenta la strada del viaggio nel tempo, mischia i generi e scherza con la Banda della Magliana, strizzando l’occhio ai nostalgici degli anni ‘80

Recensione: Non ci resta che il crimine
Gianmarco Tognazzi, Marco Giallini e Alessandro Gassmann in Non ci resta che il crimine

Due mesi dopo l’uscita nelle sale di Notti magiche [+leggi anche:
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, i Mondiali di calcio tornano a fare da sfondo a un film italiano. Se nella pellicola di Virzì erano quelli di Italia 90, nella nuova commedia di Massimiliano BrunoNon ci resta che il crimine [+leggi anche:
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, si fa un ulteriore salto all’indietro, ai gloriosi Mondiali del 1982, quelli che videro trionfare l’Italia in Spagna. Un viaggio nel passato vero e proprio per i tre protagonisti, che dal 2018 si ritrovano catapultati nella Roma di 36 anni prima, con la straordinaria possibilità di azzeccare con certezza tutti i pronostici delle partite.

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“Fare soldi a palate” è il chiodo fisso di un terzetto di cinquantenni un po’ sfigati, che per sbarcare il lunario si inventano un tour criminale nei luoghi simbolo della Banda della Magliana. Giacchetti di pelle e jeans a zampa d’elefante, Moreno, Sebastiano e Giuseppe (rispettivamente Marco Giallini, Alessandro Gassmann e Gianmarco Tognazzi) si calano più o meno convintamente nella parte di guide turistiche in stile anni Settanta, fino a quando, dopo aver rincontrato un loro vecchio compagno di classe un tempo bullizzato e oggi manager di successo (interpretato dallo stesso Bruno), non si ritrovano – in modo un po’ sbrigativo e approssimativo quanto al come e al perché – a percorrere un cunicolo spazio-temporale che li proietta nel 1982, proprio nel covo della Banda della Magliana. 

Che fare? Tornare al futuro oppure sfruttare a proprio favore il vantaggio di essere avanti di almeno trent’anni su tutti gli altri? Grazie alla memoria enciclopedica di Giuseppe, che ricorda tutti i risultati delle partite di quei Mondiali, i tre si daranno alle scommesse clandestine, vincendo un sacco di soldi, ma se la dovranno anche vedere con il sospettoso boss della banda, Renatino (un cattivissimo Edoardo Leo) e con gli incanti della sua ambigua amante (Ilenia Pastorelli, le cui nudità sono ostentate anche troppo). Non sarà questa, inoltre, l’unica strada che i tre amici tenteranno per raggiungere l’agognata “svolta”, dando vita – tra rimandi nostalgici, icone dell’epoca e ammiccamenti a film come Non ci resta che piangere, Ritorno al futuro e Romanzo criminale [+leggi anche:
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intervista: Michele Placido
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 – a un insieme un po’ confuso e dispersivo, con qualche buona gag e altre meno riuscite, dove il fantastico incontra il poliziottesco ma il divertimento non decolla mai davvero.

Mischiare i generi e guardare agli anni ’80 sembra essere, ultimamente, la formula magica di Nicola Guaglianone, che ha scritto questo film con MenottiAndrea Bassi e il regista, ed è artefice di un altro successo attualmente nelle sale, La Befana vien di notte [+leggi anche:
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 (ad oggi 7 milioni di euro di incasso), che richiama i teen movie di trent’anni fa. Anche Non ci resta che il crimine è un film pop che non mancherà di avere i suoi estimatori, ma dal connubio tra viaggio nel tempo e Banda della Magliana ci si aspettava forse qualcosa di più esplosivo, al di là di qualche buona trovata nei costumi. 

Prodotto da Fulvio e Federica Lucisano per Italian International Film con Rai CinemaNon ci resta che il crimine esce in oltre 400 sale oggi, 10 gennaio, con 01 Distribution.

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