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VENEZIA 2018 Orizzonti

Recensione: La profezia dell'armadillo

di 

- VENEZIA 2018: Dalla scuderia Fandango l'adattamento della graphic novel bestseller del fumettista Zerocalcare, diretto da Emanuele Scaringi

Recensione: La profezia dell'armadillo
Simone Liberati e Pietro Castellitto in La profezia dell'armadillo

Arriva sul grande schermo l'adattamento della graphic novel "La profezia dell'armadillo", bestseller del seguitissimo fumettista che si fa chiamare Zerocalcare. La Mostra di Venezia lo ha presentato nella sezione Orizzonti e Fandango, che lo ha prodotto con Rai Cinema, lo distribuirà in Italia dal 13 settembre. 

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è diretto da Emanuele Scaringi, che è al suo esordio al lungometraggio ma fa parte da tempo della scuderia della società di produzione di Domenico Procacci, allo sviluppo dei progetti. E' un autore con una certa esperienza, ha girato diversi cortometraggi e documentari che hanno partecipato a vari festival, è stato sceneggiatore dei film Senza nessuna pietà [+leggi anche:
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di Gipi. Il suo mestiere si può notare nella regia di questo primo film, che non era semplice da realizzare. Le strisce di Zerocalcare (pseudonimo di Michele Rech) sono infatti un universo unico, fatto di spontanea quotidianità e pungente ironia, e questo lavoro in particolare è "un dolce racconto disseminato di ricordi", per citare i suoi fan, "pungente e delizioso" e pieno di pudore, su un'amica che non c'è più, delle avventure passate insieme e di come, senza motivi apparenti, si perda il contatto. Una storia che tocca le corde dell'animo umano, dolce e triste al tempo stesso, con un equilibrio di fondo che consente al lettore di immedesimarsi senza scadere nella banalità o nel racconto strappalacrime. 

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La domanda dunque è: come prenderanno il film i fan più irriducibili di Zerocalcare, che peraltro ha collaborato alla scrittura, assieme a Oscar Glioti, Valerio Mastandrea e Johnny Palomba? Non benissimo a giudicare dai commenti sui social all'annuncio del progetto. Lo sforzo degli autori del film è stato di rendere cinematografica l'idea portante di una graphic novel introducibile in altri linguaggi, mantenendone lo spirito e molte delle gag. 

La profezia dell'armadillo si svolge nel quartiere romano di Rebibbia, nella cosiddetta Tiburtina Valley, dove vive Zero (Simone Liberati, Cuori puri [+leggi anche:
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), un quasi trentenne che fa il disegnatore. Non ha un lavoro fisso dunque lo vediamo dare ripetizioni di francese ad un ragazzino impertinente, cronometrare le file dei check-in in aeroporto, creare poster e illustrazioni per gruppi musicali indie punk. Siamo in ambiente redskin, centri sociali, musica autoprodotta, militanza antagonista. Piccolo particolare: Zero ha un amico immaginario, un alter ego piuttosto ingombrante, la sua coscienza insomma. Si tratta di un grosso armadillo parlante e saccente (Valerio Aprea sotto quintali di gommapiuma). Altra presenza costante è l'amico d'infanzia Secco (Pietro Castellitto). Una notte Zero riceve una email dal padre di una sua amica da adolescente di cui si era innamorato. Camille è morta.

Il regista ha affermato che La profezia dell’armadillo è anche un piccolo omaggio all’universo narrativo con cui è cresciuta la generazione di Zero e Secco. Film come i Goonies o Stand by Me. L’Armadillo è il Gremlin della periferia romana. C'è da citare una vecchia striscia di Zerocalcare: "I trentenni non esistono più, come gli gnomi, il dodo e gli esquimesi. Adesso c’è l’adolescenza, la post-adolescenza e la fossa comune. I trentenni sono una categoria superata, a cui ci si attacca per nostalgia, come il posto fisso”.

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