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VENEZIA 2018 Concorso

Recensione: Tramonto

di 

- VENEZIA 2018: Nel suo film in concorso, il regista ungherese László Nemes crea un mondo ricco e vibrante, che purtroppo non riesce a coinvolgere

Recensione: Tramonto
Juli Jakab in Tramonto

Il film di debutto di László Nemes è stato il vincitore del Grand Prix di Cannes,Il figlio di Saul [+leggi anche:
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, sul dramma dell’Olocausto durante la Seconda guerra mondiale. Per la sua seconda opera, Tramonto [+leggi anche:
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, rimette indietro le lancette dell’orologio a giusto prima l’inizio della Prima guerra mondiale. In concorso alla Mostra del cinema di Venezia, Tramonto si svolge a Budapest alla fine dell’impero austro-ungarico. Ad arrivare in una città soffocata dal peso di tutte le nuove idee politiche, tecnologiche e psicologiche che scuotevano il XIX secolo, è Irisz Leiter (Juli Jakab). In fuga da Trieste per problemi personali, Irisz arriva a Budapest nella speranza di trovare lavoro come modista in un leggendario negozio di cappelli, un tempo appartenente a una famiglia, in cui scopre di avere un fratello perduto da lungo tempo che si è messo contro molte persone. Irisz, nonostante i molti avvertimenti, vuole ritrovarlo e per farlo si mette a vagare per una città violenta sull’orlo del disastro.

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Tramonto condivide molti elementi con Il figlio di Saul. Girato su pellicola 35mm, è la storia di una persona con una missione raccontata da un punto di vista distintivo. La macchina da presa insegue la protagonista mentre si muove velocemente attraverso i luoghi, e l’inquadratura mostra scorci del frastuono della città, mentre coloro che incontra sono come indizi di un criptico gioco di parole crociate, quasi impossibile da decifrare senza pazienza e il desiderio di comprendere le regole del gioco. È un film ben girato: le strade sono sature di luce nelle scene iniziali prima che cali l’oscurità e la città richiami il buio dei lumi di candela di un dipinto di Vermeer. Gli aspetti tecnici cinematografici, la macchina da presa, il suono, i costumi e la scenografia sono la forza del film poiché lo sviluppo della trama, la protagonista centrale e la prospettiva soggettiva non riescono a colpire nel segno.

Guardare Tramonto è un’esperienza immensamente frustrante. All’inizio, la storia, i personaggi e la città sembrano tutti arrivare direttamente dalle pagine di un’opera di Dostoyevsky, ma mentre Irizs erra per la città, l’ambientazione ricade su di sé, come in Shining di Kubrick, e prende il sopravvento un senso di tedio appena si rende evidente che lei non sarà in grado di mettere insieme abbastanza informazioni per dare senso alla situazione. Di conseguenza, la sua frustrazione si trasforma in noia del pubblico visto che l’azione e l’interazione sullo schermo hanno sempre meno senso. Coloro che abbracciano emotivamente la ricerca di Irizs saranno portati in una corsa esperienziale, mentre lo spettatore razionale che cerca di capire sarà immensamente deluso. Manca della qualità, del senso di sventura e del tempismo di Il figlio di Saul, e assomiglia di più a un’esperienza teatrale immersiva in cui sembra di seguire l’azione sbagliata e il protagonista più insoddisfacente.

Tramonto è una produzione franco-ungherese di Laokoon Filmgroup e co-prodotta da Playtime Productions. Le vendite internazionali sono affidate a Playtime.

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(Tradotto dall'inglese da Gilda Dina)

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