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VENEZIA 2018 Fuori concorso

Recensione: Aquarela

di 

- VENEZIA 2018: Victor Kossakovsky affronta il tema della potenza dell’acqua a 96 fotogrammi per secondo

Recensione: Aquarela

Il pluripremiato regista Victor Kossakovsky dedica il suo nuovo documentario, Aquarela [+leggi anche:
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intervista: Victor Kossakovsky
scheda film
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, fuori concorso alla Mostra di Venezia, all’inimitabile Alexander Sokurov, regista che diresse Spiritual Voices, uno tra i documentari preferiti di Kossakovsky.Il prodotto finale di Sokurov, uscito nel 1995, è un documentario ibrido, di una durata complessiva di cinque ore, che si fa strada in un luogo desolato dove alcuni soldati controllano il confine tra Afghanistan e Tajikistan. Degne di nota sono le scene molto lunghe, il metodo di processione dell’immagine e le melodie di Mozart, Messiaen e Beethoven, che sono tanto importanti quanto l’azione visiva. 

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Nel corso della sua brillante carriera, Kossakovsky ha prediletto film con punti di partenza concettuali che analizzassero l’ambiente in cui viviamo e l’interazione umana con esso. Aquarela, infatti, segue questa linea. E’ chiaro che il film tratta della forza dell’acqua; non ci sono ostacoli nella struttura narrativa poiché il film procede e scorre proprio come le onde. L’espressione estetica è il punto focale. La travolgente colonna sonora è stata studiata per sfruttare al massimo gli impianti audio Dolby Atmos e la musica accompagna le spettacolari e rigogliose immagini che si susseguono a 96 fotogrammi per secondo, ovvero una velocità raddoppiata rispetto alla trilogia The Hobbit di Peter Jackson. 

L’incredibile sequenza iniziale è la sezione più lunga, nonché il punto più alto di questo film incostante. Nel sud della Siberia, alcuni soccorritori stanno scavando nel ghiaccio precario del lago Baikal, il lago di acqua dolce più profondo al mondo. Sembrerebbe un’azione inutile fino a quando non scoprono la presenza di un’automobile sotto l’acqua. Quando la riportano in superficie vediamo dei bagagli e dei vestiti nei sedili posteriori. Cosa ci fa lì? Perché? E’ difficile rispondere a queste domande dato il dialogo quasi inesistente. Riusciamo a capire qualcosa di più quando poco dopo vediamo alcune persone guidare verso il ghiaccio, rischiando la vita, e usando la parte di acqua gelata come scorciatoia. La macchina si schianta e la scena è più esilarante di qualsiasi azione di James Bond. Quando i soccorritori arrivano sul luogo dell’incidente, i sopravvissuti gridano che c’è un disperso nel loro gruppo e il suggerimento è che siano dei Mongoli che tentano di oltrepassare il confine russo. Questa sequenza mostra immagini di magnifici paesaggi ghiacciati e montagne che assomigliano alle visioni del grandioso deserto in Lawrence of Arabia

Le stagioni cambiano, il ghiaccio si scioglie ma l’ambientazione rimane sempre il lago Baikal. Una suggestiva ripresa cattura il movimento del ghiaccio che fa sembrare che la Terra stia respirando proprio da lì. Tutto molto bello, finché dura. 

Al termine di questa sequenza quasi tangibile, il film si dirige sempre più verso l’astratto e l’azione si sposta, prima, a Miami nel bel mezzo dell’uragano Irma e, poi, al Salto di Angel in Venezuela. Queste riprese ricordano le immagini dei telegiornali, con suoni quasi industriali. Nonostante la forza dell’acqua sia onnipresente durante l’uragano, non vi sono espedienti narrativi o colpi di scena come in precedenza. Nemmeno un regista della caratura di Kossakovsky è in grado di immortalare l’attraente bellezza del Salto di Angel.

Ciò che il film vuole mettere in luce è l’inferiorità dell’uomo davanti all’immensa potenza dell’acqua. Aquarela ricalca Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio, sia per la struttura sia per il raggio d’azione, ma soprattutto per il binomio vista-udito, che colpisce inevitabilmente. 

Aquarela è una produzione di Aconite Productions (Regno Unito), ma.ja.de. (Germania) e Danish Documentary (Danimarca), co-prodotta da Louverture Films (Stati Uniti). Le sue vendite internazionali sono gestite dall’azienda americana Lionsgate Entertainment.

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(Tradotto dall'inglese da Laura Comand)

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