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CANNES 2018 Proiezioni di mezzanotte

Recensione: Whitney

di 

- CANNES 2018: Kevin Macdonald porta alla luce le accuse di abuso sessuale nel suo documentario sulla cantante Whitney Houston in proiezione di mezzanotte

Recensione: Whitney

La vita e la prematura scomparsa di Whitney Houston si sta rivelando tanto affascinante per gli uomini bianchi britannici che Whitney [+leggi anche:
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 di Kevin Macdonald è il secondo documentario inglese sulla celebre cantante realizzato l’anno scorso. Il primo è stato il sensazionale lavoro amatoriale, Whitney: Can I Be Me [+leggi anche:
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, in cui Nick Broomfield immagina che i problemi della musicista relativi alla tossicodipendenza e al suo matrimonio complicato con Bobby Brown potessero dipendere dal fatto che non le sia stato permesso di dichiararsi bisessuale. Il più apprezzato lavoro di Macdonald, in proiezione di mezzanotte al Festival di Cannes, ha invece un approccio più giornalistico e investigativo. Il regista vincitore del premio Oscar per One Day in September (2000) ha realizzato questo film con l’approvazione della famiglia Houston, la quale partecipa con le sue testimonianze al documentario, descrivendo la vita della dell’artista più venduta dalla sua infanzia in cui canta nei cori gospel della New Hope Baptist Church di Newmark, passando per il divorzio dei genitori, fino a guadagnarsi da vivere come modella a New York City e a firmare con Arista Records, guidata dal produttore discografico Clive Davis, alla tenera età di 19 anni. Poi sono arrivate le vendite delle canzoni di maggior successo e le comparse nei film, ma anche la droga, il matrimonio complicato con Brown, il divorzio, i reality televisivi e infine la sua morte avvenuta in un bagno di una stanza d’albergo di Beverly Hills all’età di 48 anni nel 2012. Questo film si concentra anche sulla vita travagliata e sulla morte prematura di sua figlia, Bobbi Kristina Brown.

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Macdonald ha intervistato oltre 70 persone per il progetto che figurano come talking heads, dove la voce del regista può spesso essere sentita quando prova a porre domande indiscrete. I soggetti chiave sono Ellen White, un’amica di famiglia conosciuta come Zia Bae, e l’assistente personale a tempo pieno della Houston, Mary Jones, oltre le interviste ai membri della famiglia come i suoi fratelli maggiori Michael e Gary, sua madre Emily “Cissy” Houston e inoltre ai pezzi grossi dell’industria discografica. Sono proprio queste interviste le più chiarificatrici in un film che contiene footage di canzoni della Houston, oltre a materiale d’archivio risalente a periodi a cui fanno riferimento le vicende, poiché Macdonald prova a dare una prospettiva culturale più ampia sugli eventi. In termini di struttura, il documentario è abbastanza normale e obbedisce all’approccio accurato, a volte serio, visto nel precedente documentario musicale del regista sull’artista reggae giamaicano Bob Marley, Marley [+leggi anche:
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. La grande rivelazione è l’affermazione che la cantante ha fatto sugli abusi sessuali subiti da sua cugina Dee Dee Warwick, e queste azioni come punto focale e come nuvola che aleggia sul documentario.

Il premio Oscar Amy [+leggi anche:
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di Asif Kapadia ha stabilito uno standard di riferimento per i documentari che rivalutano le vite dei musicisti i quali sono stati anche oggetto di scandalo prima della loro spiacevole e prematura scomparsa, e Whitney non raggiunge mai quell’apice soprattutto nell’analisi delle canzoni. Il lavoro di Macdonald eccelle nella sua ampiezza e portata, e anche nell’abilità del regista a far aprire i suoi protagonisti.

Il film è stato prodotto da Lisa Erspame Entertainment, Altitude Film Entertainment e Lightbox. Le vendite sono gestite da Altitude Film Sales.

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(Tradotto dall'inglese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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