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FILM Italia

Rosso Istanbul: il ritorno in Turchia di Ferzan Ozpetek

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- L’undicesimo film del regista di La finestra di fronte e Mine vaganti è un viaggio intimo verso le proprie radici, con una punta di thriller. In sala dal 2 marzo con 01

Rosso Istanbul: il ritorno in Turchia di Ferzan Ozpetek
Tuba Buyukustun in una scena di Rosso Istanbul

Il Bosforo, le case tinte di rosso, il canto del muezzin, ma anche i grattacieli, le luci della notte, il rumore delle trivelle che scavano senza sosta per costruire una metropoli moderna. Si vede e soprattutto si sente, Istanbul, nel nuovo film – l’undicesimo – di Ferzan Ozpetek. Era da quasi vent’anni che il regista turco-italiano non girava nella sua terra natale, dai suoi primi due film, Il bagno turco e Harem Suare. Con Rosso Istanbul [+leggi anche:
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ci trasporta in un viaggio intimo verso le proprie radici, un’immersione nei ricordi di gioventù che rivivono nello sguardo triste e un po' spaesato di Orhan, il protagonista della storia, alter ego di Ozpetek, in un film che rispetto all’omonimo libro autobiografico da cui è tratto (pubblicato nel 2013 da Mondadori) si arricchisce di personaggi, misteri e colpi di scena che ne fanno quasi un thriller.

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Girato in lingua turca con un cast di attori turchi molto noti in patria, il film racconta di Orhan (Halit Ergenc), editor trasferitosi a Londra, che torna a Istanbul dopo vent’anni per aiutare Deniz (Nejat Isler), regista cinematografico, a completare la stesura del suo primo libro. Nella prima parte, Orhan viene introdotto da Deniz nella sua vita, nella sua suggestiva casa tradizionale in riva al Bosforo, nella sua famiglia (la madre, il fratello, le zie), tra i suoi collaboratori e amici – tutti personaggi che si ritrovano nel libro che sta scrivendo, in particolare la bella Neval, incarnata da Tuba Buyukustun. Ma presto, dopo una serata molto alcolica trascorsa a una festa di scrittori in un sontuoso appartamento in cima a un grattacielo che domina la città, il film cambia fuoco. Deniz sparisce misteriosamente e Orhan è costretto a rimanere a Istanbul più del previsto: il viaggio di lavoro si trasforma così in un’occasione per fare i conti con il proprio passato e i suoi fantasmi. 

Sofisticato, malinconico, enigmatico, Rosso Istanbul appartiene alla schiera dei film meno immediati e “popolari” del regista, che avevamo lasciato tre anni fa con Allacciate le cinture [+leggi anche:
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, melodramma intenso, più universale e coinvolgente. E’ un’opera molto personale: “Ci sono molte cose della mia vita, riguardanti la mia infanzia, il mio passato”, ammette Ozpetek, che non vive più in Turchia da 41 anni, “ma non è un semplice esercizio nostalgico. Volevo provare a raccontare le atmosfere di Istanbul, città sospesa che cambia velocemente, e ritrarre persone e umori che un domani magari non ci saranno più”. Se l’intreccio lascia insoddisfatti (che fine ha fatto Deniz?) e talvolta spiazzati (vedi la sorte del suo amante, Jusuf, interpretato da Mehmet Gunsur), restano di fatto nella mente le immagini e i suoni di una città contraddittoria e sofferente, moderna e rétro, affascinante e inquieta, i cui abitanti si specchiano nel suo mare, lo sfidano e vi si immergono per ritrovarne il cuore.

Rosso Istanbul è una coproduzione italo-turca di R&C Produzioni (Tilde Corsi e Gianni Romoli), Faros Film e Rai Cinema con BKM-Imaj. Il film esce nelle sale italiane il 2 marzo con 01 in 200 copie, e il 3 marzo in Turchia.

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