email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

BERLINALE 2017 Panorama Special

When the Day Had No Name: il fallimento della società

di 

- BERLINO 2017: Il quarto film di Teona Strugar Mitevska è ad oggi la sua opera più riuscita e premiata

When the Day Had No Name: il fallimento della società

Teona Strugar Mitevska è una delle poche registe macedoni a essere rimasta sulla scena per oltre 15 anni, dal 2001, quando il suo cortometraggio Veta ha ricevuto una menzione speciale alla Berlinale. La sua prima pellicola, How I Killed a Saint, è stata in concorso a Rotterdam nel 2004, mentre i suoi I Am from Titov Veles [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Teona Strugar Mitevska
scheda film
]
(2007) e The Woman Who Brushed off Her Tears (2012) hanno entrambi attirato l’attenzione dei festival.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Con il suo ultimo film, When the Day Had No Name [+leggi anche:
trailer
intervista: Teona Strugar Mitevska
scheda film
]
, recentemente proiettato in anteprima mondiale alla Berlinale nella sezione Panorama, Mitevska compie un nuovo e audace passo in avanti e getta uno sguardo molto particolare sull’attuale società macedone e sulla cultura balcanica machista, mostrandone gli effetti sulle giovani generazioni. La visione del film, basato su eventi reali, ma con una storia raccontata da un punto di vista opposto, è dura ma al tempo stesso appagante.

I titoli di apertura informano lo spettatore di un incidente avvenuto nel 2012, quando i cadaveri di quattro adolescenti furono rinvenuti nei pressi di un lago, appena fuori Skopje. “L’episodio divise la società macedone, ma non si tratta di un film su di loro…”, concludono i titoli di testa. A questo punto incontriamo i sei ragazzi protagonisti della vicenda. Il primo è Milan, l’unico proveniente da una famiglia benestante. Suo padre è assente e il ragazzo vive un rapporto conflittuale con la moglie di quest’ultimo (Labina Mitevska). È poi il turno di Petar, figlio di una donna depressa che passa le sue giornate a guardare le soap opera in TV e a lamentarsi della propria povertà. Ben presto, i due migliori amici sono raggiunti da altri quattro ragazzi, uno dei quali affetto da una disabilità fisica che i suoi amici talvolta trattano con normalità, ma che altre volte suscita commenti per lui umilianti. Il gruppo progetta di andare a pesca, non prima però di aver trascorso l’intera notte a bere e dopo aver fatto visita a una prostituta minorenne per una sorta di “iniziazione all’età adulta”.

L’avvenimento, che occupa 25 difficili e scioccanti minuti di film, si svolge in un decadente e trasandato dormitorio studentesco, un edificio abbandonato che si direbbe essere servito in passato a scopi amministrativi. Potrebbe quasi trattarsi un paradigma della società raffigurata nel film: una struttura a malapena funzionante che il costante degrado politico ha ridotto a brandelli, attraverso la corruzione e il disinteresse nei confronti della gente comune. Non resta che uno scheletro di costruzione, nel quale trova sfogo la mascolinità/identità sociale frustrata delle nuove generazioni, in una spirale discendente che vede sempre più forte il supposto dominio sul sesso debole e sui segmenti della popolazione più fragili.

Nel corso dell’intero film, i protagonisti esprimono a più riprese un comportamento deviato nei confronti delle donne. L’esempio più rappresentativo è quello di Milan, giovane dall’animo gentile e sinceramente innamorato della sua ragazza Elena, che tuttavia esita a invitare al ballo della scuola in quanto grassottella e quindi non conforme al modello di “ragazza-trofeo” che i maschi si sentono in dovere di vincere.

Mitevska dà corpo al proprio messaggio da diverse angolature, arricchendolo con significati talvolta sofisticati e talvolta più diretti, ma cinematograficamente parlando, When the Day Had No Name è un film diretto in maniera solida, con uno stile visivo d’impatto e un suono potente, che in alcuni passaggi appositamente scelti, contribuisce al processo narrativo, specialmente quando la musica disturbante e carica di tensione di Jean Paul Dessy irrompe sullo schermo.

Il cast, con alle spalle una breve e in certi casi assente esperienza di recitazione, regala all’opera delle sfaccettature che la stessa regista forse non si aspettava. Le caratteristiche individuali degli attori emergono nel film arricchendo in modi imprevedibili gli aspetti il più delle volte inquietanti e raramente ottimisti dei personaggi interpretati.

When the Day Had No Name è una coproduzione della macedone Sisters and Brother Mitevski, con la belga Entre Chien et Loup e la slovena Vertigo. Cercamon ne detiene i diritti internazionali.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy