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CINÉMAMED 2016

Entre les frontières: teatralizzare il dramma dei rifugiati

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- Il documentario di Avi Mograbi segue un piccolo gruppo di teatro nel campo profughi di Holot, a sud di Israele

Entre les frontières: teatralizzare il dramma dei rifugiati

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di Avi Mograbi si rivivono gli eventi degli africani in cerca di asilo alle porte di Israele, nello stile più puro del teatro dell'assurdo. Come in Aspettando Godot di Samuel Beckett, migliaia di profughi vagano per il confine israelo-egiziano, senza potersi fermare in un luogo stabile, e aspettano invano una decisione politica che li porti via dal deserto del Negev.

Il documentario inizia con Mograbi che utilizza le tecniche del "Teatro dell'Oppresso" con un gruppo di richiedenti asilo africani a sud di Israele, nel campo profughi di Holot. Questo 'gioco' teatrale riunisce varie persone e fa loro reinterpretare una situazione che già conoscono, in questo caso, poiché hanno cercato di attraversare il confine con Israele, ma l'accesso gli è stato negato. Tra l'improvvisazione e la pianificazione delle scene specifiche, questa tecnica aiuta gli attori ad assimilare e superare certe situazioni, a volte dolorose.

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Holot è la soluzione del governo israeliano al costante flusso di rifugiati africani che cercavano nel Paese un luogo in cui vivere e sentirsi al sicuro. Qui le autorità israeliane hanno creato un limbo giuridico in cui trattenere migliaia di persone per mesi, dicendo che temevano un pericolo per la sicurezza del Paese, e bloccandoli quando cercavano di tornare da dov'erano venuti. Al centro: le persone. Persone in pericolo, prive di qualsiasi protezione politica e dei loro diritti fondamentali.

Avi Mograbi smantella l'assurdo crocevia di Holot, inframmezzando le sue sessioni teatrali con scene di manifestazioni dei rifugiati contro le forze dell'ordine israeliane, confessioni di alcuni richiedenti asilo sui lunghi e tortuosi viaggi percorsi fino all'accampamento e brevi spiegazioni sul processo politico internazionale che determina la questione dei confini di Israele. Il tutto con un tono estremamente tranquillo, che riscatta la pazienza e il valore umano delle persone intrappolate a Holot.

Sebbene la Corte Suprema di Israele abbia stabilito l'illegalità dell'accampamento e dichiarato che i cosiddetti "infiltrati" sarebbero dovuti essere trasferiti, il governo israeliano è riuscito a tutelare l'esistenza del campo, che avrebbe ospitato per più tempo i richiedenti asilo, provocando solo un'assurda congestione sempre maggiore di persone che devono affrontare l'incertezza esistenziale provocata dal sapere che qualunque scelta facciano è illegale.

La triste convinzione dei rifugiati del campo che l'unico posto che li manterrà in vita sia quell'umiliante e avvilente accampamento chiude questo straziante documentario che ritrae un Israele, un tempo terra di rifugiati, adesso nei panni dell'oppressore, che nega l'asilo a migliaia di persone in pericolo. Avi Mograbi, la cui nonna dovette fuggire dalla repressione nazista, è il regista di questo documentario prodotto da Les Films d'Ici e Avi Mograbi Productions, venduto all'estero da Doc & Film International e distribuito in Francia a gennaio da Météore Films.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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