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KARLOVY VARY 2015 East of the West

Journey to Rome: stazioni ferroviarie della Via Crucis

di 

- KARLOVY VARY 2015: Quest'opera prima, di produzione ceco-polacca, ha aperto la sezione East of the West di Karlovy Vary

Journey to Rome: stazioni ferroviarie della Via Crucis

Il primo lungometraggio del regista di origine polacca Tomasz Mielnik, Journey to Rome [+leggi anche:
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scheda film
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, è una miscela accattivante di road movie e trattato spirituale che mostra una serie di influenze: dalle opere di grandi autori come Fellini a quelle di grandi pittori e l'umorismo (e le narrazioni discontinue) della squadra di Monty Python. Il film, titolo di fine studi di Mielnik alla scuola di cinema ceca FAMU, ha avuto la sua anteprima mondiale a Karlovy Vary, dove ha aperto la competizione East of the West del festival.

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Vašek è un modesto - e solitario - guardiano di una galleria d'arte. Quando una bella donna incrocia il suo cammino, si ritrova a rubare uno dei dipinti su ordine di lei per poi prendere un treno per Roma per vendere la sua merce illecita. Con polizia e criminali alle calcagna, Vašek non deve dare nell'occhio, ma ovunque si gira trova innumerevoli passeggeri desiderosi di raccontare le loro storie. Ben presto, il suo viaggio comincia ad assumere una dimensione molto più spirituale.

Il film inizia come un esercizio di fantasia mentre Vašek passa da un incontro gelidamente comico a un altro, ad esempio trovandosi in un taxi guidato da un sacerdote, che funge anche da confessionale. Filmato su 35mm, il film ha delle tonalità appariscenti che accentuano l'artificiosità del tutto. Rievoca lo spirito dei grandi film europei anni '70, mentre la narrazione - che è quasi episodica - non sarebbe fuori luogo in un film di Roy Andersson.

Man mano che il film va avanti, le questioni di fede passano in primo piano, e la pellicola diventa ancora più surreale e oscura poiché esplora la natura della fede e le leggende che compongono la realtà attuale della chiesa. Sebbene in certi momenti si abbia la sensazione di essere stati catapultati in un dibattito ecumenico televisivo, l'estetica accattivante del film, l'eccellente colonna sonora elettronica e le interpretazioni convincenti confezionano bene il tutto.

Con le sue ambizioni artistiche, il film troverà sicuramente un posto nel circuito dei festival e - data la sua somiglianza al lavoro del suddetto Andersson - potranno anche esserci cinema d'essai interessati a dare al film una possibilità.

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(Tradotto dall'inglese)

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