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FILM / RECENSIONI

Un amore di gioventù

di 

- Un grande film romantico su una passione adolescenziale che attraversa il tempo per Mia Hansen-Love, che firma un'opera solare e sottile selezionata in competizione a Locarno.

Saper raccontare una storia è la base di ogni successo cinematografico, ma l'arte di portare a buon fine un racconto in un tempo dilatato necessita un'ambizione, un senso del romanzesco e un rigore fuori dalla portata dei registi affezionati all'azione frenetica. Queste qualità, che si smarcano dal vistoso per meglio immergere lo spettatore nel cuore di traiettorie semplicemente umane, la regista francese Mia Hansen-Love le aveva già mostrate in Tout est pardonné [+leggi anche:
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e Il padre dei miei figli [+leggi anche:
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, due film passati per la vetrina cannense. Il suo terzo lungometraggio, Un amore di gioventù [+leggi anche:
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, menzione speciale della giuria del Festival di Locarno 2011, approfondisce felicemente questa vena talentuosa attraverso l'esplorazione, nell'arco di nove anni, dell'impossibilità di elaborare il lutto di una passione amorosa adolescenziale.

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"Se mi lasci, ti uccido e poi mi uccido". Siamo a Parigi, nella primavera del 1999 e Camille (Lola Créton), graziosa liceale, se la spassa a letto con il suo innamorato Sullivan (Sebastian Urzendowky), studente poco più grande di lei. Ma l'idillio è destinato a durare poco giacché Sullivan si appresta a partire in autunno per un viaggio di dieci mesi in Sud America. La paura dell'abbandono di lei e il carattere impulsivo e sfuggente di lui complicano la loro relazione, e un soggiorno estivo in campagna ("Non rappresento niente per te - Ti amo, ma tu vorresti essere tutto e non è possibile") trascorre tra litigi e riconciliazioni. Poi Sullivan se ne va e Camille segue le sue peregrinazioni attraverso le sue lettere e su una mappa attaccata al muro della sua stanza. Ma il contatto si allenta fino a rompersi durante l'inverno con un'ultima lettera senza speranza ("ti amo, ma voglio che tu sparisca"). Camille aspetta con impazienza un segnale prima di rassegnarsi e tentare il suicidio. "Ora bisogna voltare pagina", le consiglia il padre ed è quello che lei cerca di fare, cambiando il suo aspetto fisico, accettando la solitudine e lanciandosi nello studio dell'architettura. Avviene una progressiva ricostruzione psicologica, perfezionata da un legame solido e più sereno con il suo professore (il magnetico norvegese Magne Havard Brekke) e dall'entrata nel mondo del lavoro. Ma questo nuovo equilibrio è rimesso in questione dalla ricomparsa di Sullivan, otto anni dopo la loro rottura. Perché i sentimenti di Camille non sono cambiati ("ti amerò per sempre, anche se non capisco il perché") nonostante il trascorrere del tempo…

Ritratto sottile delle turbolenze dell'adolescenza, dei suoi sogni e del confronto doloroso tra idealismo e realtà nella transizione verso l'età adulta, Un amore di gioventù eccelle in particolar modo nell'analisi delle contraddizioni dei sentimenti amorosi, miscuglio di gioia e di malinconia, di libertà e di controllo, d'intimità e d'incomprensione. Servendosi abilmente della metafora del mondo dell'architettura, Mia Hansen-Love evoca la necessità di ripensare tutto a partire dall'oscurità, il vuoto, il passato e la memoria, ossia a partire da una morte simbolica in cui regni il dubbio prima che torni a splendere la luce. Ma queste astratte finezze esistenzialiste affiorano solo superficialmente nel film, giacché la regista è attenta a restituire con la massima leggerezza e fluidità la vita nella sua apparente semplicità: due giovani amanti che si punzecchiano, si arrabbiano, si riconciliano, si allontanano, si perdono e si ritrovano in un gioco dinamico di equilibri mutevoli, come legati da un elastico invisibile. Facendo trascorrere nove anni con un'arte consumata delle ellissi, giocando con le stagioni, alternando le sequenze parigine (per strada e in interni) con le fughe luminose nella natura selvaggia dell'Ardèche e con le scene a Berlino e in Danimarca, Un amore di gioventù si rivela un grande viaggio in un destino sentimentale universale. Ma è anche un film dalla regia e dai propositi molto sofisticati, che affronta con delicata discrezione numerosi temi (la famiglia, gli studi, l’individuo e la collettività, l'arte e la tecnica…), arricchendo le immagini di una moltitudine di dettagli e traendo il maggior profitto dal sorprendente cast europeo (una francese, un tedesco e un norvegese). Con questo lungometraggio appassionante che avanza camuffato un po' come un iceberg di cui è visibile solo la punta, Mia Hansen Love prosegue con brio la costruzione metodica e intuitiva di un'opera cinematografica coerente, che la colloca ormai nella ristretta cerchia di cineasti francesi da tener d'occhio con maggior attenzione in futuro.

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(Tradotto dal francese)

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