email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

CANNES 2010 Quinzaine / Italia

Le quattro volte di Frammartino tra poesia e realtà

di 

C'è un territorio cinematografico, tra documentario e finzione, poesia e realtà, che alcuni registi visitano nell'intento di "interrogarsi sul linguaggio cinematografico e spingerlo oltre" come ha spiegato Philippe Bober della società di vendite internazionali Coproduction Office in un'intervista a cineuropa a proposito dei film che lo interessano di più. Nella line up di Coproduction Office c'è Le quattro volte [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Michelangelo Frammartino
intervista: Savina Neirotti
scheda film
]
dell'italiano Michelangelo Frammartino selezionato nella Quinzaine des réalisateurs. “Un'opera sontuosa al limite del documentario, un viaggio poetico sulla scia del cinema di Ermanno Olmi” l'ha definito Frédéric Boyer, nuovo delegato generale della Quinzaine, in un'altra intervista a cineuropa.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

E veramente il film prodotto da Vivo Film che era stato selezionato nel 2007 dall'Atelier del Festival di Cannes è riconducibile anche al cinema di un altro grande maestro del documentario italiano, Vittorio De Seta. Nel 1959 De Seta aveva girato un corto, I dimenticati, sulla festa dell'albero che si svolge da tempo immemore in un paesino in Calabria, Alessandria del Carretto.

Frammartino, nato a Milano da genitori calabresi, è tornato a filmare quel rito antico, facendone una delle quattro storie che compongono la sua opera.

Come un sequel ideale del suo precedente Il dono, ambientato in Calabria, il regista ha filmato in successione l'uomo, l'animale, la vegetazione, la polvere, legando le storie in un percorso circolare. Un vecchio pastore che per curare la tosse ingoia la polvere raccolta sul pavimento di una chiesa, morendo lascia il posto alla nascita di un capretto, che crescerà fino ad avventurarsi dalla stalla al pascolo. Un gigantesco abete, dopo aver campeggiato nella piazza del villaggio come albero della cuccagna, verrà portato nel cantiere dei carbonai e finirà in cenere. “Mi interessava dare dignità di racconto a ciò che di solito resta sullo sfondo”, ha detto Frammartino.

Geometria pitagorica, applicata a piani fissi, fuori campo e lenti movimenti di macchina (un piano sequenza in particolare, protagonista un cane, è davvero imperdibile) rimandano agli ispiratori di Frammartino, formatosi alla Civica Scuola di Cinema di Milano e con un esperienza nelle videoinstallazioni sperimentali di Video Azzurro: Abbas Kiarostami, Andrei Tarkovski, Tsai Ming-liang, Béla Tarr. “La Calabria mi ha influenzato molto a livello cinematografico per il suo concetto di spazio: è un luogo aporetico, dove la divisione tra interno ed esterno è confusa. Questo ha ispirato le mie inquadrature”.

Il 28 maggio Le quattro volte arriverà nelle sale italiane distribuito da Cinecittà Luce in circa 25 copie.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy