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FILM Spagna

Yo, también o la normalità di essere diversi

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Daniel ha 34 anni, vive a Siviglia, ha una laurea e la sindrome di Down. Arriva un nuovo lavoro presso un dipartimento ministeriale che si occupa delle persone con handicap. Daniel si innamora della collega Laura, una donna di Madrid in fuga dal padre e da se stessa. “Nessuna donna con 46 cromosomi si innamorerà mai di te”, suggerisce pragmaticamente il fratello di Daniel. Ma lui è tenace: “siamo persone come gli altri, siamo uomini e donne,” dice.

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, in concorso al Festival del Cinema Europeo di Lecce, i registi Alvaro Pastor e Antonio Naharro provano a mettere in scena con tenerezza e humour il tentativo convulso di vivere un vita normale da parte delle persone Down, l’infelicità e la frustrazione che spesso ne derivano, quando l’incomprensione proviene dagli stessi familiari.

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Ma Daniel, interpretato da un eccellente Pablo Pineda che regala mille sfumature alla sua faccia da bambino con le rughe, è uno di quelli che ce l’ha fatta, è intelligente, ha studiato, e può conquistare il cuore di una donna “normale” (Lola Dueñas, che ha ricevuto un premio Goya per questa magnifica interpretazione), conquistare una notte d’amore, può insomma regalarsi la felicità aprendo la strada alle esigenze sentimentali e sessuali che sono di tutti, anche di chi ha un cromosoma in più.

Dimenticate Io sono Sam o i Rain Man del cinema americano, qui abbiamo i sogni erotici di un “piccolo” uomo con la faccia tosta che per far ridere la sua Laura, in ascensore finge di essere mentalmente ritardato davanti a una coppia di sconosciuti. O che utilizza una banana per spiegare ai due giovani con sindrome di Down in fuga per amore come si fa il sesso sicuro con il preservativo.

I due registi riescono a far salire la tensione emotiva del film e solo la trasferta a Madrid per raccontarci le vicende familiari di Laura rallenta un po’ l’ultima parte di una pellicola che merita visibilità internazionale.

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