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Bertrand Tavernier • Regista

La complessità della colpevolezza e dell'idealismo

di 

- Incontro del regista francese con la stampa internazionale al festival di Berlino, dove In the Electric Mist è stato proiettato in competizione ufficiale

ncontro del regista francese con la stampa internazionale al festival di Berlino, dove In the Electric Mist [+leggi anche:
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intervista: Bertrand Tavernier
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è stato proiettato in competizione ufficiale.

E' il personaggio principale, così contraddittorio nella sua lotta per il bene, che l'ha attirata verso l'adattamento di questo romanzo?
Questo è uno degli aspetti di Dave Robicheaux che lo rende affascinante ai miei occhi. E' una persona che vuole battersi per la giustizia, per il bene, contro la corruzione, contro l'imbecillità della violenza, contro moltissime cose. Ma ci sono anche dei lati oscuri in lui, una collera, una rabbia contro l'onnipotenza del male. E questo crea un personaggio che io trovo molto interessante, pieno di contraddizioni, che sento molto vicino a me. E' per questo che amo tanto l'universo di James Lee Burke, un universo complesso in cui la colpevolezza e l'idealismo hanno il loro ruolo. Ero indeciso tra diversi romanzi di Burke, e alla fine ho scelto quello preferito da Philippe Noiret, al quale volevo dedicare questo film. Ma le regole del sindacato americano hanno reso la cosa troppo difficile, quindi ne approfitto per farlo adesso.

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Come voleva ritrarre la Louisiana?
Quello che mi affascina in questa storia è che i personaggi sono effettivamente radicati nel loro mondo. Era necessario che assorbissi questa cultura, questi luoghi e che arrivassi a ritrarre tutto ciò, non con l'occhio del turista, di un regista francese che arriva per caso, ma con gli occhi della gente del posto. Bisognava dunque che imparassi ad amare, a conoscere, a impregnarmi di questo paese. Sono stato molto aiutato da attori come John Goodman e Tommy Lee Jones, che sanno restituire immediatamente il passato dei personaggi nel momento stesso in cui vanno sul set. Era straordinariamente importante fare questo. Ed è stato un lavoro tremendo per Bruno de Keyser (il direttore della fotografia, ndr) perché la luce cambiava ad ogni momento.

Ha attualizzato la trama, integrandovi l'uragano Katrina. Lo ha fatto per politicizzare il film?
Non si politicizza James Lee Burke. Tutti i suoi romanzi sono già sufficientemente politici, con opinioni molto forti. Più che altro, mi sembrava un peccato andare in Louisiana per girare un film tratto da un libro scritto agli inizi degli Anni 90 e non metterci Katrina. Fin dall'inizio, sapevo che avrei attualizzato la storia: questo dava una luce interessante ai personaggi, soprattutto a quello di Balboni (la Mafia avrebbe rubato centinaia di milioni di dollari dopo Katrina, ndr). E questo mi permetteva anche di non girare nei luoghi di New Orleans già abbondantemente filmati, come il quartiere francese.

Qual è stato l'apporto di Tommy Lee Jones ?
Amo lavorare con attori che possano aggiungere qualcosa a quanto scritto nella sceneggiatura. Quando vedi Jean Gabin in La bête humaine di Renoir, capisci che ha condotto una locomotiva per vent'anni. Quando un attore riesce a fare questo senza neanche parlare, è meraviglioso. E Tommy Lee Jones lo ha fatto. Ha anche contribuito ai dialoghi e scritto alcune scene che non sono nel libro. Non lavora solo per se stesso, ma anche per gli altri attori, per migliorare le scene. E' un perfezionista e ha riscritto alcune scene anche venti volte. In verità, dovrebbe essere citato come cosceneggiatore. Ed è uno dei pochi attori dei quali era sempre buona la prima, tanto era brillante. Non ho mai fatto più di tre ciak per una scena. D'altronde, odio farne di più.

Che cosa pensa del fatto che il suo film non uscirà nelle sale negli Stati Uniti?
Uscirà in DVD. La ripartizione della coproduzione dava il territorio nordamericano al produttore americano. Io avevo il resto del mondo con TF1 International. Tutto qua…

Trova questa decisione infelice?
Lei può scriverlo, è libero di valutare.

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