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Kai Wessel • Regista

Il destino di un’icona

di 

- Hilde In Germania dal 12 marzo

Il cineasta tedesco racconta la genesi di Hilde [+leggi anche:
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, il film presentato alla Berlinale che ripercorre la vita di una vera e propria icona: l’attrice e cantante Hildegarde Knef.

Il regista 57enne di Amburgo ha cominciato la carriera nel cinema facendo l’autista, il fotografo di scena, poi lavorando come assistente di Ottokar Runze, prima di poter realizzare il suo primo lungometraggio, Martha Jellneck (Premio del cinema tedesco nel 1989). In seguito si è costruito una solida reputazione come regista di film per la televisione, per i quali ha ricevuto numerosi premi (ad esempio per la recente commedia sul nazismo Goebbels und Geduldig, interpretata dal compianto Ulrich Mühe), tutto ciò continuando a girare occasionalmente dei film per il grande schermo (come i lungometraggi per bambini The Trace of the Red Barrels e The Year of the First Kiss).

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Prodotto da Egoli & Tossell, Hilde [+leggi anche:
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, che ripercorre la biografia dell’attrice e cantante Hildegarde Knef (interpretata dalla carismatica Heike Makatsch), ha spinto Kai Wessel al primo piano del cinema internazionale. Il film è stato proiettato il mese scorso in anteprima nell’ambito delle Proiezioni Speciali della Berlinale, davanti a una sala piena. Durante la conferenza stampa, il regista si è detto “entusiasta della possibilità di mostrare il suo film alla Berlinale, perché la vita di Hildegarde Knef è intimamente legata a questa città. Il mio film, infatti, racconta anche la storia di Berlino: Hildegarde Knef è nata durante la Repubblica di Weimar, ha vissuto sotto il regime nazista…Sarebbe felicissima di quest’anteprima al Friedrichstadtpalast."

Se l’idea di realizzare un film biografico su Hildegarde Knef è nata dalla produttrice Judy Tossell (che sin dall’inizio aveva in mente Heike Makatsch), è con altrettanto entusiasmo che Kai Wessel è entrato a far parte del progetto: “Ho iniziato a interessarmi all’argomento un po’ tardi rispetto ad altre persone, come Judy, che ci lavoravano già da tempo. Tuttavia scegliere Heike per il ruolo di Hilde è stata davvero un’idea brillante. Ho saputo da subito che sarebbe stata l’interprete perfetta”. A proposito della scena iniziale del film, in cui Hildegarde Knef ha un momento di panico sulla scena in cui inizia a ricordarsi della sua vita passata, il regista ha dato questa spiegazione: “Un corollario dell’essere geniale, sensibile e intelligente, è sicuramente il fatto di non rientrare nei canoni e temere di non essere amato dalla gente. Nonostante Hildegarde Knef fosse salita su un palcoscenico più volte nel corso della sua vita, aveva sempre paura di fare quel passo, di non piacere al pubblico”.

Per poter ripercorrere la vita incredibile di un’icona, dai suoi sedici anni sino ai quaranta, bisogna fare molte ricerche e poi decidere cosa includere nella storia e cosa eliminare: “Abbiamo discusso sulla sceneggiatura per un anno e mezzo e le possibilità su come raccontare la storia erano molteplici. Rievocare la vita di un’artista in un’ora e qualcosa non è una cosa facile, soprattutto quando si tratta di una donna con la personalità di Hildegarde Knef. Ci sono stati molti mutamenti nella sua vita, luoghi diversi che abbiamo dovuto includere nella storia, quindi con Maria (la sceneggiatrice) e Heike Makatsch, dovevamo rivedere costantemente la sceneggiatura e discuterne. Sviluppare questo genere di personaggi è un compito davvero speciale e una grande responsabilità. Si può dire che abbiamo dovuto colmare le lacune e questo è stato un lavoro di squadra. In totale ci sono state diciassette versioni della sceneggiatura!”

C’è chi può aver riscontrato la mancanza di uno sguardo critico sull’eroina, soprattutto per quanto riguarda l’opportunismo che talvolta manifestava, ma il cineasta ha un’opinione diversa a riguardo: “Tra i numerosi talenti di Hildegarde Knef ce n’è uno che trovo particolarmente affascinante: non si è mai piegata al volere degli altri ed è rimasta indipendente. Ha avuto dei problemi con il pubblico e con la società in generale, ma ha continuato ad andare avanti, ha seguito la sua strada e mantenuto il suo punto di vista. Allo stesso tempo non ha mai pensato di avere una missione da compiere e non si è mai presa per un profeta da imitare. Ha raccontato tutto ciò nelle sue canzoni (le difficoltà incontrate, le sfide affrontate) che io considero creazioni molto personali”. Insomma, più che la semplice biografia di un’icona, il film di Kai Wessel è senza dubbio anche l’espressione di una grande ammirazione per quest’artista.

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