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Alba Rohrwacher

Shooting Star 2009 - Italia

di 

Con cinque film usciti soltanto nel 2008, Alba Rohrwacher è un volto noto ormai anche al grande pubblico, che dopo averla conosciuta in Mio fratello è figlio unico [+leggi anche:
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di Daniele Luchetti e Giorni e nuvole di Silvio Soldini (primo David di Donatello) l’ha ritrovata – finalmente protagonista – in Riprendimi di Anna Negri ed Il papà di Giovanna di Pupi Avati.
Cineuropa: Cosa si aspetta da quest’esperienza di Shooting Star?
Alba Rohrwacher: Sono molto curiosa, vorrei vedere i lavori dei miei colleghi: alcuni – per esempio Hafsia Herzi, protagonista di Cous-Cous [+leggi anche:
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intervista: Hafsia Herzi
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– li ho visti al cinema, ed ho molta voglia di confrontarmi con loro. È dal confronto che nasce l’arricchimento.

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Quali considera le tappe più importanti della sua carriera?
Intanto il Centro Sperimentale di Cinematografia, dove ho capito che la mia passione per la recitazione poteva diventare un lavoro; e poi l’incontro con alcuni autori che mi hanno insegnato moltissimo. Devo tanto, in particolare, a Luchetti e Soldini, che mi hanno regalato dei personaggi piccoli ma costruiti con cura.

Com’è stato il salto da protagonista?
Riprendimi, un film indipendente, piccolo ma per questo molto sentito da tutto il cast, mi ha fatto capire per la prima volta cosa vuol dire stare in scena dall’inizio alla fine, essere il cardine della storia. Poi c’è stato Il papà di Giovanna, faticoso ma emozionante: mi sono affidata a Pupi Avati, alla sensibilità con cui spoglia gli attori di ogni sovrastruttura per giungere all’essenza dei personaggi.

Accanto a questi film più noti, però, ci sono alcuni titoli meno conosciuti…
Film a cui sono molto legata, come 4-4-2 Il gioco più bello del mondo e Non c’è più niente fare [+leggi anche:
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. Oppure In carne e ossa di Christian Angeli, con cui avevo girato un corto molto premiato, Fare bene mikles: si tratta di un’opera prima impegnativa, fortemente psicologica. Un esordio a bassissimo costo, pronto da due anni ed ancora in attesa di distribuzione.

Ci può parlare dei suoi prossimi progetti?
A marzo, mentre inizio le riprese del nuovo film di Silvio Soldini, uscirà Due partite di Enzo Monteleone. È un progetto interessante che raccoglie più di una sfida: portare al cinema il testo teatrale di grande successo di Cristina Comencini, mantenendo l’ambientazione tutta in interni, e affidare ad un uomo la regia di questa storia tutta al femminile, interpretata da un cast di attrici straordinarie.

Nel frattempo c’è stato l’incontro con un’altra grande attrice…
Sì, interpreto la figlia di Tilda Swinton in Io sono l’amore di Luca Guadagnino, un autore che ha grande gusto per l’immagine: il film è la storia di una donna dell’alta borghesia milanese travolta dall’amore per un cuoco più giovane di lei. Tilda, da sempre uno dei miei punti di riferimento, è un’attrice sorprendente, piena di energia, molto generosa.

E poi c’è L’uomo che verrà di Giorgio Diritti…
Più che un film, è stata un’esperienza di vita: racconta l’eccidio nazista di Marzabotto, ma la Storia è vista con gli occhi di una bambina. La sceneggiatura, piena di poesia, aderisce allo sguardo della protagonista, puro, libero, delicato. E descrive in modo autentico la vita di una famiglia contadina, la campagna.

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