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Céline Bolomey

Shooting Star 2009 - Svizzera

di 

Scoperta nel 2003 in On dirait le Sud [+leggi anche:
intervista: Céline Bolomey
scheda film
]
, film vincitore del Premio del cinema svizzero, Céline Bolomey è tornata a lavorare con il regista Vincent Pluss in Du bruit dans la tête [+leggi anche:
trailer
intervista: Céline Bolomey
scheda film
]
. L'interpretazione dell'attrice, il cui cuore si divide tra teatro e cinema, ha conquistato la giuria di Shooting Stars 2009.

Cineuropa: Come è avvenuto il suo debutto al cinema?
Céline Bolomey: Ho recitato in Le voyage de Noémie di Michel Rodde quando avevo dieci anni. E' stata un'avventura incredibile, ma anche molto dura per una bambina. Ho fatto poi danza in modo intensivo: ero affascinata dal palco. Più tardi, ho seguito un corso all'INSAS di Bruxelles. Sono tornata al cinema nel 2003 con On dirait le Sud di Vincent Pluss.

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Lei recita anche nel nuovo lungometraggio di Vincent Pluss.
Du bruit dans la tête riunisce quasi tutto il cast di On dirait le Sud. Vincent ama coinvolgere gli attori nella scrittura del film. Avevamo trovato l'esperienza molto bella e ci chiedevamo come avremmo potuto portarla avanti, come sviluppare un linguaggio comune. Il problema, con l'improvvisazione, è che si tende a spiegare tutto e spesso si dice troppo. Bisogna anche ritrovare una qualità della lingua, una scrittura. Per Du bruit dans la tête, Vincent ha avuto l'idea della voce interiore, della soggettività. I suoi film parlano di sensazioni, di esplorazione. Egli lavora più sulla costruzione di impressioni che sulla costruzione narrativa.

Lei, dunque, viene coinvolta nel processo creativo, cosa piuttosto rara al cinema.
La mia esperienza nel campo del cinema è molto particolare. Ne ho poca e non conosco altro modo di lavorare, con Vincent Pluss così come per iXième, journal d'un prisonnier di Pierre-Yves Borgeaud e Stéphane Bloch, e per AM, PM di Francesco Cesalli.

Con quali registi le piacerebbe lavorare?
Ce ne sono tanti: Jacques Audiard, i fratelli Larrieu, David Lynch, James Gray, Alejandro González Iñárritu… In Svizzera penso a Lionel Baier, Ursula Meier e Jean-Stéphane Bron. Detto questo, il lavoro nasce dagli incontri. Non vorrei lavorare con qualcuno che mi affascina, ma con qualcuno con cui non riesco a instaurare un rapporto.

Spera di fare incontri di questo genere agli Shooting Stars di Berlino?
In genere, si incontrano soprattutto i direttori di casting e gli agenti. I veri incontri avvengono con i registi. Alcuni direttori di casting fanno un ottimo lavoro, ma hanno spesso le mani legate dai produttori che impongono loro attori vendibili, come si suol dire. Ti giudicano in base a quello che puoi produrre. Penso che il mio mestiere sia molto più di questo!

La manifestazione offre tuttavia una visibilità internazionale...
Gli Shooting Stars rappresentano in effetti un'occasione per farsi conoscere e sono molto felice che la giuria mi abbia scelta per questo film. Lo spettacolo e il glamour attirano l'attenzione dei media, ma non m'interessa essere una star, ho soltanto voglia di poter fare il mio mestiere. Sono piuttosto diffidente: un momento sei sotto i riflettori, quello dopo sei totalmente ignorata. Forse questo mi giocherà brutti scherzi, ma ho bisogno di restare integra e fedele ai miei principi, altrimenti non so più perché faccio questo lavoro.

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