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Andrzej Jakimowski • Regista

"Possiamo cambiare il nostro destino"

di 

- Regista che coniuga talento e indipendenza creativa, Andrzej Jakimowski ha ricoperto anche in Tricks il doppio ruolo di regista e produttore. Una scommessa vinta

Dopo il fortunato Squint Your Eyes, opera prima indipendente prodotta senza il sostegno delle istituzioni nazionali, Andrzej Jakimowski ha ricoperto nuovamente un doppio ruolo: quello di regista e di produttore per Tricks [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Andrzej Jakimowski
intervista: Tomasz Gąssowski
scheda film
]
. Incontriamo questo autore che coniuga talento e indipendenza creativa.

Cineuropa: Tricks è un film dedicato a sua sorella. Quanto c'è di autobiografico in questa storia?
Andrzej Jakimowski: ci sono nel film alcuni motivi tratti direttamente dalla mia vita: la relazione tra i due protagonisti, ad esempio, è basata sul rapporto che ho con mia sorella. Ma il film non è un'autobiografia, si ispira alla vita in generale, quella che mi circonda.

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Come Squint your eyes, Tricks include attori non professionisti. Che cosa le danno?
Una naturalezza insostituibile. Certo, i dilettanti non sanno recitare tutto, ma la loro presenza influenza fortemente gli attori professionisti, che a loro volta cercano di mettersi al loro livello in termini di naturalezza. Inoltre, i giovani dilettanti sono molto motivati e imparano tanto dai colleghi professionisti. E' un ottimo scambio.

Tricks mette insieme tre elementi importanti: la convinzione di essere in grado di raggiungere i propri obiettivi nonostante il destino contrario, il contrasto tra l'ingenuità dell'infanzia e la gravità dell'età adulta, e l'immagine del bel rapporto tra fratello e sorella. Qual è la cosa più importante, per lei, nel film?
Sono contento che abbia notato il primo elemento. Quello che volevo fare era incoraggiare a correre dei rischi. Naturalmente non si tratta di farlo alla cieca; i miei personaggi non lo fanno perché sono degli osservatori eccezionali. Sono certo che possiamo cambiare il nostro destino, anche se questo ci sembra impossibile. Correre rischi non è di certo il genere di consigli che i genitori danno ai loro figli. Quello che faccio è forse poco pedagogico, ma è una verità che vorrei trasmettere a mia figlia, ai miei cari e ai miei amici.

Lei è sia regista che produttore dei suoi film.
Sì, se andassi da una casa di produzione all'altra, i miei film non verrebbero mai realizzati. Sono storie molto personali. Ho bisogno di libertà. Non voglio dipendere dagli altri, soprattutto da produttori spesso inetti, che agiscono per routine e incompetenti.

Lei gira i suoi film nelle regioni povere, post-industriali. Ma trasforma questa provincia grigia in paesaggi favolosi, soleggiati e pieni di fascino. Il cinema deve essere ottimista?
Il cinema non ha doveri. Ciò che voglio mostrare è che la vita reale può essere interessante e bella, anche in una provincia grigia. E' una questione di punti di vista, che dipendono dal rapporto che abbiamo con il mondo. Nel cinema polacco dominano i film che descrivono realtà difficili, gente disperata. Io sono all'opposto.

Il film ha ricevuto il Label Europa Cinemas e una manciata di premi internazionali. Questo successo ha aiutato le vendite internazionali di Tricks?
Sì, il film ha trovato una distribuzione nella maggior parte dei paesi dell'Europa occidentale. Non è stato ancora comprato per l'Italia, i Balcani, la Repubblica Ceca e la Slovacchia. Ma è stato venduto anche per Israele e Taiwan. La cosa più difficile per il nostro rivenditore (la società M-Appeal) è stata lottare contro il cliché di un cinema polacco triste. Bisogna convincere i distributori che abbiamo fatto un lavoro del tutto diverso, che abbiamo realizzato un film gioioso e molto amato dal pubblico.

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