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Jean-Marie Dura • Esercente
"UGC è un gruppo risolutamente europeo"



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Incontro con Jean-Marie Dura, direttore generale del circuito UGC (più di 500 schermi in Francia, Belgio, Spagna e Italia) che, in occasione della Giornata dell'Europa del 9 maggio, presenterà nelle sue sale il cinema dei 27 paesi dell'Unione europea.

Cineuropa: perché una giornata del cinema europeo organizzata dal gruppo UGC il 9 maggio?
Jean-Marie Dura: abbiamo cominciato nel 2004 a Bruxelles, per poi allargare progressivamente l'evento ad alcuni cinema UGC in sei città emblematiche d'Europa e per tutto il giorno (all'inizio, la programmazione abituale riprendeva la sera): due a Bruxelles, il nostro nuovo multiplex italiano Porta di Roma e il nostro complesso madrileno, Manoteras, di 20 schermi. In Francia, è coinvolto a Parigi l'UGC Ciné Cité Les Halles (primo cinema d'Europa con oltre 3 milioni di entrate all'anno, di cui 800 000 per i film d'essai), le 22 sale dell'Etoile a Strasburgo e, per la prima volta, il Ciné Cité di Lione. Il nostro PDG Guy Verrecchia ha voluto impegnarsi in questo senso perché UGC è un gruppo risolutamente europeo. Senza cadere nell'"euro-pudding", l'industria del cinema andrebbe meglio se i film europei trovassero un pubblico al loro livello, accanto alle cinematografie americane e nazionali. Perché tanti talenti europei non oltrepassano le frontiere, e serve ogni tipo di sforzo pubblico e privato per far emergere uno spazio cinematografico europeo.

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Come ha composto la programmazione di questa giornata?
E' stato un calvario riuscire a mobilitare 27 film europei per una giornata. L'ideale sarebbe proiettare le stesse opere inedite in tutte e sei le città, in versione originale sottotitolata nella lingua di ciascun paese. Ma è difficile trovare i film e le sei copie, in particolare per i territori che non hanno una cinematografia abbondante.

Quali sono le tendenze dei mercati europei su cui UGC opera?
L'Italia è un mercato dal potenziale enorme: ha fatto un balzo in avanti del 12 % nel 2007, mentre gli spettatori in Spagna sono scesi a 115 milioni. Malgrado il record di The Orphanage, la quota di mercato dei film nazionali in Spagna cala di anno in anno, mentre è salita del 35 % in Italia, con film popolari usciti per la prima volta anche in estate. Negli ultimi 20 anni, l'Italia non era stata al passo con la rivoluzione dell'esercizio europeo per qualità e quantità, ma ora vi si può tornare a cercare pubblico così come è stato fatto in altri paesi. In Spagna, il boom immobiliare dopo il 1996 ha portato a una moltiplicazione delle sale e a un'anarchia totale, ma c'è stato un calo delle entrate dopo il picco del 2001 (147 milioni di spettatori). Eppure il prezzo medio del biglietto è molto basso e il deposito di bilancio dello scorso settembre del secondo circuito di sale (Abaco) creerà nuovi equilibri. In Francia, al di là degli alti e bassi di una frequentazione pur sempre elevata, ci si dimentica che il numero degli schermi non è sempre lo stesso, ma aumenta costantemente, e che quindi bisognerebbe ragionare proporzionalmente. Si va verso uno scenario alla spagnola o verso una curva ascensionale? A questa questione si legano quelle della frequentazione dei giovani, di Internet, della pirateria… Il 2007 è stato mediocre, soprattutto per i film francesi, ma il 2008 comincia su basi migliori. Quanto al Belgio, si tratta di due mercati molto diversi per la barriera linguistica, ma è un insieme doppiamente cartellizzato: da Kinepolis (50 % delle sale e saturazione degli schermi con il blockbuster del momento) e dalle major americane (che accumulano l'80 % delle entrate), il che rende difficile l'evoluzione dell'offerta. Ma è il bello dell'Europa: una molteplicità di mercati locali con specificità molto forti e percezioni del cinema molto diverse.

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