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Joachim Trier • Regista

"Un cult movie per le giovani generazioni perdute"

di 

- L’ambizioso lungometraggio di esordio del filmmaker emergente norvegese è un tributo alla Nouvelle Vague di un regista che ha imparato a tenere la macchina da presa prima di leggere e scrivere

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è stato lanciato a Karlovy Vary. Mi domando se lei non sia stata una vittima del successo, “costretta” a girare il mondo col suo film e a riscuotere premi un po’ ovunque …

Joachim Trier: Con Reprise è stata una corsa folle sin dall’anno scorso a Karlovy Vary. Il film è andato a Toronto, Londra, al Sundance, e poi ha avuto primi piani ad Angers, Rotterdam, Rouen, Istanbul e molti altri festival. Non sono riuscito ad andare ovunque. Abbiamo vinto 16 diversi presi in totale, fino ad ora.

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Quello che colpisce di Reprise è la complessità e la ricchezza della sceneggiatura che ha scritto insieme a Eskil Vogt. Quanto tempo ha passato nel processo di sviluppo e quanto ha messo di sé stesso nella storia?
Ci sono voluti quattro anni per scrivere. E’ stato un processo lungo, e molto di ciò che si vede era già nella struttura dello script. Volevamo raccontare la storia di due giovani aspiranti scrittori, usando la forma per esprimere le loro personalità. C’era una vera ricchezza di idee da portare avanti e un mix schizofrenico di elementi. Non volevamo scrivere un dramma lineare, ma era essenziale creare un’identità appropriata ai due protagonisti.

Non si tratta di noi nel senso che la storia della loro vita non è la nostra, ma comprendo le ambizioni di scrittura che i due protagonisti condividono, e la loro domanda: cosa accadrebbe se ci arrendessimo? Mi ritrovo in molti personaggi perché molto di ciò che scrivo è basato su esperienze personali, ma alcuni personaggi sono anche antagonisti. Quando scrivo, mi domando spesso: cosa sarebbe successo se avessi dovuto interpretare quella parte? Come mi sarei sentito?

Il film è intellettualmente molto ambizioso ed è diretto ad una nicchia di mercato che attrae anche un ampio pubblico giovane con la sua musica punk. Com’è stato ricevuto in Norvegia?
Non è mai stato pensato come film commerciale ma ha avuto successo in un certo ambiente culturale, ed è addirittura diventato un cult movie tra quei giovani della classe media norvegese che vogliono fare qualcosa di creativo. È toccare un tasto sensibile in quella generazione che si sente schiacciata nelle sue aspirazioni e un po’ persa nella propria vita.

Le atmosfere di Reprise ricordano i film di François Truffaut, della Nouvelle Vague francese. È intenzionale?
No, direi di no, eccetto la parte introduttiva, che è un sequel autonomo compresso nel film. Naturalmente mi ha ispirato Alain Resnais, o anche l’approccio al cinema giocoso e temporale di Nicholas Roeg. Mio nonno ed i miei genitori hanno lavorato nel cinema e ho avuto la mia prima super-8mm a quattro anni, e ci realizzavo piccoli film di animazione con mio nonno. Sono cresciuto immerso nel cinema, e sono diventato un vero cinefilo e questo naturalmente mi ha ispirato.

La recitazione degli attori,per lo più non-professionisti, è straordinaria...
E ancora, l’influenza della Nouvelle Vague è stata importante nell’utilizzo di attori basato sulle loro personalità. Non volevo attori professionisti, la Norvegia è un paese piccolo con molti attori amatoriali. Abbiamo cercato anche nei database di comici e musicisti. Abbiamo visto oltre 1000 persone. Ho utilizzato anche qualche attore professionista come Christian Rubeck, che è più tecnico ed analitico nel suo approccio alla recitazione. Viktoria Winge, che interpreta la fidanzata di Phillip, non aveva mai recitato in un film, ma suo padre è un noto interprete teatralee regista d’opera (Stein Winge). Aveva frequentato la scuola teatrale in Norvegia, cantato e lavorato come modella nel Regno Unito. Ora è diventata un’attrice nota in Norvegia, e ha interpretato un ruolo principale nel thriller norvegese Cold Prey [+leggi anche:
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A cosa sta lavorando ora?
Su vari progetti, alcuni scritti con Eskil. Sono stato contattato da molti produttori internazionali per girare film in inglese, e, naturalmente, sarebbe divertente lavorare in inglese, visto che ho studiato alla National Film and Television School nel Regno Unito. Voglio continuare a fare film personali, che esplorano vari aspetti della narrazione, il concept del film e come viene raccontato.

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