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Maciej Karpinski • vicedirettore dell’Istituto Polacco di Cinema

"Il nostro fine è la visibilità"

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Scrittore, drammaturgo, sceneggiatore e critico, Maciej Karpinski è stato vicepresidente dell’Associazione dei cineasti polacchi, insegnante al corso di sceneggiatura della scuola di cinema di Lodz, poi direttore della programmazione al Festival del Cinema Polacco di Gdynia. Nel settembre del 2005, è stato nominato vicepresidente, con delega alla promozione del cinema polacco all’estero, dell’Istituto Polacco di Cinema (PISF).

Benché nato da poco, il PISF è definito da "Variety" come il "più efficace promotore di una cinematografia nazionale in Europa centrale e orientale". Ma, si sa, il successo non è possibile senza soldi. In che modo la situazione finanziaria della promozione del cinema polacco è cambiata dall’istituzione del PISF?
Maciej Karpinski: La situazione è radicalmente cambiata. In passato la mancanza di soldi era un grande problema e anche la promozione di film molto interessanti, che meritavano di essere presentati all’estero, era inefficace e spesso inadatta alle esigenze del mercato. Ora i mezzi ci sono. La nostra attività si svolge in due modi: con iniziative proprie e con il sostegno a progetti di promozione depositati da produttori, distributori e associazioni. Al momento, il PISF dispone di 2,5 milioni di zlotys (625 000 euro) per la promozione. Non sarà una fortuna, ma è una somma sufficiente per portare avanti un lavoro serio in questo campo.

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Il PISF ha cominciato la sua attività di promozione negli Stati Uniti, eppure da anni i film polacchi non sono distribuiti nei paesi europei più vicini…
Naturalmente per noi l’Europa è più importante. E bisogna dire che nel nostro continente la situazione del cinema polacco è cambiata. Dopo anni di assenza, alcuni film polacchi hanno trovato un distributore e importanti rivenditori internazionali. Ono [+leggi anche:
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di Małgorzata Szumowska è uscito in Germania, Persona non grata [+leggi anche:
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di Krzysztof Zanussi in Italia, Z odzysku (Retrieval) [+leggi anche:
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di Sławomir Fabicki ha un distributore in Francia. E’ un buon segno.

Le possibilità di sbarcare all’estero sono più grandi in caso di coproduzione. Il PISF ha recentemente accordato il suo sostegno a grandi registi europei come Peter Greenaway o Volker Schlöndorff.
Il regime fiscale polacco non offre incentivi come, ad esempio, in Ungheria, quindi teniamo molto alle coproduzioni, che possono in qualche modo compensare questa carenza. Ci rendiamo conto che un euro che spendiamo noi significa almeno qualche euro investito in Polonia. E sappiamo bene che senza partecipazione finanziaria, sarebbe difficile attirare coproduttori. Questo non vuol dire che sosteniamo tutte le coproduzioni. Abbiamo un sistema di valutazione basato su due criteri principali: il film deve essere di qualità e la sua produzione deve essere per noi semplicemente vantaggiosa.

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