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Joachim Lafosse • Regista

"Interrogare la legge"

di 

- Joachim Lafosse • Regista Sul set di Nue-propriété

Sul set di Nue-propriété [+leggi anche:
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trailer
scheda film
]
, Joachim Lafosse racconta a Cinergie questa "storia di due fratelli (Jérémie e Yannick Régnier) che non riescono a separarsi e vengono sedotti dalla madre (Isabelle Huppert)". Un personaggio ritagliato su misura per un'attrice abituata a ruoli difficili e che si è battuta personalmente perché questo secondo lungometraggio del regista belga vedesse la luce (leggi l'articolo).

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Cinergie: Siamo di fronte ad una madre molto forte?
Joachim Lafosse: Si, certamente. Ma non solo. C'è anche un figlio che difende suo padre, un po' dimenticato o simbolicamente assassinato. Il mio obiettivo, se riuscirò a raggiungerlo, è quello di salvare un individuo molto violento. Di accompagnare lo spettatore con un personaggio che sprofonda, in quanto figlio di una madre così forte, in una specie di possessione e di violenza distruttrice. Scrivendolo, ho pensato al "Giardino dei ciliegi" di Cechov. E L'orgoglio degli Amberson di Welles. Pensavo a questo rapporto come proprietà, ma sia a livello materiale che a livello di interrogativi più ampi: Che significa essere parenti? Avere dei figli? Che cos'è essere figli? Il motore della scrittura di Nue propriété consiste nell'indurre lo spettatore a interrogarsi alla fine del film sui limiti di ciascuno. I limiti della responsabilità. In questo caso due giovani adulti, due gemelli, che vivono ancora con la madre e diventano violenti nei suoi confronti. E tutto questo non è fortuito. Credo sia sistematico.

C'è una costante: in assenza del padre, le regole saltano e s'installa la violenza?
Si, ma la questione fondamentale per me è: quali sono le leggi universali che fanno sì che noi possiamo coabitare e vivere insieme? E trovo che queste leggi sono state dimenticate. Questa è la domanda con la quale mi confronto, di film in film. Penso che non sia il padre che manchi ma la legge e delle persone che la facciano rispettare o la interroghino.

Hai la possibilità di utilizzare un trio di attori davvero eccezionali: Jérémie e Yannick Renier e Isabelle Huppert. Questo modifica il tuo approccio alla regia?
Ho beneficiato di una infrastruttura un po' più grande. E ho naturalmente provato a conservare la spontaneità che ho ottenuto nei due film precedenti girati in video. Non so se l'ho raggiunta, vedremo dopo il montaggio. ma riguardo agli attori e alla loro recitazione, non dipende dal fatto che siano conosciuti o meno. Si tratta di provare a farli vivere dentro un'inquadratura. Ho provato con loro a definire il terreno di gioco. E dunque le regole nelle quali loro vogliono giocare/recitare. E penso che sia veramente quando la legge è definita che l'attore può lasciare il posto alla propria inventiva. Ed essendo tre personalità differenti, l'approccio non è lo stesso per ciascuno di loro.

Hai modificato il tuo stile rispetto a quello utilizzato per il video?
Si, ma non è legato agli attori. La forma che s'è imposta era quella del piano sequenza e dell'inquadratura fissa, l'inverso di quello che facevo prima, quando i personaggi erano sotto un'urgenza. In Nue-Propriété, questa famiglia soffre di una situazione e di una legge che impediscono loro di spostarsi, muoversi. Mi sembrava importante immobilizzarli nell'inquadratura e di non muovere l'inquadratura. Sono gli attori che devono uscire dall'inquadratura ma l'inquadratura non li segue mai. C'è tanto lavoro attorno al fuori campo. Escono e come travolti da tutta questa educazione, tornano e non escono più. Fino alla fine, quando dovranno abbandonare quella casa.

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