email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

David Lammers • Regista

"Il plot è importante, ma non è l’unica cosa che guida il film"

di 

- Il regista David Lammers parla del linguaggio del suo lungometraggio di debutto e della sua importanza

Cineuropa: Secondo lei Northern Light [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: David Lammers
intervista: Jeroen Beker
scheda film
]
è un film più olandese o europeo?

David Lammers: In fin dei conti, quello che è importante è raccontare una storia che piaccia alla gente in tutto il mondo; questa è la mia ambizione. I film che mi piacciono parlano di persone, di come vivono la loro vita in qualunque parte del mondo esse abitino. Non penso che un film diventi più internazionale se all’improvviso vai all’estero; la località ha poco a che vedere con l’universalità del film, nonostante sia in olandese e girato nei Paesi Bassi. I dettagli di cui hai bisogno per costruire la storia vengono da un luogo specifico, e puoi solo includere quelli che sono alla tua portata. Per me, è importante riuscire a parlare con la gente che vive nell’ambiente ritratto, per capire come si muovono davvero. Non riuscirei mai a girare un film sull’oppio venduto a Shanghai, ad esempio, sentirei che sto solo grattando la superficie, mi sentirei schiacciato dai cliché.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Com’è riuscito ad unire il ritratto generale di un’estate ad Amsterdam con la storia più specifica della difficile relazione padre-figlio?
In realtà, mentre scrivevo, queste due idee sono venute prima e dopo. È come mostrare qualcosa di quello che ti circonda ma solo finché è interessante di per sé. Poi torno alla storia, finché non mi annoia e allora torno indietro a quello che la circonda. Non riesco a focalizzarmi su una sola storia; sarebbe mono-dimensionale. Il mio desiderio è di raccontare storie su diversi livelli in ogni scena. Per esempio, la scena in cui uno dei ragazzi del quartiere passa a dire che Mitchel può lavorare al posto del padre, portandosi dietro dei grappoli d’uva, che lo fanno sembrano una specie di divinità greca. Ma l’idea, naturalmente, è che dietro al giovane c’è una madre che gli ha detto di portare i grappoli perché Mitchel è solo. Questo dice qualcosa in più sulle relazioni di vicinato e allo stesso tempo mi offre l’informazione importante per la scena, ovvero che ha trovato lavoro.

Come ha lavorato sui dialoghi, dato che sono così naturali? Era tutto fissato da prima delle riprese o è il risultato del lavoro con attori e gente del luogo?
Ho scritto la maggior parte dei dialoghi, nonostante gli attori abbiano dato il loro contributo in alcune scene di improvvisazione. Vado spesso nelle zone ritratte nel film, e naturalmente guardo gli abitanti e ascolto le loro conversazioni, che poi convoglio nei miei testi. Ho ascoltato la gente e ho cercato di scrivere quello che dicevano anche prima di cominciare a fare film. È veramente interessante analizzare la lingua parlata dalla gente. Queste riflessioni sulle parole sono importanti anche perché non voglio dare loro troppa rilevanza nel film; non devono diventare il cuscino su cui dorme il film. All’inizio il padre parla incessantemente, nonostante non dica poi molto, e pian piano comincia a parlare meno, e quando, finalmente, tace, può iniziare a capire cos’è successo. Il padre fa l’opposto di ciò che dice. Per il suo personaggio, cosa dice non è la cosa più importante, ma parlare molto è un tratto definito del suo carattere. Detto questo, mi piacciono alcuni modi di dire che usa.

Nonostante il tema serio, Northern Lights è spesso molto divertente. Quanto è importante l’umorismo in questo film?
L’umorismo è importante, direi essenziale. È perfetto per contrastare le parti più drammatiche e pesanti. È anche il modo che uso per guardare la vita, amo ridere quando faccio cose stupide. Il cinema è basato sul bilanciamento di queste due parti- devi trovare il posto giusto per metterci dentro lo humour. Inserirlo in un punto che stride con il contesto può nuocere alla serietà del tuo dramma, ed è pericoloso.

Mentre lavorava a questo film aveva un pubblico di riferimento in mente?
No, no davvero. Non penso ad un pubblico specifico e non voglio fare "film a target". Spero che, quando la gente lo vedrà, ne sarà commossa e che il film abbia un significato. Immagino che il pubblico del film sia fatto di gente che ha voglia di vedere qualcosa di diverso. Mettiamola così: cerco di fare film che siano insanamente guardabili; film che abbiano ancora delle potenzialità dopo la visione. Preferisco io stesso questi film– o libri– e cerco di analizzare perché continuano a darmi qualcosa, e in parte dipende dal fatto che ci sono così tante cose importanti sullo sfondo che necessitano la menzione. Nei miei film, il plot è importante, ma in definitiva non è l’unica cosa che guida il film.


Filmografia

Langer Licht (Northern Light) (2006)
Selezione ufficiale del Concorso Tiger, Rotterdam Film Festival
Allerzielen (All Souls) (il segmento Stofwolk) (2005)
Veere (corto) (2005)
Tiger Cub Award per il Miglior Corto al Rotterdam Film Festival
Snacken (TV) (2004)
Langs de grote weg (TV) (2003)
Oud en nieuw (corto) (2002)
De laatste dag van Alfred Maassen (L’ultimo giorno di Alfred Maassen ) (corto) (2001)
Golden Calf per il Miglior Corto al Dutch Film Festival Selezione Ufficiale Cinéfondation, Cannes Film Festival

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy