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Perry Ogden • Regista

Un "walking film" in mini-DV

di 

Nato nel 1961 in Gran Bretagna e cresciuto a Londra, il fotografo di moda Perry Ogden realizza un debutto importante nell’universo cinematografico con il suo primo lungometraggio Pavee Lacken [+leggi anche:
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scheda film
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, produzione irlandese in competizione nella Settima della Critica della 62e Mostra di Venezia.

Perché ha scelto di girare un film di finzione con la maggior parte degli attori non professionisti?
Il film è un mix ; un piccolo script di una ventina di pagine, improvvisazione e cinema verità. Dopo una decina di giorni di riprese, abbiamo rilavorato la sceneggiatura insieme al mio co-sceneggiatore per evitare le caricature. Ho scelto attori non professionisti per una questione di autenticità e le riprese sono durate dieci mesi. Quello che mi interessava del soggetto dei gitani irlandesi, è il tema della discriminazione, crescere in una comunità differente dal resto della società.

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Quali sono le influenze cinematografiche che hanno ispirato il suo film?
Citerei in particolare Allan Clarke che ha realizzato una serie di film per la tv, in particolare Elephant, che è stato in seguito adattato da Gus van Sant. Era un cineasta molto all’avanguardia sui suoi tempi, e ha realizzato dei "walking film", dei viaggi insieme ai suoi attori. Ho provato come lui a sbarazzarmi degli aspetti narrativi, sebbene sia difficile mantenere l’attenzione del pubblico. Ho utilizzato quindi, per Pavee Lacken, semplici fili conduttori della narrazione. Ma le mie influenze inglobano anche Los Olvidados di Luis Bunuel, Streetwise di Martin Bell, i fratelli Dardenne e gli esordi del neorealismo, dal Pasolini di Accatone, a Rossellini passando per De Sica.

La sua esperienza nella fotografia le è servita per Pavee Lacken?
Mi è servita soprattutto per costruire finanziariamente il film. Ho fatto inizialmente un montato di dieci minuti, che ho portato in giro per ottenere i finanziamenti. Ma è stato un insuccesso al punto tale che la questione che si poneva davvero era sapere se avrei o meno girato il film. Allora mi sono lanciato nelle riprese, previste in quattro settimane, ma durate dieci mesi, con il mio denaro e l’aiuto di molti amici. Ma ho continuato nel mio mestiere di fotografo e devo dire che una campagna pubblicità per l’intimo femminile ha grandemente contribuito al budget.

Quale materiale ha utilizzato ?
Abbiamo girato in mini-DV trasferito in seguito su pellicola 35mm. In un certo senso, questo mi ha aiutato perchè preservava una intimità, una prossimità in relazione ai personaggi. Ma i limiti del mini-DV in termini di cattiva definizione dell’immagine ingrandita mi hanno portato a girare soprattutto dei primi piani, perché non volevo perdere in definizione. Il capo operatore Anthony Dod Mantle (Dogville...), che è un esperto del mini-DV e un maestro del 35mm in digitale, mi ha aiutato ugualmente moltissimo attraverso i suoi consigli e la sua conoscenza del mini-DV.

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