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CANNES 2022 Quinzaine des Réalisateurs

Annie Ernaux e David Ernaux-Briot • Registi di Annie Ernaux - I miei anni Super 8

"Scrivere il testo per il film è stata un'avventura di scrittura con le immagini"

di 

- CANNES 2022: Incontro con la nota scrittrice francese e suo figlio per parlare del loro documentario e dei suoi diversi strati

Annie Ernaux e David Ernaux-Briot • Registi di Annie Ernaux - I miei anni Super 8
(© Francesca Mantovani/Gallimard, Les Films Pelléas)

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scheda film
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, primo film di Annie Ernaux e di suo figlio David Ernaux-Briot è stato presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del 75° Festival di Cannes.

Cineuropa: A chi è venuta l'idea di lanciarsi nella realizzazione di Annie Ernaux - I miei anni Super 8?
David Ernaux-Briot: È nata dal desiderio dei miei figli di vedermi da bambino, ma anche il nonno, che però vediamo molto poco dato che è lui che filma in Super 8. Quindi ho organizzato delle proiezioni filmando lo schermo e registrando i commenti che venivano fatti in famiglia, in particolare quelli di mia madre che è la detentrice della memoria familiare e che poteva raccontare gli eventi, le persone, ecc. Riesaminando tutto questo, mi sono detto che poteva esserci qualcosa da fare che avesse un valore cinematografico e soprattutto che avesse una dimensione universale e collettiva. Così ho proposto a mia madre di scrivere un testo e, con le immagini di mio padre, di farne un documentario. Anche se il termine documentario potrebbe non essere il più appropriato, diciamo un oggetto cinematografico un po' speciale.

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Di quanto materiale d’archivio familiare disponevate e come avete lavorato su questo materiale di partenza?
Annie Ernaux: C’è stata una prima versione con un testo più lungo perché David mi aveva detto che potevo scrivere un'ora di testo, cosa che ho fatto: potevo leggerlo per un'ora senza fermarmi. Era una storia ininterrotta perché doveva dare la sensazione del tempo. Mi sono basata un po' sul mio libro Les années in cui c'è una storia scivolosa che non si ferma, al passato. Poi, è stato ovviamente necessario tenere conto dei vincoli dell'oggetto cinematografico perché non si può ascoltare un testo senza interruzioni su immagini che scorrono, è impossibile.

Come avete fatto le vostre scelte e bilanciato i diversi strati del testo, ossia la dimensione familiare, quella di una donna, di un paese, del mondo attraverso i viaggi?
A.E.:
Non è una novità nella mia scrittura ed è sicuramente più facile per me farlo ora. Se mi fosse stato chiesto trent'anni fa, magari non avrei saputo come farlo. Era un lavoro non così lontano dal mio libro Les années che apparve nel 2008, soprattutto perché in quel libro descrivo il momento in cui la videocamera fa il suo ingresso in una famiglia. E ora lo vediamo sullo schermo con me che arrivo con le buste della spesa e i bambini. Poi c'è stata l'alchimia della scrittura. Ho scritto il testo del film nel 2019 ed è stata un'avventura di scrittura con l'immagine. È un'esperienza che non avevo mai fatto prima; mi affascinava rendere sia ciò che era intimo sia ciò che era più generale, e anche interrogarmi. Mi interrogo molto quando scrivo e spesso porto queste domande anche nella scrittura dei miei libri. Qui volevo anche mettere in discussione le immagini. Cosa stava cercando mio marito durante le riprese? E noi, cosa ci aspettavamo? La conservazione dei momenti felici è ovvia e, allo stesso tempo, credo che ci sia questo desiderio, condiviso da molti, di costruire una fiction familiare attraverso le immagini. La narrativa familiare rafforza, ed è chiaro che a un certo punto, quando mio marito mi filma di meno, si sta verificando un allontanamento che mostra che il legame familiare si sta spezzando.

E questo sguardo sul mondo, dato che ha poi fatto viaggi in paesi che all'epoca erano piuttosto insoliti come destinazioni per le vacanze (in particolare Cile e Albania)?
A.E.: È stato anch’esso un motore del film: rendermi conto che avevamo fatto viaggi politicamente orientati e che avevano molta forza, in particolare in Cile. Ma ho sempre saputo che questo viaggio è stato straordinario perché arriva esattamente un anno e mezzo prima dell'assassinio di Allende. Il punto di forza del filmato che abbiamo sul Cile è che si tratta di un documento storico. Riguardo all’Albania, ho sempre avuto la tendenza a dimenticare questo viaggio anche se ha molto senso, all'epoca era anche un paese filo-cinese. Questo film è lo stato del mondo prima del 1989.

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(Tradotto dal francese)

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