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LES ARCS 2021

Marie Amiguet e Vincent Munier • Registi di La pantera delle nevi

"Siamo tutti sensibili a questa bellezza, ne abbiamo bisogno"

di 

- Incontro con un duo che è riuscito a creare con lo scrittore Sylvain Tesson un documentario appassionante e commovente, presentato a Cannes e in arrivo nelle sale francesi

Marie Amiguet e Vincent Munier • Registi di La pantera delle nevi
(© Maëva Benaiche)

Presentato al Festival di Cannes (nella selezione Cinéma pour le climat), La Panthère des neiges [+leggi anche:
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trailer
intervista: Marie Amiguet e Vincent Mu…
scheda film
]
di Marie Amiguet e Vincent Munier è stato nominato per due premi Lumière 2022 (nella categoria miglior documentario e miglior musica firmata da Warren Ellis e Nick Cave). Proiettato in anteprima al 13mo Les Arcs Film Festival dove abbiamo incontrato i registi, il lungometraggio sarà lanciato oggi nelle sale francesi da Haut et Court Distribution.

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Cineuropa: Come è nata l’idea di questo film in Tibet?
Vincent Munier
: Creare avventure naturalistiche e realizzare immagini è un po' il mio lavoro. Ho iniziato come fotografo e poi ho realizzato alcuni brevi documentari negli ultimi dieci anni circa. Dopo un decennio nell'Artico, nel 2010 ho deciso di aprire un nuovo capitolo in Tibet. Ho fatto diversi viaggi lì e volevo trasmettere questa esperienza attraverso diversi mezzi di comunicazione: il libro e un film che non avesse nulla a che fare con un documentario sugli animali. L'idea era quella di lavorare con lo scrittore Sylvain Tesson, che dà molto più spessore alla storia, e che nel film ci fosse uno scambio tra noi due. Ho anche chiesto a Marie Amiguet, una vera regista abituata alla natura selvaggia, di filmarci in modo molto discreto, catturando i momenti importanti dei nostri scambi senza disturbarci. Credo che sia questo a dare al film la sua sincerità e autenticità.

Marie Amiguet: Partire con un amante della natura come Vincent, andare in Tibet, una destinazione che avevo sempre sognato, con uno scrittore come Sylvain, di cui avevo amato tutti i libri, e sperare di vedere animali sconosciuti in paesaggi grandiosi: era una proposta impossibile da rifiutare.

Perché proprio la pantera?
V.M.
: Nel mondo dei viaggi e delle avventure naturalistiche, la pantera è un po' un Santo Graal, è considerata come un fantasma.. Ma ci sono anche tanti altri animali. Avevo letto i libri del biologo George Schaller, che fece molte spedizioni in Tibet negli anni '70, e l'idea di scoprire tutto questo era molto eccitante perché conosciamo bene gli animali dell'Africa, ma molto poco quelli del Tibet perché è un territorio più complicato in termini di geopolitica, altitudine e freddo. Mi affascinano i luoghi un po' ostili, dove gli animali si adattano in modo straordinario alle condizioni difficili; alcuni di essi sono sopravvissuti nel corso dei secoli, come gli yak selvatici. Tutte queste ragioni mi hanno fatto venir voglia di andare lassù con la pantera come stella guida, sfida e obiettivo. Il film va di incontro in incontro, ma era anche una scommessa perché non c'era alcuna garanzia di incontrare questa pantera.

Com'è stato il processo di montaggio, con un materiale così vasto?
M.A.:
Tra una prima versione cronologica, quasi un making-of, molto spontaneo, e la versione cinematografica finale, ci sono state 50 variazioni del film. Vincent aveva accumulato una quantità incredibile di immagini di animali magnifiche, ma bisognava raccontare una storia. Fin dall'inizio, volevo che la pantera fosse solo un pretesto, un'esca. L'essenziale era toglierci i paraocchi e guardare cosa significa semplicemente sedersi di fronte a un paesaggio, prendersi il tempo di osservarlo, aspettare, stare in silenzio, e rendersi conto di cosa ci porta, come esseri umani, in termini di pace, benessere, gioia di vedere cose che non conosciamo, rispetto per gli altri.

E il messaggio "subliminale" sulla distruzione del pianeta?
M.A.:
Alcune versioni del film erano molto più dirette su questo punto, ma per far passare questo messaggio bisognava evitare di far sentire le persone in colpa e di dir loro che tutto sta andando male. Qui è solo sullo sfondo, nelle conversazioni tra Sylvain e Vincent. Ma è ovviamente una parte importante della nostra battaglia dire che forse ci troviamo in un mondo che non va bene e suggerire cosa potremmo fare per uscire da questa situazione, per diventare migliori, più consapevoli di tutti gli esseri viventi che ci circondano. Dobbiamo solo essere un po' più umili e più attenti.

Come giudicate il contributo della musica composta da Warren Ellis e Nick Cave?
V.M.
: È la magia del cinema! Siamo commossi e devastati da ciò che abbiamo visto, quindi volevamo evocare un'emozione molto forte. Il cinema, soprattutto grazie alla musica, ci permette di condividere sentimenti molto personali e di toccare le profondità del nostro essere. Perché siamo tutti sensibili a questa bellezza, ne abbiamo bisogno, ma la società ci ha un po' allontanato da tutto questo.

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(Tradotto dal francese)

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