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Francia

Maxime Roy • Regista de Les Héroïques

"Nella lotta che intraprende il protagonista c'è anche tanto umorismo, vita, solidarietà"

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- Alla vigilia dell'uscita in Francia, Maxime Roy racconta il suo intensissimo primo lungometraggio, molto apprezzato a Cannes, in proiezione speciale della Selezione Ufficiale

Maxime Roy  • Regista de Les Héroïques

Presentato in una proiezione speciale della Selezione Ufficiale del 74° Festival di Cannes, Les Héroïques [+leggi anche:
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è il primo lungometraggio di Maxime Roy. Questo film intenso, molto realistico e umano, che racconta il profondo tormento di un uomo e le sue deboli speranze di redenzione, è stato distribuito nelle sale francesi il 20 ottobre da Pyramide.

Cineuropa: Com'è nata l'idea di realizzare un film di finzione su un personaggio molto vicino alla realtà?
Maxime Roy: François Créton, che interpreta il personaggio di Michel, è il mio ex suocero. L'ho conosciuto diversi anni fa, con il suo look molto personale, il suo linguaggio che a tratti non comprendevo, i suoi quarant'anni di dipendenza, droga, alcol... Un giorno mi parlò di alcune videocassette che il padre gli aveva regalato come unica eredità e che non aveva mai osato guardare: di fronte alla telecamera suo padre, che sta lottando contro una malattia, parla al figlio in privato. L'abbiamo guardato insieme e ho subito capito che aveva un rapporto piuttosto tossico con il padre, piuttosto violento, e che aveva reagito a tutto questo con droghe e alcol fin dall'età di undici anni. Abbiamo trascorso molto tempo assieme e l’ho accompagnato in centri di recupero per tossicodipendenti. Poi è arrivato un bambino e Michel voleva diventare un bravo ragazzo, smettendo di fare tutto. Tuttavia, dopo anni di metadone, il suo corpo risultava un po' fuori forma: ha dolori dappertutto, insonnia, ecc. C'è molto da riapprendere. Questa lotta mi ha fatto venire voglia di scrivere questa storia con lui.

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Con lui ha girato per la prima volta il cortometraggio Beautiful Loser. Si è posto il problema di fargli interpretare il ruolo di protagonista in Les Héroïques?
Per me è stato ovvio fin dall'inizio. Lui era l'unico che poteva interpretarlo in modo che noi potessimo crederci, perché è anche il corpo che parla. Il cortometraggio è stato realizzato quasi come una prova di casting, per dimostrare che era in grado d’interpretare in qualità di attore un ruolo che sarebbe stato molto ispirato alla sua storia, ma che è fittizio e non è affatto la sua realtà. È tutto finto, ma la sensazione che trasmette il film è totalmente reale.

Come ha affrontato il difficilissimo tema della dipendenza senza cadere nella cupezza?
Quando sono andato per la prima volta a un incontro per condividere e combattere la dipendenza dall’alcol, l’atmosfera è stata molto calorosa e accogliente, con persone che si aiutavano molto, ridevano insieme, ecc. La rappresentazione, così come l’immagine che ne avevo attraverso il cinema e i media, era falsa e completamente errata. Non so se volessi affrontare realtà difficili in modo più leggero o trovare invece qualcosa di più colorato, ma sono andato dove mi sembrava più giusto. Dopotutto, nella lotta che affronta il personaggio, c'è anche molto umorismo, vita e solidarietà. Sarebbe stato totalmente sbagliato od opportunistico trattarlo solo dal lato più ostico. Le persone che mi commuovono sono piuttosto sole, ma stanno combattendo per rialzarsi, in una lotta alquanto silenziosa. Penso che dobbiamo far luce su di loro perché nessun altro lo sta facendo. Ai miei occhi, si tratta di un film luminoso, molto ottimista, che si muove verso la speranza, e che dimostra che tutto può andare bene.

L'ha girato lei stesso. Perché?
È molto difficile per me prevedere un taglio o come girerò le scene perché scelgo attori, a volte non professionisti, che hanno tutti qualcosa della loro intimità da interpretare. Dato che non so mai come ognuno interpreterà la situazione a partire dalla propria storia, voglio essere totalmente libero di reinventare e questo è abbastanza inscindibile dal fatto che io inquadro il film perché non so cosa accadrà. Seguo il mio sguardo, dove mi attira l'emozione. In questo modo il film viene guardato dai miei occhi come se lo vedessi dal vivo. Tutto questo è molto istintivo, in un rapporto più animalesco con il cinema, ma anche più in azione con gli attori e con la sensazione che la macchina da presa, in mezzo a tutto questo, non esista.

Qual è il suo prossimo progetto?
Con François stiamo lavorando a una commedia sociale con l'adattamento del fumetto Ma révérence di Wilfrid Lupano, che racconta l'amicizia tra un trentenne e un uomo sulla sessantina (che saranno interpretati da due attori un po’ più grandi) che cercheranno di trovare delle soluzioni per dare più senso alle loro vite.

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(Tradotto dal francese da Rachele Manna)

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