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KARLOVY VARY 2021 East of the West

Grzegorz Jaroszuk • Regista di Dear Ones

“Mi sento connesso con i personaggi che hanno un disperato bisogno di mettere ordine nella loro vita”

di 

- Abbiamo incontrato lo sceneggiatore e regista polacco per parlare del suo film, del suo umorismo stravagante e delle sue fonti di ispirazione

Grzegorz Jaroszuk • Regista di Dear Ones

Presentato nella sezione East of the West del Festival di Karlovy Vary di quest'anno, Dear Ones [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Grzegorz Jaroszuk
scheda film
]
è un dramma assurdo e stravagante che ruota attorno al giovane Piotr, a sua sorella Marta e a suo padre, alla ricerca della madre scomparsa senza lasciare traccia. I membri di questa famiglia separata intraprendono una lunga ricerca e incontreranno molti personaggi bizzarri lungo il cammino. Abbiamo colto l'occasione per fare due chiacchiere con lo sceneggiatore e regista di Dear Ones, Grzegorz Jaroszuk, per parlare della lavorazione del suo nuovo film.

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Cineuropa: Come è nata l'idea della storia?
Grzegorz Jaroszuk:
In un film in cui sei lo scrittore-regista, c'è sempre qualche ispirazione ed esperienza personale da raccontare. Devo dire che la mia famiglia non è così strana come quella rappresentata nel film, ma volevo fare un film sul tema della famiglia. Per me la famiglia è una sorta di "laboratorio" dove si possono osservare le relazioni. Quando fai parte di una famiglia, devi partecipare a queste relazioni, non puoi rifiutarle. Volevo fare un film su persone che non riescono a parlarsi, fino al punto in cui le cose diventano davvero assurde. Ed è per questo che questa famiglia non funziona.

Vorrei sapere di più su Piotr. Credo che sia il personaggio più complesso dei tre protagonisti. Perché hai deciso di renderlo così superstizioso e di fargli seguire così tanti rituali strani?
Mi sento legato a personaggi che hanno un disperato bisogno di trovare un po' di ordine nella loro vita, al punto da iniziare a cercarlo quasi ovunque. Piotr è un personaggio che crede in diverse religioni e in molte superstizioni, perché cerca disperatamente di trovare un modo per esprimere i suoi sentimenti. Non esce quasi mai di casa, ci lavora anche! Ho scritto la sceneggiatura prima del Covid e ho constatato che la sua vita è diventata quella di molti durante la pandemia.

È un meccanismo psicologico molto realistico. Piotr ha bisogno di una sorta di zona di comfort e, in quel momento della sua vita, questo sembra funzionare per lui.
Esattamente. Ha bisogno di qualcosa di sicuro e tranquillo in cui immergersi.

Come hai scelto i tre protagonisti? Inoltre, Olaf Lubaszenko è un veterano del cinema polacco…
Olaf è una leggenda in Polonia. È un attore molto famoso. Quello che fa il padre è davvero egoista e irrazionale, non è una buona azione insomma. Durante il casting ho sentito che avevo bisogno di un attore con una particolare tenerezza, un uomo delicato. Questa tenerezza ci mostra il motivo per cui il padre non è abbastanza forte da dire la verità. Olaf ha questa qualità speciale nel modo in cui guarda, nel modo in cui parla... Ho trovato questo tipo di tenerezza nella sua persona. Sono stato felice di averlo a bordo. In generale, per le mie scelte di casting, vedo molte foto piuttosto che guardare video. Penso che Adam Bobik [l'attore che interpreta Piotr] e Iza Gwizdak [l'attrice che interpreta Marta] siano in qualche modo simili, è verosimile che possano essere fratello e sorella. Abbiamo fatto delle prove e delle sessioni precedenti alle riprese e ho pensato che avrebbero funzionato bene insieme. Un altro attore che voglio menzionare è Piotr Żurawski, "il ragazzo". È la terza volta che ci incontriamo sul set e per me è un attore molto speciale!

Ci sono così tanti film che ritraggono famiglie separate nel cinema europeo. In questo caso, non c'è il melodramma né i cliché del genere, e hai raggiunto un equilibrio particolare tra realismo e assurdità. In che modo il cast e la troupe hanno contribuito a questo equilibrio?
È un argomento molto vasto da affrontare. Ci sono alcune parti, per quanto riguarda l'assurdità e il realismo, già nella sceneggiatura, nei dialoghi e nelle circostanze. Ma a parte i quattro ruoli principali [la famiglia e "il ragazzo"], per i personaggi secondari abbiamo continuato a chiederci come renderli grotteschi, pittoreschi ma senza andare troppo oltre. Questa è stata la sfida più grande che abbiamo affrontato con la nostra costumista, Hanka Podraza, e la truccatrice, Dorota Golinska. Può sembrare ovvio, ma fare film significa sempre porsi delle domande e prendere delle decisioni. Trovare questo equilibrio significava fare queste piccole scelte.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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