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LOCARNO 2021 Fuori Concorso

Giovanni Cioni • Reista di Dal pianeta degli umani

"Ciò che non puoi dire con le parole, puoi dirlo attraverso la forma"

di 

- Un sopralluogo alla frontiera di Ventimiglia, diventa una fiaba fantastica, narrata da un coro di rane, in cui uno scienziato sperimenta una cura di ringiovanimento con testicoli di scimmia

Giovanni Cioni  • Reista di Dal pianeta degli umani

Il nuovo film del regista italiano Giovanni Cioni è stato presentato fuori concorso al Locarno Film Festival di quest’anno. Questo saggio cinematografico molto profondo racconta l’incredibile storia di uno scienziato che aveva grandi ambizioni in materia di trapianti di organi. Dal pianeta degli umani [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Giovanni Cioni
scheda film
]
intreccia il passato con il presente e crea immagini e suoni che potrebbero benissimo provenire da un altro pianeta. Abbiamo parlato con il regista della sua ricerca e di come ha sviluppato l’idea di questo film.

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Cineuropa: Come è nata l’idea del film?
Giovanni Cioni: All’inizio, non era mia intenzione realizzare un film su questa zona di frontiera. L’idea è venuta fuori spontaneamente. I miei film nascono dagli incontri che faccio. Sono tutti personali e poi cerco di dargli un significato politico. Mi sono ritrovato per caso in quella zona e poi mi sono preso del tempo per guardare e osservare. Dopodiché un amico mi ha spiegato il significato delle gabbie che si trovano lì e che un tempo venivano utilizzate da un dottore che viveva in quella zona per tenervi all’interno delle scimmie. Sono rimasto colpito dalla storia del dottor Voronoff e dal legame tra il passato e il presente. Questo è diventato poi l’obiettivo principale del film.

Per quanto tempo è rimasto lì?
Ci sono rimasto per un tempo relativamente breve, ed è stato un approccio piuttosto inusuale per me. Inizialmente non volevo inserire i filmati che giravo all’interno del film. Li consideravo più che altro delle ricerche. Ma poi, ne ho apprezzato il carattere suggestivo. Questi filmati sono la dimostrazione dell’esistenza di una dimensione fantastica in questo luogo molto reale.

Come ha sviluppato l’idea del film?
Durante la fase del montaggio volevo far emergere il legame tra passato e presente. Guardandolo si dovrebbe avere la sensazione di essere su un altro pianeta, come suggerisce il titolo. Ho pensato subito a film fantastici come King Kong o Il pianeta delle scimmie, mentre lavoravo sul materiale e volevo ricreare proprio quella sensazione.

Come ha condotto le sue ricerche sulla storia del dottor Voronoff?
Ho un amico che vive vicino all’antica villa di Voronoff. Ha scritto un libro su di lui e ha un grande archivio. Dunque è da lì che è iniziata la mia ricerca. Sono rimasto affascinato dalla figura del dottore, poiché dà l’idea di essere un personaggio inventato. È quello che hanno detto anche gli altri, quando gli ho parlato di Voronoff. Ero sicuro che sarebbe stato il personaggio perfetto per un film. L’importante era non farlo apparire soltanto come uno scienziato pazzo. Aveva un progetto e ha svolto un ruolo fondamentale nella storia dei trapianti di organi. Inoltre il suo trascorso personale è davvero notevole. Per ben due volte ha vissuto un terribile periodo della storia. Era convinto che Mussolini lo avrebbe ammirato e risparmiato. Ma no, dovette fuggire da due pogrom. Ho apprezzato molto questa dimensione politica.

Come Voronoff, ognuno di noi ha una propria scimmia?
Beh, di sicuro, le persone sognano da sempre l’eterna giovinezza e sono disposte a fare di tutto per ottenerla. Inoltre, viviamo in un sistema che ci vuole tutti consumatori. Abbiamo un sistema di apartheid, la separazione tra classi sociali. Sono convinto che tutti noi siamo consapevoli delle condizioni climatiche desertiche e della situazione economica del mondo, ma inventiamo cose come le frontiere per distogliere la nostra attenzione dai veri problemi.

I suoni e le musiche sono molto importanti nel film. Come ha sviluppato il paesaggio sonoro?
I suoni sono sempre molto importanti per me. Ma questo non significa che essi debbano essere eccessivi. Anche il silenzio è un suono per me, ad esempio. La musica del film dovrebbe corrispondere al silenzio, e a tutti gli altri suoni. Anche la voce doveva essere parte del concetto musicale e sonoro, come se cantasse.

Quando ha scritto il testo? Assomiglia molto a un diario.
L’ho scritto durante la fase di montaggio. Sia il montaggio che il testo corrispondono l’uno con l’altro e si influenzano a vicenda. Si tratta esattamente di un diario, un diario sul processo di produzione.

Perché è importante focalizzarsi sull’ironia dal punto di vista formale?
Beh, a mio parere, anche la forma è contenuto. Ciò che non puoi dire a parole, puoi dirlo con la forma.

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(Tradotto dall'inglese da Ilaria Croce)

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