email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Svizzera

Aldo Gugolz • Regista di Anche stanotte le mucche danzeranno sul tetto

"Ad un certo punto, non puoi lasciare la valle della tua vita"

di 

- Il nuovo documentario del regista svizzero racconta la dura vita di un uomo che lavora in una fattoria di montagna

Aldo Gugolz  • Regista di Anche stanotte le mucche danzeranno sul tetto

Il film vincitore del Trento Film Festival di quest’anno è Anche stanotte le mucche danzeranno sul tetto [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Aldo Gugolz
scheda film
]
di Aldo Gugolz. In questo documentario, il regista svedese mostra la vita quotidiana del protagonista Fabiano, un abitante delle Alpi che vive in condizioni difficili e precarie. Gugolz ci ha parlato dell’attrazione che prova per questo tipo di vita a rischio di estinzione, e le sfide che ha dovuto affrontare durante la produzione.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

Cineuropa: Come ha conosciuto Fabiano e la sua storia?
Aldo Gugolz: Avevo già visitato le Alpi per la prima volta nel 1989 con un mio amico e nel 2016 ci siamo tornati per fare escursionismo. Ci siamo fermati in una malga [un’area verde di pascolo sul versante della montagna] e ci è venuta l’idea di produrre un film sulla vita degli uomini che vivevano lì. All’epoca non era ancora definito bene il progetto, ma ero attratto da quegli uomini piuttosto strani, provenienti da diversi paesi, che abitavano insieme lassù. Sei mesi dopo, quando stavamo per iniziare la creazione del film, abbiamo saputo che uno dei lavoratori era scomparso e una sua gamba era stata ritrovata nel bosco, e questa storia ci forniva un buon punto d’inizio emozionante. Fabiano è afflitto da forti sensi di colpa per non aver denunciato la scomparsa dell’uomo. Tuttavia, il caso rimane in secondo piano. La vita di tutti i giorni di Fabiano, i suoi desideri e i suoi scopi invece, sono messi in primo piano.

È stato difficile coinvolgere Fabiano?
Egli ha accettato immediatamente ed era molto interessato. Gli abbiamo detto che poteva rappresentare la sua situazione, ma era chiaro che non ne avremmo dato un’immagine dettagliata. La nostra intenzione era quella di immortalare quella che è la vita nella fattoria. Nel complesso, lo abbiamo seguito per circa due anni, tornando a fargli visita più volte, per qualche giorno, a distanza di tempo. Fabiano è il protagonista perfetto, poiché non usa giri di parole. L’unico ostacolo è stato il suo essere molto introverso.

Qual è il concetto alla base del film?
Il film doveva essere realizzato dal punto di vista di Fabiano. Pertanto, era chiaro che tutte le altre persone coinvolte sarebbero state mostrate secondo la sua visione. Abbiamo scelto di seguirlo in maniera ordinaria, ma non potevamo neppure trascurare l’aspetto poliziesco del film, considerando l’opinione giornalistica.

Quali sono state le sfide più grandi?
Da un punto di vista puramente logistico, la produzione è stata veramente estenuante. Dovevamo ogni volta scalare la malga per tre ore, con tutto l’equipaggiamento in spalla. Abbiamo spesso dovuto affrontare condizioni difficili in termini di elettricità. L’ultima ripresa l’abbiamo fatta da un elicottero e abbiamo dovuto portare con noi un piccolo generatore perché in quel momento non c’era per niente energia.

Poi, durante il montaggio, la sfida maggiore è stata trovare il tono giusto per il film. Abbiamo compreso che il fascino della malga, e il pericolo che costituisce, poteva essere trasmesso solo attraverso l’uso di immagini che mostravano il maltempo. Avevamo anche scene di paesaggi soleggiati, le quali mostravano il lato bello della malga, ma solo quando le abbiamo rimosse il film ha funzionato. Non volevamo creare un film sentimentale incentrato sull’ambiente rurale, la nostra intenzione era piuttosto quella di mostrare quanto sia dura la vita qui e quanto sia sottile la linea tra vita e morte, tra felicità ed infelicità. Solo quando piove, quando ci sono tuoni e lampi, emerge il vero volto delle Alpi.

Lavorare a questo film, che tipo di impatto ha avuto su di lei?
Ho spesso pensato: “Perché sto andando proprio quassù e non da un’altra parte?”. La storia di Fabiano mi ha fatto riflettere. Nella vita si prendono un sacco di decisioni che ti conducono in una certa direzione e lungo un certo percorso. Ad un certo punto, non puoi lasciare la valle della tua vita.

Come ha influito la pandemia di coronavirus sul lancio del film?
Il film nel 2020 doveva essere mostrato in anteprima a Nyon, ma poi l’evento è stato tenuto online. A parer mio, è stato molto deludente il fatto che la proiezione si sia tenuta senza un pubblico di fronte. Vedere la prima da casa è stata un’esperienza molto astratta. La distribuzione cinematografica c’è stata a novembre in Svizzera, prima che i cinema fossero costretti a chiudere di nuovo. Questo è costato al film la sua carriera. Nel frattempo, tutto il lavoro di pubblicità e stampa si è concluso nel nulla. Attualmente sono previste nuove uscite nelle sale, quindi faremo un altro tentativo.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese da Chiara Morettini)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy