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PRODUCERS ON THE MOVE 2021

Marica Stocchi • Produttrice, Rosamont

“Cerco coproduzioni per incontrare talenti nuovi e lavorare su storie diverse”

di 

- La produttrice italiana racconta la sua esperienza con la nuova società creata con l’attore Giuseppe Battiston

Marica Stocchi • Produttrice, Rosamont

Dopo la sua esperienza con Minimum Fax Media, nel 2019 Marica Stocchi ha creato con l’attore Giuseppe Battiston la società indipendente Rosamont, che ha esordito con Le sorelle Macaluso [+leggi anche:
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di Emma Dante, Premio Pasinetti per il film e l’intero cast alla Mostra di Venezia 2020. A breve entrerà in produzione l’esordio alla regia di Battiston, Due, ma nel frattempo Rosamont prepara il prossimo film di Emma Dante, Misericordia, e ha messo in piedi numerose coproduzioni internazionali. Quelle minoritarie per gli israeliani Honeymood di Talya Lavie, Here We Are [+leggi anche:
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di Nir Bergman, Reading Lolita in Tehran di Eran Riklis, e con la Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia per Ordinary Failures di Cristina Grosan (news), e una maggioritaria con la belga Tarantula per Orlando di Daniele Vicari. Stocchi è stato selezionata per i Producers on the Move 2021 dell’EFP.

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Cineuropa: A che punto è Due di Battiston?
Marica Stocch
i: Le riprese partiranno il 7 giugno. Giuseppe ha tratto la sceneggiatura da “Bouvard e Pécuchet”, il romanzo incompiuto di Gustave Flaubert pubblicato postumo nel 1881. Due copisti si incontrano, scoprono che fanno lo stesso lavoro e hanno gli stessi interessi, soprattutto l’agricoltura. Ma il suo sguardo da regista di Battiston è molto addolcito rispetto a quello di Flaubert, che era molto critico e sferzante.

Per te la coproduzione è un valore aggiunto per il risultato del film?
Per me è un’esperienza bellissima ma preferisco farla in minoritaria, mi piace cercare soggetti che abbiano bisogno di un partner minoritario e mi godo tutti i vantaggi: cercare sostegni ad un progetto che nasce in un altro Paese, incontrare talenti nuovi e lavorare su delle storie in modi diversi. Sui film che nascono in Italia e di cui io sono maggioritaria, la scelta della coproduzione è più sofferta. Non credo nelle coproduzioni come fonte di finanziamenti ulteriori, penso che siano da realizzare solo quando ha senso per il film, per ragioni artistiche o di mercato solide. Altrimenti credo che non convengano perché la coproduzione alza il costo del film. Nel caso de Le sorelle Macaluso non aveva senso perché Emma Dante è nuova nel cinema ma nel teatro è un nome affermato, è molto amata in Francia, ed è una regista con uno sguardo molto personale e libero. Sarebbe stata messa in difficoltà da una troupe mista e delle attrici straniere, quindi non ho insistito e ho fatto il film interamente italiano. Per quello di Battiston, in cui i protagonisti si rifugiano nella campagna friulana, aveva più logica la coproduzione con un Paese limitrofo come la Slovenia e con un produttore, Staragara, che aveva già lavorato con Giuseppe per Zoran, il mio nipote scemo [+leggi anche:
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intervista: Matteo Oleotto
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. Orlando di Daniele Vicari è girato per la maggior parte in Belgio e la cooperazione con quel Paese è naturale.

Dunque la coproduzione deve servire al film?
La bellezza di questo lavoro è nel comprendere qual è il miglior percorso del film in base alle caratteristiche del regista. Nel caso di Emma non c’è problema a lasciar scegliere a lei tutto il cast perché può dirigere chiunque, il lavoro sugli attori è una delle sue prerogative. A volte avere degli attori famosi, che generalmente sono molto bravi, ti aiuta meglio a far emergere il film e renderlo più visibile. Bisogna riuscire a capire, di volta in volta, quali sono le strade migliori, senza mai forzare il progetto ma assecondandolo, perché un progetto è fatto da una storia e da un regista.

Le coproduzioni con Israele sono insolite per una società italiana.
Siamo stati i primi a fare una coproduzione ufficiale con Israele. C’era un accordo di coproduzione bilaterale molto vecchio che è stato rinnovato nel 2019. Sono stata invitata come case study a Gerusalemme a raccontare la prima coproduzione quando avevamo già girato Here We Are. Sono attratta dalla complessità di quel Paese e dalle diverse istanze che raccoglie. Si respira un’aria di libertà tra artisti che hanno voglia di raccontare storie senza posizioni politiche. Ho un altro film in sviluppo, con Eran Riklis, regista del Giardino dei limoni [+leggi anche:
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e La sposa siriana, è un adattamento del best seller di Azar Nafisi “Leggere Lolita a Teheran”.

Cosa ti aspetti e cosa porti all’appuntamento con i Producers on the Move?
Ho partecipato al workshop di Eave, al Rotterdam Lab e altri incontri, ma stavolta non ho pensato a cosa veramente mi aspetta. So che avrò la possibilità di incontrare produttori di altri Paesi e confrontarsi sulle modalità di lavoro, ascoltare storia, trovare eventualmente nuovi progetti da seguire in coproduzione. È una occasione straordinaria perché EFP ci mette in contatto con responsabili di mercati, sales internazionali che non ho ancora mai incontrato e con cui posso aprire un dialogo. I progetti che ho in questo momento sono tanti e ne sono molto orgogliosa. Improvviserò.

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