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LUSSEMBURGO 2021

Jean-Louis Schuller • Regista di Hytte

"Le persone attratte dalle Svalbard sono in molti casi personaggi persi che ricominciano alla fine del mondo"

di 

- Abbiamo incontrato il regista di questa coproduzione Lussemburgo-Belgio che racconta la storia di un uomo in cerca di identità e significato

Jean-Louis Schuller  • Regista di Hytte

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(la parola significa "capanna" in norvegese), è il primo lungometraggio di finzione di Jean-Louis Schuller, che ritrae una ricerca di identità ai confini del mondo, sulle coste del territorio più settentrionale della Norvegia: l'arcipelago delle Svalbard. Prima di questo film (di cui Schuller è anche direttore della fotografia), presentato all’11ma edizione del Luxembourg City Film Festival, il regista ha co-diretto documentari come Black Harvest [+leggi anche:
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nel 2014 con Sean Clark e High/Low nel 2011, con Sam Blair.

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Cineuropa: Potrebbe parlarci del rapporto che ha sviluppato con le Svalbard, questo territorio insulare artico così atipico? Come ha fatto a scoprire questo posto "ai confini del mondo" che sembra davvero averla affascinata...
Jean-Louis Schuller
: L’ho scoperto mentre studiavo un progetto sull'Antropocene. Sebbene sia una località molto remota, il gran numero di hotel, agenzie di viaggi d’avventura e di navi da crociera la rendono una moderna destinazione del mondo globalizzato. Tutto questo, unito ai suoi paesaggi epici e onirici, mi ha fatto capire che sarebbe stato il luogo ideale per un lungometraggio. Inoltre, le persone attratte dalle Svalbard sono spesso personaggi che si sono un po' persi, come Luc, e che ricominciano dalla fine del mondo. Ho cercato di inserire alcuni di questi personaggi nel film perché interpretassero sé stessi, come il costruttore russo, Aleksei. I turisti che vedete nel film li abbiamo presi dalla strada il giorno delle riprese.

Ha girato prevalentemente in loco: ci racconti di questa esperienza e della collaborazione con la crew e con la popolazione locale.
La crew in loco era composta da una manciata di persone, Jérémie Dubois (lo sceneggiatore), gli attori e io. Lavorare con un piccolo gruppo mi ha dato la possibilità di girare più a lungo e di sperimentare, consentendomi di capire quello che volevo esprimere. Molte idee e sequenze del film sono nate in loco, ispirate dagli incontri fatti e dalle nostre sensazioni: spesso le abbiamo messe a punto improvvisando con gli attori. Tutti i ruoli minori sono stati interpretati dagli abitanti locali che abbiamo conosciuto o che abbiamo preso dalla strada il giorno delle riprese, conferendo al tutto un po’ di autenticità.

Cosa cerca il personaggio principale, Luc? Da cosa sta scappando?
Luc sta scappando dai suoi doveri di padre e dalla pressione per le aspettative del suo mondo. Si sente schiacciato sotto tutto questo peso e si regala del tempo al di fuori, su un’isola remota, nella speranza di ritrovare sé stesso. C’è anche un po’ l’idea di cercare pace nella natura incontaminata, che a mio parere è la condizione più naturale dell’essere umano. Quando tutto crolla, una parte di noi vuole ritirarsi nella natura selvaggia e recuperare il proprio istinto primordiale per ricentrare il proprio orologio interiore. Non c'è altro posto dove sfuggire al nostro mondo globalizzato tecnologicamente saturo. Tutto questo sembra avere una particolare risonanza ora, con la pandemia globale.

Che dire invece di Ingrid, il personaggio femminile? Cosa si aspetta?
Nell’inverno artico lungo e desolato e con meno di duemila persone sull'isola, vede in Luc l'opportunità di avere nuova compagnia. E anche se capisce perfettamente chi è Luc fin dal loro primissimo incontro, decide di stare al gioco con questa storia d'amore. Ovviamente ha bisogno di colmare un vuoto, di soddisfare il suo bisogno di una relazione profonda in quell'arcipelago disabitato. Agendo come una sorta di "musa", trova piacere nel guidare Luc nel suo percorso alla ricerca di sé stesso. È forte e sicura di sé, al contrario di Luc.

Ci può dire qualcosa su Luc Schiltz, attore lussemburghese attualmente impegnato in molti progetti (è protagonista della serie Capitani, e della docufiction Anno Zero- Come è scomparso il Lussemburgo [+leggi anche:
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). Cosa le piace di lui?
La sua espressione vulnerabile e il linguaggio del corpo. Abbiamo la stessa età, in Lussemburgo abbiamo seguito un percorso formativo simile, quindi ci intendiamo bene. Su un progetto come questo, lavorando in team a stretto contatto, condividendo un appartamento per un lungo periodo di tempo, avere un buon rapporto è stato fondamentale. Luc ha anche esperienza con l'improvvisazione, che si è rivelata molto utile in questo progetto perché il primo giorno di riprese non avevamo una sceneggiatura.

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(Tradotto dal francese da Virginia Leo)

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