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BERLINALE 2021 Panorama

Anne Zohra Berrached • Regista di Copilot

"Per me, è un film sull'amore"

di 

- BERLINALE 2021: Abbiamo parlato con la regista tedesca del suo film, che racconta la storia di uno dei terroristi coinvolti nell'11 settembre

Anne Zohra Berrached  • Regista di Copilot
(© Ben Wieg)

Nel suo dramma, Copilot [+leggi anche:
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intervista: Anne Zohra Berrached
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, la regista tedesca Anne Zohra Berrached si concentra sulla prospettiva di una giovane donna disperatamente innamorata di un uomo, che sempre di più si distacca da lei. Il dramma, che ricrea il possibile retroscena della storia di uno dei piloti allenati per eseguire l’attacco terroristico dell’undici settembre, ha avuto la sua prima nella sezione Panorama del Berlinale di quest'anno. Abbiamo parlato con la regista, la quale ci ha detto le motivazioni che l’hanno spinta a lavorare su questa storia e il modo in cui lavora con gli attori.

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Cineuropa: Perché era importante per te raccontare questa storia?
Anne Zohra Berrached:
Trovai un articolo sulla moglie di un terrorista e lessi delle cose a riguardo. Questa donna che s’innamora di un uomo, per poi eventualmente non riconoscerlo più, mi ha affascinato. Volevo fare un film che trattasse di una donna che si trova in un conflitto d’amore. Tutti i miei film trattano di donne coinvolte in grandi conflitti e che cercando di uscirne. Per me, è un film sull'amore, con la protagonista principale che deve affrontare qualcosa che non vuole ammettere.

Come hai gestito la ricerca per il film?
Ho fatto tante ricerche sulle compagne di assassini di ogni tipo. Ciò che mi ha interessato di più è che la maggior parte di loro dicono di non essersi rese conto del pericolo. Oppure non volevano riconoscere i cambiamenti in queste persone, per preservare le loro relazioni. La mia protagonista principale stessa vuole continuare la sua relazione.

Come hai trovato i due personaggi principali?
Era importante per me lavorare ancora con non professionisti, o attori con poca esperienza. È un film che tratta di una grande tematica che tutti conosciamo, non ha bisogno di attori per venderlo.

Abbiamo fatto una grande sessione di casting e abbiamo subito trovato Canan Kir per il ruolo di Aslin. Lei ha un po’ di esperienza come attrice. Roger Azar come suo compagno è stato più difficile. Doveva essere un libanese proveniente da una famiglia agiata che non era ancora troppo familiare con le usanze tedesche. Quindi abbiamo cercato direttamente in Libano. Ha poi imparato il tedesco in Germania. Doveva essere in grado di improvvisare e quindi doveva conoscere la lingua.

Come risponderesti al commento di uno che potrebbe vedere una certa banalizzazione della storia nel tuo film?
Non la chiamerei una banalizzazione. Ma il fatto è che troviamo Saeed molto simpatico, anche se è una brutta persona. Lo apprezziamo perché il film è raccontato dalla prospettiva della protagonista principale. Lo vediamo come lei lo vede. Il film non tratta mai di lui. È sempre una rappresentazione di lui vista dal lato di lei, e doveva essere una rappresentazione positiva. Volevo mettere il pubblico nella stessa situazione della protagonista principale, dove ciò che succede ferisce noi quando ferisce lei, è fuori misura e incomprensibile. Lo spettatore dovrebbe sperimentare questo conflitto.

Il senso di colpa è un tema molto importante nel film. Cosa ne pensi, una persona dovrebbe sentirsi in colpa per gli errori di altri?
Non posso rispondere a questa domanda. Chiedilo a te stesso, quante cose ha notato, e cosa, consapevolmente o inconsapevolmente, non ha voluto notare? Ci sono certe situazioni nella vita che sono smisurate e noi da fuori pensiamo di sapere come reagire, ma non è così semplice.

Qual’è stata la concezione estetica del film?
Era molto chiaro che tutto sarebbe stato raccontato dalla prospettiva di lei. È così in tutti i miei film, racconto la storia dal punto di vista della protagonista principale. Per questo non c’è nessun momento, nessuna scena, senza di lei. La protagonista principale ti accompagna durante il percorso, lo spettatore dovrebbe sperimentare tutto con lei. Per questo scelgo la camera a mano, che ti permette di danzare insieme agli attori come se fossi insieme a loro. Il cameraman doveva essere in grado di muoversi spontaneamente. La camera ha una funzione documentaristica, non è mai controcorrente, vediamo solo ciò che la protagonista vede.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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