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DUBLINO 2021

Cathal Nally • Regista di Be Good or Be Gone

"Quando ho visto la grande chimica tra i miei attori principali, mi sono convinto"

di 

- Abbiamo parlato con il regista di questa commedia indie irlandese sulle sventure di due cugini delinquenti da quattro soldi, che parteciperà al Dublin International Film Festival di quest'anno

Cathal Nally • Regista di Be Good or Be Gone
Il regista Cathal Nally (a sinistra) sul set di Be Good or Be Gone

Cineuropa ha intervistato Cathal Nally, regista della commedia indipendente irlandese Be Good or Be Gone [+leggi anche:
recensione
intervista: Cathal Nally
scheda film
]
. La storia al centro del suo lungometraggio di debutto, scritta da Les Martin (qui anche produttore e attore principale) e Paul Murphy, si svolge a Dublino nel corso di quattro giorni, e segue le sventure di due cugini delinquenti da quattro soldi, Ste (Martin) e Weed (Declan Mills), che vengono temporaneamente rilasciati dal carcere. Abbiamo parlato della produzione del film in vista della sua partecipazione al Virgin Media Dublin International Film Festival di quest’anno.

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Cineuropa: Com’è nata l’idea di Be Good or Be Gone?
Cathal Nally: L’idea è nata quando Les Martin ha incontrato Paul Murphy. Da attore Les stava pensando di creare una sua opera, invece di fare provini e cose simili. Paul scriveva brevi sceneggiature: Les ha dato loro un’occhiata e ci ha visto dentro qualcosa. Così hanno fatto squadra e hanno iniziato a scrivere una sceneggiatura che è poi diventata Be Good or Be Gone. Penso che una storia semplice e di redenzione ambientata a Dublino con personaggi della classe operaia fosse una cosa che erano entrambi interessati a raccontare.

Come è finito a lavorare con Les Martin, che qui recita una delle parti principali e fa anche da produttore?
All’inizio mi è stato chiesto di dirigere il film. Les si era scritturato molto prima che fossi coinvolto e si era rivolto a diverse società di produzione durante la fase di pre-produzione, ma non stava concludendo niente con loro. C’erano stati molti rifacimenti della sceneggiatura negli anni, e il progetto era bloccato in pre-produzione. Non avevo mai lavorato con Les prima, e non avevo idea di come fosse come attore. Sapevo che la sceneggiatura aveva molto potenziale, ma avevo necessità di metterlo alla prova prima di accettare il lavoro. Così ho fatto, e una volta fatto, ho saputo che era qualcuno con cui volevo lavorare.

Weed è forse il personaggio più interessante – e il più strano – dell’intera storia. Come ha scritturato Declan Mills per la parte?
Les ha scritturato Declan prima che io fossi coinvolto; in realtà è stato proprio Declan a inviarmi la sceneggiatura. Conoscevo Declan da anni e l’avevo visto in alcune produzioni teatrali, ma non mi era mai successo di lavorare con lui. Leggendo del personaggio di Weed, ho subito visto Declan in quel ruolo. Non avevo nessun timore a riguardo. La mia unica preoccupazione era se ci sarebbe stata chimica tra Les e Declan. Perciò ho fatto provare loro tre scene di fronte alla telecamera. Insieme erano perfetti, c’era davvero chimica. È stato immediato. Quando l’ho visto, mi sono convinto.

Che tipo di visione artistica condivideva con il suo direttore della fotografia, Stephen C. Walsh, e il suo compositore, Joseph Conlan?
Ho lavorato esclusivamente con Joe Conlan a partire dal 2010. Abbiamo un bellissimo rapporto di lavoro, e mi fido completamente di lui. So quanto è in grado di contribuire a un progetto, dal momento che ha un’ampia ricchezza di conoscenza a ed esperienza – circa 40 anni di composizione per la TV e il cinema negli Stati Uniti. Sa cosa mi piace e cosa non mi piace. È molto facile lavorare con lui e in più, a livello personale, a quest’uomo voglio bene.

Stephen aveva girato un po’ di lungometraggi prima di Be Good or Be Gone. Quindi lui aveva un po’ di esperienza, ma per me era il mio primo lungometraggio. Avevamo un budget ridotto e molto da fare in un breve periodo di tempo. Così ho optato esclusivamente per set-up facili da montare e che ci avrebbero permesso di procedere in fretta. Siccome il budget era così basso, mi preoccupava soprattutto ottenere il suono giusto. Buona parte del film si svolge all’esterno, e giravamo in ambienti dinamici, in mezzo alle persone. Ottenere il suono giusto era quindi molto importante. Simon Murphy era il nostro recordista, e non procedevo al set-up successivo finché lui non era soddisfatto. Alla fine abbiamo dovuto doppiare solo due battute di dialogo in post-produzione, tutto il resto era stato registrato perfettamente.

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(Tradotto dall'inglese da Milena Tavano)

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