email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Italia / Svizzera / Austria

Emanuele Nespeca • Produttore di Glassboy

“Magia è la parola chiave per i ragazzi, che sono gli spettatorI del futuro”

di 

- Abbiamo parlato con il produttore del young movie premiato al Tallinn Black Nights FF e in uscita sulle piattaforme VOD italiane

Emanuele Nespeca  • Produttore di Glassboy

Dopo essersi aggiudicato il premio ECFA come Miglior Film Europeo per Ragazzi al Tallinn Black Nights Film Festival e la partecipazione alla winter edition del 50mo Giffoni FF, Glassboy [+leggi anche:
intervista: Emanuele Nespeca
scheda film
]
uscirà in Italia il 1° febbraio sulle principali piattaforme on demand (Sky Primafila, Google Play, Infinity, Apple tv, Chili, Rakuten Tv, The Film Club e Io resto in Sala). Lo young movie diretto da Samuele Rossi è liberamente ispirato al romanzo Premio Andersen “Il Bambino di Vetro” di Fabrizio Silei. Abbiamo intervistato il produttore Emanuele Nespeca.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Cineuropa: E’ il suo primo film dedicato ai ragazzi.
Emanuele Nespeca:
Era un’idea che avevo dagli inizi della mia carriera. Ho sempre fatto film d’autore d’impegno sociale, lontani da qualcosa che possa essere visto da un ragazzino. Oggi i partner finanziari, privati e pubblici, mi chiedono di cambiare la linea editoriale perché i miei progetti erano per un pubblico troppo ristretto. Glassboy ha un target 8-12 anni. Con questo film, nei limiti produttivi e drammaturgici che può avere, spero di aver fatto un’opera più comunicativa possibile, che chiunque può vedere per puro svago e con alcuni momenti di riflessione. Glassboy ha già registrato interesse da parte della Germania, con cui stiamo per chiudere, di Taiwan e Francia. L’EFM di Berlino sarà il prossimo mercato nel quale presentiamo il film.

Come è nata la collaborazione con Austria e Svizzera per Glassboy?
Il progetto nasce da una mia idea, sviluppata poi in un incontro con Ebba Sinzinger dell’austriaca WildArt Film e uno con Dries Phlypo della belga A Private View.  Anche Ebba Sinzinger sta pensando di spostarsi su questo settore, mentre in Belgio sappiamo che c’è una tradizione di quel cinema. Dries è un campione, adoro le cose che ha fatto, soprattutto assieme alla olandese Lemming. Abbiamo ottenuto per primo il finanziamento di Creative Europe, la scintilla che ha fatto proseguire il progetto sui giusti binari. Siamo stati selezionati al Cinekid Junior Co-Production Market ed abbiamo capito che il progetto poteva avere un appeal internazionale. Avevo difficoltà con i partner italiani e la Peacock Film, con cui avevamo già realizzato altri film, è arrivata in soccorso. Ha presentato con successo il progetto ai finanziatori svizzeri, che hanno trovato in Glassboy quelle caratteristiche italiane, quel sapore che piace all’estero e che in Italia non apprezziamo perché lo consideriamo stereotipo. Capisco quale sia il difetto degli stereotipi ma vedo dall’altra parte la loro forza. E’ il punto di partenza del film, perché le favole partono dagli stereotipi, i bambini hanno bisogno di appoggiarsi agli stereotipi: il cattivo è il cattivo e il buono è il buono. Dopo la Svizzera abbiamo ottenuto il sostegno di Eurimages e da lì sono entrati tutti gli altri partner, inclusi quelli italiani.

L’impianto produttivo rispecchia le location?
Si, con l’eccezione della Svizzera. Abbiamo girato in cinque differenti regioni, se contiamo la Carinzia, nei pressi di Klagenfurt. Ci sono la Liguria, la Toscana, Lazio e Calabria. La scelta di così tante risorse e così eterogenee può apparire bizzarra, ma da un punto di vista della confezione non si percepisce ma anzi arricchisce il paesaggio perché non si riconosce nessun luogo in particolare.

Il ruolo delle regioni si fa sempre più rilevante per i produttori indipendenti?
Le regioni sono fondamentali e strategiche nel produrre progetti che non siano omologati. Il compito delle Film Commission e dei fondi regionali deve essere questo, la tutela del patrimonio culturale locale, facendo nascere progetti che sappiano raccontare e valorizzare il territorio. Il settore dell’audiovisivo è il primo ad avere un impatto sull’identità di un Paese.

A che punto è il mercato italiano di questo genere rispetto a quello europeo?
In Italia l’infanzia è vista come pubblico televisivo, non si sviluppano prodotti con potenzialità di uscita in sala, come succede invece per francesi, belgi, Paesi scandinavi. E’ una mancanza di lucidità perché se il bambino lo porti a cinema dall’età di cinque anni, diventerà lo spettatore del futuro e avrà nel suo DNA il desiderio di tornare in sala. In ritardo, ora si comincia a parlarne anche a livello statale, nella nuova legge cinema c’è una parte importante dedicata a scuole e formazione all’audiovisivo.

Ma quali sono gli elementi che fanno di un film per ragazzi un prodotto vincente?
L’amicizia, l’avventura, la scoperta, un po’ di thriller e fantascienza. La magia è la parola chiave, che può essere anche in chiave sociale, ma con elementi d’incanto, perché fino ad una certa età non c’è ancora quella percezione della realtà come oggettività immutabile. Attraverso questi ingredienti si posso veicolare messaggi: in Glassboy c’è la diversità, il sentirsi soli, non essere accettati dal gruppo, gli ostacoli familiari. Comunque ci sono altre idee in sviluppo, andremo avanti in direzioni nuove.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy