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ICEDOCS 2020

Małgorzata Goliszewska e Katarzyna Mateja • Registe di Lessons of Love

"Questa storia è abbastanza universale da fare la differenza nella vita delle persone"

di 

- Cineuropa ha parlato con Małgorzata Goliszewska e Katarzyna Mateja, registe di Lessons of Love, del potere del cambiamento

Małgorzata Goliszewska e Katarzyna Mateja  • Registe di Lessons of Love
Le registe Małgorzata Goliszewska e Katarzyna Mateja con la loro protagonista, Jola (al centro), alla prima mondiale del film all'IDFA

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, proiettato all’IceDocs, le registe polacche Małgorzata Goliszewska e Katarzyna Mateja mostrano una donna pronta per una rivoluzione personale all’età di 69 anni. Jola, la protagonista, è arrivata al punto in cui, proprio come Jane Fonda, pensando al suo passato vede un futuro e prevede che sarà buono.

Cineuropa: Avete conosciuto Jola in una sala da ballo per anziani. Ma perché avete scelto di mettere lei davanti alla telecamera, visto che tutti i cambiamenti avvengono mentre girate il film?
Małgorzata Goliszewska:
È così che si inizia a fare un documentario d’osservazione: sappiamo perché vogliamo seguire qualcuno, ma non sappiamo cosa ne uscirà. Jola ha confessato che il primo intervento di oncologia a cui si sottopose poco dopo la morte di sua madre è stata una rivelazione. Si è resa conto che suo marito non si interessava per niente a lei, che la sua salute non le importava. Jola disse che in altre circostanze probabilmente non avrebbe accettato di recitare nel film, ma in quel momento aveva bisogno di un cambiamento e di fare qualcosa per sé stessa. Il nostro film l’ha aiutata, le ha dato la spinta di cui aveva bisogno.

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Katarzyna Mateja: Convincere Jola non è stato un problema, ma con il tempo si è aperta molto di più ai cambiamenti e a noi. Abbiamo attraversato varie situazioni e alla fine ci siamo avvicinate molto: insieme potevamo sopportare meglio le condizioni sempre più difficili. La sua vita e il nostro film si sono intrecciati: noi abbiamo influenzato Jola, e lei ha influenzato noi.

Siete state sorprese dalla sua onestà o da quella dei suoi amici? Per la loro generazione, ci sono cose di cui semplicemente non si parla, come la violenza domestica.
K.M.:
Tutti i personaggi di questo film sono stati onesti con noi. Le persone anziane specialmente parlano della violenza con humor, anche se la maggior parte di loro l’ha vissuta in prima persona. Cercavano di “riderci su”. Non era un tabù.

M.G.: Jola ha una relazione fantastica con i suoi amici e non c’è nessuna questione di cui non parlerebbe. Ha reso la sua vita un aneddoto: forse era il suo modo di affrontare la violenza e non c’è da stupirsi visto che ha vissuto esperienze a dir poco grottesche. Ma noi volevamo qualcosa che andasse oltre questi aneddoti: volevamo delle emozioni vere. È stato un processo difficile, ma le lezioni di canto ci hanno aiutato molto.

Ammetto che certe volte, invece di osservare, si vorrebbe intervenire, come quando il marito di Jola la rimprovera brutalmente. Come gestite tali situazioni?
K.M.:
Potevamo sempre fermarci se qualcuno si sentiva ferito. Ovviamente non è facile filmare delle scene simili, ma è meglio concentrarsi sulla realtà di oggi o sui tempi difficili che stiamo vivendo.

M.G.: Se si vuole creare un documentario onesto, non si dovrebbe intervenire. Ma se Jola fosse stata in pericolo avremmo smesso e l’avremmo aiutata. Lei viene al primo posto. Invece abbiamo sentito che la nostra presenza era già una specie di sicurezza. Nel nostro film non abbiamo mai avuto l’intenzione di traumatizzare nessuno mostrando la violenza, avevamo soltanto bisogno di rappresentare com’è stata la sua vita durante 45 anni. Inoltre, chi sono io per intromettermi? È la loro relazione. Io ho soltanto voluto raccontare questa storia.

In una scena Jola ammette che nessuno l’ha abbracciata da bambina, perciò neanche lei ha abbracciato i suoi figli. Ci sono tante di quelle cose che trasmettiamo da una generazione all’altra.
M.G.:
Spero davvero che chiunque abbia subito violenza o sentito la solitudine si possa identificare in questo film e vedere che c’è una via d’uscita. Forse le mie aspettative sono troppo alte, ma io mi identifico decisamente con Jola, anche se non ho subito nessuna violenza fisica in una relazione.

K.M.: È una fonte di ispirazione. Penso che il nostro pubblico e le persone dell’età di Jola riusciranno a vedere che hanno il potere di cambiare le cose. In realtà, questi cambiamenti stanno già accadendo. Crediamo che questa storia sia abbastanza universale da cambiare qualcosa nella vita delle persone.

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(Tradotto dall'inglese)

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