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Germania

Harald Bergmann • Regista di Vorzeit - In Praise of Greece

"Avevo l'urgenza di fare un ritratto positivo della Grecia e dei greci"

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- Abbiamo parlato con il regista tedesco Harald Bergmann in occasione della prima mondiale del suo documentario Vorzeit - In Praise of Greece all'Hellas Filmbox Berlin festival

Harald Bergmann  • Regista di Vorzeit - In Praise of Greece

Harald Bergmann, regista e filosofo tedesco, presenterà la prima parte di una serie, composta in tutto da quattro film, all’Hellas Filmbox Berlin (15-19 gennaio), un festival annuale dedicato ai film dalla e sulla Grecia. Presentare in anteprima mondiale Vorzeit - In Praise of Greece [+leggi anche:
intervista: Harald Bergmann
scheda film
]
in Germania è un evento di importante rilevanza politica, se si considerano le tensioni tra i due paesi. Bergmann, che negli ultimi trent’anni ha visitato il paese molte volte, propone un’immagine positiva dello stile di vita dei greci, allontanandosi dagli stereotipi comuni ma senza evitare, purtroppo, di crearne di nuovi.

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Cineuropa: Cosa l’ha spinta a realizzare questo film?
Harald Bergmann: In primo luogo, volevo realizzare un documentario sulla civiltà minoica, antecedente a quella degli antichi greci, la cui esistenza ci è nota solamente da 100 anni. La scoperta di una civiltà ancor più remota di quella degli antichi greci, su cui attualmente fondiamo il nostro patrimonio culturale, potrebbe in futuro avere delle ripercussioni sulla nostra identità. Ma nel 2015 accadde qualcosa di imprevedibile, che mi impedì di approfondire il tema in questione. Improvvisamente, la Grecia si trasformò nel capro espiatorio del fallimento economico dell’Europa. Tutti i media tedeschi annunciavano la crisi che sembrava aver colpito la Grecia, e lo facevano tutti allo stesso modo. Dapprima iniziarono i politici, seguiti dai media, fino a che l’opinione pubblica iniziò a ritrarre i greci come un popolo di pigri, incapaci di gestire un’economia funzionante e talmente testardi da non voler seguire le indicazioni di leader politici più saggi; pertanto, un popolo disposto a dipendere economicamente da altre nazioni. Rimasi sconvolto dalla reputazione, ormai largamente diffusa, che si attribuiva all’intero paese. Perciò, dal momento che conoscevo la Grecia per esperienza personale, volevo proporre una mia prospettiva. Avevo l’urgenza di fare un ritratto positivo della Grecia e dei greci.

Come si è approcciato ai protagonisti?
Beh, in realtà non mi sembrava giusto arrivare in Grecia con un team di quattro o cinque tedeschi che mentre intervistavano le persone, chiedendo loro di commentare le relazioni politiche tra Germania e Grecia, gli puntavano i riflettori addosso e le circondavano. Ho pensato che ciò potesse essere percepito come un atteggiamento troppo invadente. Ho deciso, perciò, di andare per conto mio, accompagnato solo da una piccola videocamera ma estremamente motivato a intervistare persone ovunque mi trovassi, su un autobus o al mercato. Così, ho avuto modo di incontrare personalità molto interessanti: un ristoratore la cui madre, seppur anziana, lavora ancora come cuoca, un tassista, un donna tedesca immigrata in Grecia e molti greci che vivono all’estero, ma che sono orgogliosi della loro nazionalità. A parer mio era molto importante parlare con persone che non fossero molto informate al riguardo; volevo osservare le loro reazioni, alle accuse che i tedeschi gli avevano rivolto.

Qual è stata la reazione alla sua nazionalità e al suo progetto, da parte dei greci che ha intervistato?
La cosa che mi provoca più dispiacere è proprio che la maggior parte degli intervistati ha avuto un atteggiamento riflessivo. Tra tutti i popoli esistenti, i greci sono coloro che più sono disposti a perdonare gli errori che i tedeschi, in passato, hanno commesso nei loro confronti. Ma è la Germania ora a tradirli nuovamente. Per quanto mi riguarda volevo donargli qualcosa, un segno di riconoscimento per tutte le magnifiche esperienze vissute nel loro paese. Questo film, perciò, rappresenta il mio modo di prendere le distanze dall’atteggiamento dei miei connazionali e vuole essere un elogio a questo meraviglioso paese. Prima di terminare il film, ho organizzato una proiezione di prova in Grecia e il pubblico lo ha approvato. Reputavo molto importante che condividessero il mio punto di vista.

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(Tradotto dall'inglese da Chiara Pucciarelli)

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