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Pål Øie • Regista di Astrup - Catching the Flame

"Utilizzare la corrispondenza di Nikolai Astrup ci ha permesso di essere più vicini a lui"

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- Un biopic esce in Norvegia questa settimana: Astrup - Catching the Flame, quarto lungometraggio del regista norvegese Pål Øie che fa rivivere Nikolai Astrup, pittore della regione dei fiordi

Pål Øie • Regista di Astrup - Catching the Flame

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, suo quarto lungometraggio, il regista norvegese Pål Øie ci invita a seguirlo sulle orme di Nikolai Astrup, artista norvegese le cui opere, dipinti e incisioni su legno sono, secondo l'opinione di molti, degni di interesse quanto quelli del suo contemporaneo Munch. Sullo schermo l’artista ha il volto dell’attore danese Thure Lindhardt, una delle star della serie TV The Bridge. Questo film biografico, la cui prima mondiale si è tenuta il 27 settembre nella regione dei fiordi, a Jølster, da dove proviene Astrup, è prodotto da Einar Loftesnes per la casa di produzione Handmade Films in Norwegian Woods.

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Cineuropa: Ha già dedicato un film a un pittore norvegese.
Pål Øie:
Sì, nel 2013. Era Lars Hertervig - The Frenzy of Light, un documentario per la televisione, co-diretto con Karl Johan Paulsen. È stato con lo stesso Karl Johan che ho scritto la sceneggiatura di Astrup - Catching the Flame. Ho esitato un po’ a farmi coinvolgere in questa impresa perché sono molto legato a Jølster. Lì mi sento a casa e non volevo disturbare questa oasi di pace con il tumulto di un set. Ho finito per farmi convincere. Quattro anni per girare questo film! Abbiamo trascorso molto tempo a consultare gli esperti, a raccogliere documentazione, a discutere l'iconografia. Per non parlare dei mezzi da trovare per finanziare questa grossa produzione: più di duecento comparse, costumi d'epoca, numerosi accessori, condizioni meteorologiche a cui bisognava adattarsi. Fortunatamente, la popolazione locale, molto motivata, ha partecipato con dedizione.

Un processo complicato.
Piuttosto complesso, diciamo. Mettere a punto tutti gli elementi essenziali rispettando le scadenze non è stato sempre facile, ma devo dire che nel complesso siamo stati fortunati. È stata una fortuna anche avere Sjur Aarthun, il direttore della fotografia, con cui ho anche curato il montaggio. Sono venticinque anni che lavoriamo insieme. Ma sono stato io ad avere il piacere di girare le sequenze in formato Super 8.

Alcune scene sono molto intense.
Abbiamo scelto di dare vita ad Astrup e al suo entourage attraverso i dialoghi e la recitazione degli attori, usando aneddoti raccolti da testimoni affidabili, ma anche attraverso la sua corrispondenza e le note e i commenti che ha scritto. Le citazioni sono esatte, non abbiamo cambiato nulla. Esistono fotografie di Astrup, ma non è mai stato filmato e la sua voce non è mai stata registrata. Quindi usare le sue lettere nel film ci ha permesso di essere più vicini a lui, di condividere la sua intimità e di provare a condividerla. Gli piaceva scrivere e scriveva molto bene. Nelle sue lettere i suoi vari stati d'animo si esprimono liberamente: rabbia, gioia, frustrazioni, umorismo... Scopriamo i suoi gusti e le sue avversioni: apprendiamo, ad esempio, che ammirava il pittore inglese Constable, il simbolista svizzero Böcklin, Kandinsky di cui elogiava la pittura musicale, ma non gli piaceva Munch. A volte Astrup è invidioso, geloso, persino cattivo, ma è schietto, diretto. Ha il coraggio delle sue opinioni. Sono impressionato da ciò che è riuscito a fare in un tempo relativamente breve, nonostante la malattia. Ammiro l'uomo tanto quanto l'artista.

A chi scriveva Astrup?
Soprattutto ai suoi amici più cari, il pittore Bernt Tunold e ad Anton Fond, l'insegnante del villaggio, interpretato da Dennis Storhøi, che gli rimarrà fedele fino alla fine. Ha anche scritto molto a sua moglie Engel, interpretata da Henriette Marø. Nessuna lettera scambiata con suo padre, tuttavia, mentre invece i rapporti con sua madre erano piuttosto buoni.

Alcune sequenze inquietanti ci ricordano che lei è con Dark Woods, Hidden [+leggi anche:
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uno degli specialisti norvegesi di film horror.
Volevo dare forma ai sogni febbrili di Astrup, alle aree oscure del suo universo. Volevo anche rendere conto di un'intera mitologia, riti, credenze, superstizioni, che era, ed è ancora per certi aspetti, profondamente radicata nell'anima degli abitanti di questa regione, che è parte integrante della loro vita quotidiana. Un universo misterioso e familiare che troviamo, ad esempio, in Kittelsen, il disegnatore dei famosi troll.

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(Tradotto dal francese)

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