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VENEZIA 2019 Orizzonti

Antoine de Bary • Regista di Mes jours de gloire

"Se non vai d'accordo con Adrian, lasci la sala dopo mezz'ora"

di 

- VENEZIA 2019: Cineuropa ha incontrato il regista francese Antoine de Bary per parlare del suo film d'esordio, Mes jours de gloire, presentato in Orizzonti e con protagonista Vincent Lacoste

Antoine de Bary  • Regista di Mes jours de gloire

Dopo aver lasciato il liceo, Antoine de Bary ha lavorato nel campo della pubblicità, oltre a dedicarsi alla realizzazione di video musicali e cortometraggi. Il suo primo corto, L'Enfance d'un chef, gli è valso nel 2016 il Premio Canal+ alla 55ma Semaine de la Critique del Festival di Cannes. Ha recentemente scritto e diretto il lungometraggio Mes jours de gloire [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Antoine de Bary
scheda film
]
, in proiezione alla Mostra del cinema di Venezia nella sezione Orizzonti.

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Cineuropa: Il suo è un film biografico e racconta la storia di un ex attore bambino. Da dove nasce quest’idea?
Antoine de Bary: Ho iniziato a lavorare a questo personaggio tre anni fa assieme a Vincent Lacoste, quando girammo un cortometraggio del quale Vincent interpretava il protagonista. Il suo personaggio in quel film – un attore che interpreta Charles de Gaulle – presenta, infatti, molte affinità con questa nuova figura. Quel personaggio mi ha ispirato poiché, quando si gira il proprio film di debutto, si attinge dalle proprie esperienze di vita, dalle esperienze degli amici e da tutto ciò che si è osservato ed assorbito nel corso della propria vita, per poi concentrare tutto questo nella caratterizzazione di un unico personaggio. Per questo Mes jours de gloire può essere considerato un film che si sviluppa attorno al protagonista. Credo che se non vai d’accordo con Adrian, lasci la sala dopo mezz’ora.

Ritiene che troppi uomini oggi siano affetti dalla “sindrome di Peter Pan”?
Penso che tutti gli uomini siano bambini e che rimangano legati alla loro infanzia molto più a lungo rispetto alle donne. Io sono stato educato soprattutto da mia madre: si è sempre occupata di tutto e per questo sono sempre stato affascinato dalla forza delle donne. Non sono cresciuto con lo stereotipo della donna isterica e debole, anzi: sono convinto che le donne si siano sempre occupate di tutto e che si carichino di molte responsabilità per proteggere gli uomini.

Perché ha scelto di girare una commedia?
Per questo film mi sono ispirato principalmente alla commedie italiane degli anni ’60, poiché in questo genere i toni della commedia vengono perfettamente calati in una vicenda drammatica. A mio parere, infatti, l’umorismo rende un film più godibile: personalmente mi riesce più facile guardare un film che mi faccia ridere un po’, perché mi dà l’idea di essere più “generoso”.

Si tratta di un film sulla virilità?
Sicuramente mette in discussione il concetto di “essere uomo” al giorno d’oggi. Siamo tutti cresciuti con l’immagine del maschio forte e potente, che deve risolvere i propri problemi in modo fisico, combattendo – ma questo non è il concetto di “essere uomo” che intendo io.

Perché ha scelto Christophe Lambert per interpretare il padre di Adrian?
Sono cresciuto con il mito di Christophe, l’attore francese che è diventato una star in America interpretando Tarzan. Ha sempre avuto quell’aria da duro e quando finimmo di scrivere la sceneggiatura, vidi una sua intervista: era invecchiato, aveva i capelli bianchi e la fragilità della sua voce mi fece pensare “wow, è diventato Highlander!”. È così piacevole e toccante, e gli conferisce quell’umanità che gli ho chiesto per questo film.

Inoltre, richiama fortemente il personaggio di Adrian. Oggi la popolarità di Lambert è diminuita rispetto al passato – probabilmente i più giovani nemmeno lo conoscono, ma per la generazione dei miei genitori è stato il più grande attore al mondo. Anche in questo è molto simile ad Adrian, una volta famoso e ora libero di andarsene a passeggio indisturbato.

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(Tradotto dall'inglese da Gaia De Antoni)

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