email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

VENEZIA 2019 Concorso

Mario Martone • Regista de Il Sindaco del Rione Sanità

"Ho riportato il teatro di De Filippo ad oggi, senza artifici retorici"

di 

- VENEZIA 2019: In gara per il Leone d'oro a Venezia, Il Sindaco del Rione Sanità è la rilettura di un grande classico di Eduardo De Filippo. Abbiamo incontrato il regista, Mario Martone

Mario Martone  • Regista de Il Sindaco del Rione Sanità
(© Mario Spada)

In gara per il Leone d'oro alla 76ma Mostra di Venezia, Il Sindaco del Rione Sanità [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Mario Martone
scheda film
]
è la rilettura di un grande classico di Eduardo De Filippo. Abbiamo incontrato il regista, Mario Martone, per parlare del film.

Cineuropa: È la prima volta che lei si misura con il grande Edoardo De Filippo.
Mario Martone: Il progetto nasce con Francesco Di Leva, che come attore sentiva l'urgenza di interpretare il protagonista Antonio Barracano anche se non ha nemmeno quarant'anni mentre il personaggio portato in scena da Eduardo era molto più anziano. Francesco ha ottenuto l'autorizzazione di Luca De Filippo e abbiamo portato il testo a teatro in un avamposto culturale, una palestra occupata di cento posti a San Giovanni a Teduccio, nella periferia di Napoli. Per me è stata dunque l'occasione per affrontare Eduardo, di cui tutti noi conosciamo i testi ma anche i macrotesti: grazie alla riduzione televisiva tutti abbiamo nelle orecchie il  fraseggio della sua recitazione, le sue pause. Abbiamo cominciato a lavorarci, ci siamo chiesti come riproporlo oggi, Era un'occasione unica per ribaltare i rapporti di età del protagonista nel contesto della Napoli di oggi".

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

E come si è arrivati al film?
Sentivo fin da subito di voler fare anche un film da quel testo. In autunno si è presentata questa possibilità con Indigo e Rai Cinema e ci siamo buttati nella nuova avventura. In quattro settimane l'abbiano realizzato.

Il finale del film è diverso da quello dell'opera di Eduardo De Filippo.
Lo era già nella nostra rappresentazione teatrale.  Ho riportato Eduardo alla comunicazione di oggi spogliandolo di ogni artificio retorico, strappando quel velo che Eduardo aveva adoperato per far raggiungere Il sindaco  al grande pubblico con un lungo finale filosofico-morale. Rimaneva la scelta di Barracano, questo gesto di grande responsabilità. De Filippo negli ultimi tempi aveva grande attenzione per la realtà sociale, portava i suoi lavori nei carceri di Poggioreale e Nisida, ma non vedeva nel futuro un mondo migliore, una Napoli pacifica.

Come avete lavorato sull'ambiguità del personaggio di Barracano?
E' la creatura di un grande autore, come succede per Dostoevskij e Shakespeare, il bene e il male si confondono e l'ambiguità risponde ad una dinamica sociale viva e forte, in cui si vuole esercitare un potere secondo una propria visione del mondo. E le due città di cui sempre si parla a Napoli, quella legalitaria e quella criminale, si scontrano in una partita sorprendente.

E' difficile portare il teatro nel cinema?
Il passaggio funziona solo se il teatro lo rispetti, con la sua compattezza drammaturgica, senza volerlo allargare o ampliare. Abbiamo girato in due ambienti soli, due appartamenti, una limitazione ma anche una bella sfida. La messa in scena tutta in interni era interessante anche dal punto di vista cinematografico, si trattava di gestire tutti gli attori in una stanza. Il testo di Eduardo è talmente preciso che non aveva bisogno di essere sceneggiato. Abbiamo discusso se spostare il monologo di Barracano all'inizio, ma ritornare alla struttura di Eduardo era sempre la cosa giusta.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy