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CANNES 2019 Concorso

Arnaud Desplechin • Regista di Roubaix, una luce

"Oltre l'oppressione sociale, ci sono anime"

di 

- CANNES 2019: Il cineasta francese Arnaud Desplechin parla di Roubaix, una luce, svelato in concorso a Cannes

Arnaud Desplechin • Regista di Roubaix, una luce
(© Shanna Besson / Why Not Productions)

Prima incursione di Arnaud Desplechin nel cinema di genere poliziesco su uno sfondo di miseria sociale, con un ottimo Roschdy Zem protagonista, Roubaix, una luce [+leggi anche:
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è stato proiettato in prima mondiale in competizione al 72° Festival di Cannes.

Cineuropa: Il contesto sociale svantaggiato di Roubaix ha motivato la sua decisione di realizzare questo film?
Arnaud Desplechin:
È la mia città natale, sono cresciuto lì e mi sono divertito molto a filmarla in Racconto di Natale [+leggi anche:
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, la cui trama era incentrata su una famiglia borghese. Ma i tempi che stiamo attraversando sono molto più disperati di quello e volevo mostrare un altro lato della città. Pensavo al film Il ladro di Alfred Hitchcock e non volevo usare la mia immaginazione o finzione, ma materiale reale. Sognavo di provarci e vedere se avrei trovato la mia voce facendo qualcosa che non avevo mai fatto. C'era anche una ragione che probabilmente aveva a che fare con la maturità, perché mi sentivo sempre in colpa per essere nato a Roubaix che è una città algerina e per non parlare una parola di arabo, al contrario di mio fratello, per esempio. Penso che in questo senso, non ho vissuto la mia vita e la mia città nel suo insieme. Quindi questo film, per me, è una benedizione, mi libera, e probabilmente prima non avevo la maturità necessaria per avvicinarmi a questi personaggi.

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Adattare un documentario alla finzione è piuttosto raro. Perché questa scelta e come ha lavorato alla sceneggiatura?
È vero che è insolito, tranne che per Il ladro, appunto. Mi sono detto che se aveva funzionato per Hitchcock, avrei potuto farlo anche io. Poi nel documentario cui mi sono ispirato, ci sono molte cose diverse, specialmente il fatto che il commissario Daoud non è in contatto con le due ragazze. Quello che volevo filmare era Roschdy Zem che parlava con questi due personaggi, quindi ho dovuto trattare i fatti reali in quella luce. Come nei film di Melville, ad esempio Notte sulla città con Alain Delon, cosa sappiamo del personaggio principale? Niente, ma possiamo capire la sua anima attraverso ciascuna delle sue parole. Così ho cercato di ritrarre Daoud, senza accumulare troppi dettagli, con solo pochi elementi per disegnare il personaggio e cercare di andare più in profondità senza artifici. Ho cercato di essere piuttosto asciutto su questo punto perché sapevo che avrei avuto grandi attori le cui interpretazioni avrebbero illuminato questo personaggio meglio di quanto avrebbe fatto la sceneggiatura.

Sebbene il film sia ancorato alla realtà, ha un aspetto mistico.
Il personaggio del tenente Louis è cattolico. Non sono sicuro che abbia fede, ma chiede la grazia e non la ottiene. La grazia ce l’ha Daoud, sebbene non sia credente e vediamo nel film che non si sente a suo agio con le questioni legate alla religione. Quindi Daoud ha una sorta di dimensione spirituale, ma è al montaggio che l’ho scoperto, non l’avevo previsto nella scrittura. Daoud ha questa convinzione, che è dentro ognuno di noi, che esiste un'anima. Tutte le vittime e tutti i colpevoli che incontra nel film sono anche vittime della società. Ma spesso nei film sociali, i personaggi sono ridotti all'oppressione sociale, mentre la profonda convinzione di Daoud è che al di là dell'oppressione sociale, ci sono anime. Le due donne nel film hanno commesso qualcosa che non è umano, ma dice loro che hanno un'anima e chiede loro di dargliela perché c'è un tesoro dentro ognuno, anche se abbiamo commesso il peggio. 

Il punto di vista del film è quello della polizia.
Questo mi mette un po’ a disagio perché è un film sul personaggio di Daoud, quindi ero inevitabilmente dalla parte della polizia visto che descrivo un personaggio. Ma vivo in Francia e ho visto con i miei occhi l'incredibile violenza della repressione poliziesca ogni sabato a Parigi per diversi mesi. Il film, però, non affronta questo tema. Inoltre, ci sono solo quattro attori professionisti nel film, tutti gli altri sono non professionisti, compresi molti poliziotti veri che mi hanno raccontato storie della loro vita. Era spesso piuttosto commovente e dovevo assolutamente appropriarmi di questa materia, ma non penso di aver fatto un film unidimensionale e a favore della polizia, perché siamo anche dalla parte delle vittime e dei colpevoli.

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(Tradotto dal francese)

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