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VENEZIA 2018 Fuori concorso

Victor Kossakovsky • Regista

“Mi sono reso conto che l'acqua è un soggetto perfetto per un regista di documentari"

di 

- VENEZIA 2018: Il regista russo Victor Kossakovksy ci parla del suo ultimo documentario, Aquarela, presentato fuori concorso a Venezia

Victor Kossakovsky • Regista
(© La Biennale di Venezia - foto ASAC)

Victor Kossakovsky, regista, sceneggiatore, direttore della fotografia e montatore, è un documentarista innovativo la cui filmografia distintiva abbraccia tanti argomenti diversi, esplorando l’interazione tra realtà e poesia. In molti dei suoi film, come Aquarela [+leggi anche:
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intervista: Victor Kossakovsky
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(presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia), Kossakovsky è intervenuto sia come regista che montatore, direttore della fotografia e sceneggiatore. 

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Cineuropa: Perché ha girato questo film in 96 fotogrammi al secondo?
Victor Kossakovsky:
 Ogni volta che vedevo la pioggia in un film notavo che appariva come fosse fatta di piccole linee bianche, e mi è sempre sembrato improprio. Quando ho deciso di fare Aquarela, quindi, ho deciso di testare la cinepresa e girare a diverse velocità. La migliore era 96 fotogrammi al secondo perché fa sì che la pioggia si veda come gocce d’acque separate, quindi era chiaro che fosse questa la giusta velocità per l’acqua.

Perché ha voluto fare un film che riguardasse l’acqua?
Se sei un regista di film, cerchi un attore e ti auguri di trovarlo con una grande varietà di espressioni che possano ritrarre tante emozioni: che possa essere cattivo in un momento e buono in quello successivo. Per esempio, Meryl Streep può essere tutto. Ho pensato: “Come documentarista, quale sarebbe un buon soggetto che possa mostrare la stessa varietà di emozioni?”. E mi sono reso conto che l’acqua è perfetta: il mare può essere pacifico in un momento e quello dopo ucciderti.

Il film comincia sul lago Baikal in Siberia. Perché ha scelto questa ambientazione?
Nel mezzo del mio film precedente, ¡Vivan las antípodas! [+leggi anche:
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, una ragazzina mi disse che nella sua prossima vita avrebbe voluto tornare ad essere acqua, proprio come il lago Baikal. È molto limpido e, se lo scruti bene, puoi vedere fino a 100 metri in profondità. Così, ci sono andato e ho portato la mia videocamera nell’esatto punto di cui parlava lei. Ho preso il mio treppiede e ho cominciato a filmare l’acqua. L’idea era di filmare la bellezza del ghiaccio, poi ho notato delle persone che stavano cercando delle macchine e, improvvisamente, il film ha preso un’altra piega, quasi per caso.

Sembra assurdo.Perché pensa che la gente guidi sul ghiaccio?
Credono di conoscere il ghiaccio e che non gli accadrà nulla. Purtroppo l’acqua può essere molto imprevedibile e a volte il ghiaccio si scioglie in diversi punti. Quell’anno in particolare è successo prima del solito.

Allora ha allargato l’ambito geografico del film e hai iniziato a cercare attorno al mondo. Cosa ha guidato queste scelte?
Dopo l’incidente con la macchina ho pensato tra me e me: “Dopo che succede?”. La parte successiva doveva riguardare il ghiaccio, cosa che ci ha fatto andare in Groenlandia. Lì abbiamo osservato un iceberg e ci siamo detti: “Se mettiamo una videocamera sotto un’isola, essa fluttuerà verso l’oceano”. Così siamo andati nell'oceano. L'oceano scorre verso la terra, quindi siamo tornati alla terra.

Ad accompagnare gli incredibili elementi visivi c’è la colonna sonora heavy metal del compositore e violoncellista finlandese Eicca Toppinen e la sua cosiddetta band “cello-metal” Apocaplyptica. Perché ha scelto proprio lui?
Quando metti insieme una produzione hai degli obblighi di spesa. Io dovevo spendere soldi a scopi artistici in Ucraina e nel Regno Unito, dove ho iniziato a cercare compositori. L’elenco iniziale era di duemila persone, che abbiamo ridotto a 272 e di nuovo scremato fino a 5. La musica era fantastica, ma non abbiamo mai sentito che fosse quella giusta. C’era sempre qualcosa che mancava. Poi, per caso, è venuto fuori che gli Apocaplyptica avevano agganci britannici nel loro management, quindi potevamo farne uso. È stata una bellissima soluzione.  

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(Tradotto dall'inglese da Gilda Dina)

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