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VENEZIA 2018 Settimana Internazionale della Critica

Andreas Goldstein • Regista

“Nonostante fossi consapevole dei problemi, continuo a sostenere il socialismo”

di 

- VENEZIA 2018: Con il film Adam & Evelyn , il regista tedesco Andreas Goldstein ci riporta alla caduta del muro di Berlino del 1989 fornendone una rappresentazione laconica

Andreas Goldstein • Regista
(© Settimana Internazionale della Critica di Venezia)

La sera del 9 novembre 1989, lo scrittore Ingo Schulze si addormentó nella sua casa di Altenburg, territorio della Repubblica Democratica Tedesca. Al suo risveglio, il muro non c'era più. Nei suoi scritti si era occupato spesso della vita quotidiana nella Germania Est, sbilanciandosi in maniera minima (se non praticamente nulla) riguardo ai disordini politici del momento. Il romanzo Adam & Evelyn ci accompagna nel racconto della vita di una coppia di due giovani in una tipica cittadina della Germania dell'Est, nella seconda metà del 1989: le vacanze estive, le incomprensioni amorose e la quotidianità. Ora questa storia è sul grande schermo con Adam & Evelyn [+leggi anche:
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del regista Andreas Goldstein, che ben conosce le dinamiche dei fatti avvenuti (o presumibilmente avvenuti). Il film è stato proiettato a Venezia durante la Settimana Internazionale della Critica.

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Cineuropa: Ci sono numerosi film che mostrano com'era la vita nella Germania dell'Est e altrettanti che trattano della caduta del muro. Il suo adattamento del romanzo di Ingo Schulze è molto diverso rispetto all'originale.
Andreas Goldstein:
 Il mio scopo era proprio quello di creare qualcosa di diverso. Molte descrizioni storiche di alcuni film sono estremizzate nel senso che da un lato rappresentano la ricerca della libertà e dall’altro la repressività dello Stato. In realtà, però, le cose sono ovviamente molto più complicate. Il racconto di Schulze vuole porre l’accento sul comportamento laconico dei protagonisti, aspetto per me di fondamentale importanza. Vivono nel loro mondo e raramente gli eventi storici li influenzano.

Come quando assistiamo alla scena in cui Evelyn è sdraiata sul letto e alla radio passano la notizia che stava avvenendo una “migrazione” verso Berlino Ovest. Sicuramente non tutti si trovavano fuori casa quel giorno; molti stavano magari prendendo un caffè, in totale tranquillità…
Esattamente ciò che accadde a me. Quando il muro crollò, ero a casa. Stavo guardando la televisione e secondo me era una circostanza che andava rappresentata. C’è anche da dire che non uscii di casa per i tre giorni successivi.

Il film è molto particolare, quasi senza tempo nella sua semplicità - eppure percepiamo bene quel periodo.
Era importante far risaltare gli aspetti tipici del tempo, tuttavia non volevamo rappresentare gli stereotipi quali i cetrioli della Spreewald e così via; tutte cose che non dicono nulla della Berlino Est. Abbiamo voluto eliminare completamente quelle immagini dal quadro generale.

Come abbiamo detto, negli ultimi due decenni c’è stata un’ondata di film riguardanti quest’era. Come li giudica?
Ribadisco il fatto che i conflitti vengono rappresentati in modo molto riduttivo. Credo che molti tra quei film abbiano lo scopo di difendere il sistema capitalistico, che oggi sta subendo una profonda crisi. Quale miglior capro espiatorio della Berlino Est? Nonostante fossi consapevole dei problemi, continuo a sostenere il socialismo.

Quando il muro di Berlino crollò, la sua vita cambiò?
Non posso dirlo con certezza. Ero uno studente, un tipico adolescente che non era ancora entrato nel meccanismo di guadagnarsi da vivere. Ricordo, però, che nel 1991 l’influenza della Germania socialista era ancora molto forte nella scuola di cinema di Postdam. La struttura era autoritaria.

Adam & Evelyn è il suo film di debutto. Di che cosa si è occupato fino ad ora?
Ho lavorato nella produzione per mantenermi. Dodici anni fa ho prodotto un cortometraggio, che era presente qui a Venezia, ma ora avevo voglia di esprimermi attraverso un film. Inoltre sto girando un documentario su mio padre, che fu un funzionario della Repubblica Democratica Tedesca. È nato sotto l'impero del Kaiser e ha vissuto Weimer, il Nazismo, la RDT e la caduta del muro di Berlino. Non era per niente sorpreso: vide che non funzionava più.

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(Tradotto dall'inglese da Laura Comand)

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