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Clio Barnard • Regista

“L'abuso sessuale è un tema quasi impossibile da affrontare”

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- TORONTO 2017: Abbiamo intervistato la regista inglese Clio Barnard per andare a fondo nella tematica del suo terzo film, Menzione Speciale a Toronto, Dark River

Clio Barnard  • Regista

L'artista e filmmaker inglese Clio Barnard torna a casa, nello Yorkshire, con il suo terzo film, Dark River [+leggi anche:
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, proiettato nella sezione Platform del 42o Toronto International Film Festival e insignito della Menzione Speciale della giuria (leggi la notizia). Abbiamo incontrato la regista per esplorare più da vicino la delicata tematica dell'abuso sessuale, il rapporto con attori professionisti e la sua evoluzione dall'acclamato The Selfish Giant [+leggi anche:
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Cineuropa: Perché ha deciso di affrontare la tematica dell'abuso sessuale? È stato difficile?
Clio Barnard: A mio avviso, con lo scandalo di Jimmy Savile, si è finalmente iniziato a parlare di questa problematica in Inghilterra. Se ne è parlato molto riguardo alle celebrità o alla Chiesa, ma poco riguardo alle famiglie, che statisticamente sono i luoghi in cui si consumano maggiormente le violenze sessuali. È una materia quasi impossibile da affrontare in un film di finzione. Ho dovuto affrontare la difficoltà di capire cosa potesse determinare una cosa del genere all'interno di una famiglia e quali danni psicologici ne potessero conseguire. Inoltre, rappresentare una materia così delicata con uno strumento fatto di immagini, suoni e azione è stata una sfida enorme.

Questo spiega la sua riluttanza ad utilizzare flashback per questo specifico soggetto?
Ce n'erano di più nella sceneggiatura, ma in fase di montaggio, abbiamo deciso che meno ce n'erano più erano d'impatto. Psicoterapisti e scienziati che hanno a che fare con le vittime di queste violenze sostengono che c'è una differenza tra i ricordi che richiamiamo seppur involontariamente e i ricordi intrusivi. Quello che ho cercato di fare io è stato ricreare i ricordi che si ripresentano in maniera disturbante e indesiderata. Non significa che la nostra eroina non ricordi, lei sa tutto, ma quando i ricordi emergono in maniera tanto vivida, lei non può farci niente.

Lei ha effettuato ricerche approfondite in materia; può dirci qualcosa in più?
Ho parlato con Jackie Craissati, una psicologa forense che ha in cura persone che hanno commesso abusi sessuali e mi è stata di incredibile aiuto per capire cosa accade in queste famiglie. Di solito, quando si tratta di un caso padre-figlia la dinamica può essere o aggressiva e di controllo oppure bisognosa e di controllo. Il caso del film è il secondo, perché si tratta di bisogni affettivi. Controllavo continuamente che quello che stavo facendo fosse psicologicamente accurato e parlavo con le attrici per aiutarle a capire. La ricercatrice Martina di Simplicico, poi, mi ha aiutata a comprendere la relazione tra trauma e memoria.

Il paesaggio rurale ha sempre un ruolo importante nei suoi film; c'è una giustapposizione con un paesaggio urbano?
La campagna è diventata zona residenziale e la popolazione locale è stata respinta nella zona urbana. Vicino a dove sono cresciuta io, c'era un contadino la cui famiglia ha lavorato la terra per generazioni. Quando stavo facendo le mie ricerche, sono andata a cercarlo, ma non c'era più. La fattoria era stata venduta e lui era stato costretto a trasferirsi in città senza un lavoro. A mio avviso, c'è uno stretto rapporto tra campagna e città anche se tendiamo sempre a disgiungerle. 

È stato difficile lavorare per la prima volta con attori professionisti? E come sono entrati nei rispettivi ruoli?
Ero piuttosto nervosa perché sono famosi e io non avevo mai lavorato con professionisti fino ad ora, ma è bastato conoscerli ed è andata bene. Devi entrare in intimità con le persone per poterci lavorare bene, quindi è meglio che questi ostacoli cadano il prima possibile. Sean Bean è davvero un attore straordinario e Ruth Wilson è molto seria e coraggiosa quando ha a che fare con aspetti psicologici e fisici. È stata dura e lei ha passato molto tempo con le persone che mi hanno aiutato a scrivere la sceneggiatura nello Yorkshire. Ci si è letteralmente sporcata le mani! 

Che differenze ci sono tra questo film e il precedente? Ha cambiato qualcosa?
Ci sono molte differenze, una di queste è stato il lavorare con attori adulti e professionisti, che è stato molto piacevole. Ho cercato di adattare piuttosto fedelmente il libro, e questo è stato difficile perché non aveva niente a che vedere col lavoro fatto per The Selfish Giant. Quindi mi sono evoluta dal punto di vista della tecnica narrativa, soprattutto con tutti quei flashback. Volevo in qualche modo trasferire fedelmente quest'esperienza, ma nessuna esperienza è mai uguale, è sempre molto personale, molto intima, quindi è molto difficile riuscirci. Spero che il pubblico se ne accorga.

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(Tradotto dall'inglese)

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