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Fred Castadot • Presidente, Associazione degli Sceneggiatori dei mezzi Audiovisivi (ASA)

“Si può parlare di una vera rivoluzione”

di 

- Incontro con Fred Castadot, nuovo presidente dell’Associazione degli Sceneggiatori dei mezzi Audiovisivi belga

Fred Castadot • Presidente, Associazione degli Sceneggiatori dei mezzi Audiovisivi (ASA)

Mentre l’Associazione degli Sceneggiatori dei mezzi Audiovisivi (l'ASA) belga festeggia giusto un quarto di secolo, ecco l'elezione del nuovo Presidente. Si tratta di Fred Castadot, uno degli autori della serie Ennemi Public, successore di Laurent Denis, dopo otto anni.

Era l’occasione giusta per saperne un po’ di più sul senso e l’utilità di questo gruppo francofono costituito da circa 80 membri e lanciato dall’impulso di Luc Jabon e di Jaco Van Dormael, sull’onda dei loro due successi dell’epoca: Il maestro di musica e Toto le héros - Un eroe di fine millennio. Incontro con colui che è anche, tra le altre cose, sceneggiatore di fumetti, professore alla scuola Agnès Varda (in storia del cinema d'arte, video e sceneggiatura) e membro della Commissione di Selezione dei Film.

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Cinergie: Quali sono i criteri che deve rispettare uno sceneggiatore per poter entrare a far parte della vostra Associazione?
Fred Castadot:
Sono... evolutivi! Anzi, li stiamo chiarendo perché per lungo tempo vigeva la vaga regola che bisognasse aver scritto almeno un lungometraggio o tre cortometraggi. Essendo un’associazione professionale, il criterio della remunerazione è sicuramente primordiale. Ma il contesto cambia, e ad esempio, tv e web non sono ancora tenuti in considerazione benché siano importanti per un numero sempre crescente di sceneggiatori. Ma l’essenziale, per noi, è che gli sceneggiatori, e non solo i debuttanti, si responsabilizzino, capendo che far parte di un’associazione è qualcosa di importante. Le nostre attività, regolari, sono relativamente aperte, per la maggior parte gratuite, affinché i nostri messaggi siano trasmessi al meglio. Il nostro obiettivo non è quello di costituire un piccolo circolo di integralisti della sceneggiatura. Ma bensì di interessare tutti a questo aspetto del mestiere e confrontarsi con pareri esterni.

Nel Belgio francofono la professione sembra evolvere in questo momento...
Assolutamente. Questo è sicuramente grazie alle tante serie in fase di sviluppo che, improvvisamente, hanno offerto lavoro a più di 25 sceneggiatori! Si può parlare di una vera rivoluzione. Sono anni che sento dire che quello dello sceneggiatore non è un vero mestiere o che non ci sono i mezzi. Ma abbiamo tenuto duro aspettando che il nostro momento arrivasse. Inconsciamente ho sempre pensato che saremmo arrivati a questo punto, perché la sceneggiatura è tutto tranne che un freno: oserei dire che è la pietra angolare di qualsiasi progetto. 

In che senso?
Sono convinto al 100% che tutto il nostro cinema trarrebbe soltanto beneficio da un’attenzione maggiore alla sceneggiatura. Focalizzandosi unicamente su questo primo step, i progetti sarebbero meglio prodotti e sviluppati.  Se riusciamo a mantenere questa mentalità, sarà tanto di guadagnato perché le nostre serie e i nostri film risponderanno meglio alle aspettative degli spettatori. Sia che si tratti di film intimisti che di film nazionalpopolari del resto. Il successo sia di critica che di pubblico di La Trêve e di Ennemi Public, quest’anno, è legato chiaramente a questa presa di coscienza. 

Ennemi Public, ecco, parliamone: state scrivendo proprio ora la seconda stagione, giusto?
Sì! Abbiamo ripreso il 1° luglio a tracciare le grandi linee del seguito, sempre a cinque (NDLR con Antoine BoursGilles de VoghelMatthieu Frances et Christopher Yates), e se tutto va bene termineremo per fine marzo. È un lungo lavoro che richiede impegno, ma il lavoro di squadra è tanto eccitante quanto arricchente: naturalmente si avanza molto di più che da soli. Procediamo con un sistema abbastanza darwiniano (sorriso) senza farci concessioni: mettiamo il nostro ego da parte per far sopravvivere le idee migliori, per il solo bene della serie. La motivazione è la stessa degli inizi e il nostro margine di progresso ancora ampio. A volte sentiamo che stiamo ancora imparando. All’inizio, non sapevamo davvero che direzione stavamo prendendo, e ancora meno che la serie, così come La Trêve del resto, sarebbe stata diffusa nei cinema, premiata all’estero e venduta in numerosi paesi: quindi abbiamo voglia di fare ancora meglio!

Leggi l’intervista completa in francese su Cinergie.be

In collaborazione con

 

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(Tradotto dal francese)

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